BRUXELLES - L’Europa è pronta a fare il bis del Recovery per contenere gli effetti della guerra in Ucraina sull’energia e per investire in ambiti strategici come la difesa comune. Mentre Bruxelles lancia il suo piano energetico “RePowerEU” con l’obiettivo dichiarato di tagliare di due terzi entro il 2022 le forniture di gas provenienti dalla Russia e la possibilità di avere scorte comuni e di fissare un tetto ai prezzi, le diplomazie nazionali sono al lavoro sull’ipotesi di una nuova emissione congiunta di Eurobond, che sarà sul tavolo dei leader domani durante il Consiglio europeo straordinario di Versailles.
IL COORDINAMENTO
Nell’attesa, Bruxelles - che pure non segue Washington nell’embargo di petrolio e gas di Mosca - accelera sulla volontà di diversificare da subito rispetto alle forniture di metano russo (da cui dipende per il 45% del suo fabbisogno) appena poche ore dopo la minaccia del Cremlino che ha ventilato un possibile taglio dei volumi attraverso Nord Stream 1.
Intanto, l’ipotesi di una nuova solidarietà fiscale nell’Ue ha entusiasmato i mercati finanziari: poco dopo l’anticipazione sugli Eurobond per energia e difesa, lo spread tra il Btp decennale italiano e il Bund tedesco di pari scadenza si è ridotto di 10 punti base, a quota 150, con l’euro che si è rafforzato sul dollaro. Il summit che inizia domani pomeriggio a Versailles doveva essere il momento per ragionare sul futuro del Patto di stabilità e della governance economica Ue, ma le bombe russe hanno accelerato il confronto e, come nelle prime settimane della pandemia, riproposto uno schema di gioco comune. Il nuovo debito Ue, contratto dalla Commissione per conto degli Stati membri, servirebbe per sostenere i settori più esposti ai rincari in bolletta e far fare lo scatto di qualità all’autonomia strategica dell’Unione: un’Europa, insomma, non più dipendente dal gas russo da una parte, ma anche capace di farsi carico in prima persona della propria sicurezza e affrancarsi dalla tutela internazionale degli Usa, dall’altra. Per il momento non si parla di cifre né di dettagli tecnici, e anzi lo stesso esecutivo Ue oppone un muro, pur non negando che sarà nei fatti la Francia padrona di casa (e presidente di turno del Consiglio) a farsi carico della proposta e avviare il confronto anche con i governi più scettici, quelli che all’inizio dell’aggressione militare avevano opposto freddezza all’idea di una fase due del Recovery. Per vincere le resistenze, lo schema di aiuti potrebbe essere composto non da sussidi ma soltanto da prestiti agevolati, sul modello del piano Sure che, all’inizio dell’emergenza sanitaria, istituì una sorta di cassa integrazione Ue a beneficio degli Stati, allora con una dotazione di 100 miliardi di euro. Per la Grecia sarebbe la via da percorrere per alleviare i rincari dell’energia sui conti di famiglie e imprese, mentre i Paesi dell’Est Europa vi vedono la possibilità di mettere in piedi una capacità di difesa Ue dalle minacce esterne.