Rinnovabili, quanto tempo per il via libera? Perché non sono una soluzione (immediata) e gli ostacoli della burocrazia

Rinnovabili, quanto tempo per il via libera? Perché non sono una soluzione (immediata) e gli ostacoli della burocrazia
Rinnovabili, quanto tempo per il via libera? Perché non sono una soluzione (immediata) e gli ostacoli della burocrazia
di Francesco Bisozzi
Martedì 1 Marzo 2022, 08:07 - Ultimo agg. 2 Marzo, 10:06
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Si fa presto a dire rinnovabili. Il caro-energia corre come un'auto sportiva, mentre lo sviluppo delle fonti green avanza al passo di una Cinquecento per colpa della burocrazia. Secondo Confindustria, a livello nazionale l'iter autorizzativo per gli impianti di produzione da fonti rinnovabili, incluso l'allacciamento alla rete elettrica, richiede mediamente 109 mesi. Nove anni. Ecco perché il governo, come annunciato dal premier Mario Draghi, in queste ora lavora a una serie di semplificazioni che avranno lo scopo di favorire e accelerare la diffusione degli impianti per la produzione di energia green. Impianti che oggi coprono meno di un terzo della domanda. È quanto emerge dai dati Terna relativi al mese di gennaio: la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale sottolinea che il fabbisogno di elettricità nel nostro Paese è stato pari il primo mese dell'anno a 27,5 miliardi di kWh e che le fonti rinnovabili hanno coperto il 30% della domanda elettrica. Troppo poco.  Fanno da tappo normative obsolete, sovrintendenze che si oppongono, norme regionali che cambiano da un territorio a un altro.

Gli obiettivi

Per centrare l'obiettivo della transizione energetica il nostro Paese dovrà installare entro il 2030 ben 80 Gw di rinnovabili, sarebbe a dire 8 Gw ogni anno, che non sono affatto pochi se si considera che nel 2021 l'asticella si è fermata a 1 Gw.

Secondo alcuni studi per ottenere l'autorizzazione alla realizzazione di un impianto eolico ci vogliono fino a 5 anni. Più nel dettaglio, l'iter per la messa in funzione degli impianti da fonti energetiche green prevede undici passaggi, tra valutazione di impatto ambientale, autorizzazione unica, licenza di officina elettrica, predisposizione del progetto e contratto di connessione, solo per citarne alcuni. Risultato? Ci sono circa quaranta impianti di energia da fonti rinnovabili che al momento risultano bloccati perché hanno la valutazione di impatto ambientale positiva e quella paesaggistica negativa. Per cercare di dare una scossa, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani punta su una profonda liberalizzazione per autoconsumo e comunità energetiche fino a 200 kilowatt. L'obiettivo è fare in modo che in futuro basti compilare un solo modulo per mettere sui tetti o in giardino un impianto di autoproduzione. Dal 2015 al 2020, evidenzia uno studio congiunto dei think tank sulla transizione ecologica Ember ed Ecco, l'Italia ha installato meno di 2 Gw di eolico e 3 Gw di solare. Due anni fa sole e vento rappresentavano giusto il 16,5% della produzione elettrica italiana. Alla fine del 2020, ha ricordato il Gestore dei servizi energetici, risultavano in esercizio in Italia circa 950.000 impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, di cui 936mila centrali fotovoltaiche, per una potenza complessiva di oltre 56 Gw. Come se ne esce? Il governo ha affidato alle regioni il compito di localizzare le aree per gli impianti da fonti rinnovabili, però adesso non esclude di subentrare agli enti inadempienti per fare prima.

I dettagli

Nel mirino anche le Regioni, come il Lazio, che hanno posto moratorie allo sviluppo delle nuove installazioni da fonti rinnovabili, in attesa di identificare le aree idonee alle installazioni. Il Lazio ad agosto ha previsto la sospensione alle autorizzazioni ai nuovi impianti eolici e solari a terra per otto mesi. Insomma, non c'è più tempo da perdere. Tra i settori più energivori figura il comparto manifatturiero, responsabile di circa il 40% dei consumi elettrici nazionali, seguito dalla metallurgia e dal commercio. Ma se pannelli fotovoltaici e pale eoliche faticano a conquistare lo Stivale è anche per effetto degli eccessi del Nimby (non nel mio cortile) e del Nimto (non durante il mio mandato). Nel 2018, stando all'ultimo rapporto diffuso dal Nimby Forum, il comparto energetico assorbiva da solo il 57% delle contestazioni Nimby e Nimto, con 182 impianti energetici sotto tiro, di cui oltre il 73% da fonti rinnovabili. Parliamo di 133 impianti di energia rinnovabile che nel 2018 hanno registrato una frenata dell'iter autorizzativo per effetto di contestazioni provenienti dalla società civile e dalla politica.

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