Energie rinnovabili, olandesi e danesi pronti a investire nelle Zes del Mezzogiorno

Il modello organizzativo inizia a fare breccia dopo cinque anni di scetticismo

Energie rinnovabili, olandesi e danesi pronti a investire nelle Zes del Mezzogiorno
Energie rinnovabili, olandesi e danesi pronti a investire nelle Zes del Mezzogiorno
di Nando Santonastaso
Domenica 5 Febbraio 2023, 09:00 - Ultimo agg. 20:50
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A muoversi sono state le ambasciate in Italia. Olanda e Danimarca interessate alle opportunità offerte dalle Zes, le zone economiche speciali collegate ai sistemi portuali delle otto regioni del Mezzogiorno. La richiesta di informazioni arrivata all'Agenzia per la Coesione che coordina il lavoro dei Commissari straordinari di governo. Oggetto, possibili investimenti di industrie dei due Paesi nordici sulle fonti energetiche rinnovabili, indiscutibile ricchezza del Sud in termini di solare ed eolico. Qualche mese fa i primi contatti, decisiva l'entrata in funzione dello Sportello unico digitale che azzera di fatto i tempi delle autorizzazioni per chi vuole realizzare nuovi insediamenti industriali nel perimetro delle Zes o allargare quelli già esistenti.

La sburocratizzazione made in Sud tira, com'era prevedibile, anche fuori confine avvicinando almeno potenzialmente l'area più debole d'Europa ai capitali stranieri. Novartis, la multinazionale del farmaco, la prima a cogliere l'occasione utilizzando le opportunità procedurali introdotte per le Zes per realizzare un nuovo investimento a Torre Annunziata.

Ma anche Amazon si è guardata intorno per cercare tutte le possibili economie di scala per l'annunciato (ma finora non ancora localizzato) nuovo centro di smistamento dei suoi prodotti al Sud: la pista della Basilicata, che fino a due anni fa sembrava molto credibile, sembra essersi arenata ma forse non definitivamente. In ballo ci sono 2.200 posti di lavoro, il colosso di Jeff Bezos ci sta ragionando da tempo considerata la strategicità dell'area meridionale. Affidate agli sviluppatori del progetto le trattative, il dialogo ancora aperto. In ogni caso, il segnale dell'interesse verso il sistema Zes sembra ormai decisamente in crescita.

La conferma da Milano dove di Zone economiche speciali e delle loro prospettive si è parlato in una delle sessioni del primo Festival del management organizzato da Sima alla Bocconi. Confermata la forte accelerazione degli ultimi mesi, il rilascio delle autorizzazioni per nuovi investimenti da parte dei commissari di governo non è ormai limitato a poche Zes. «Non avrei mai immaginato che a soli sei mesi dal rilascio della prima Autorizzazione unica in Italia per un'area di 30mila metri quadrati nell'area Asi di Pianodardine in provincia di Avellino l'investitore interessato (la Bacotrans, ndr) avrebbe ultimato i lavori del nuovo sito, già pronto ormai a partire», rivela con una certa emozione Giuseppe Romano, commissario delle Zes della Campania e della Calabria. Il 28 dicembre scorso la conclusione del cantiere, logistica e trasporti voluminosi la missione industriale dell'azienda in attività da circa 60 anni. Ad Acerra invece, sempre tramite Zes, arriva la Sbe, società del gruppo siderurgico emiliano Vescovini che assumerà almeno una parte degli 80 lavoratori rimasti senza attività dopo la chiusura della Meridbulloni di Castellammare di Stabia. E intanto cresce l'attesa per gli acquirenti dello stabilimento ex Whirlpool di via Argine che la multinazionale degli elettrodomestici ha ceduto alla Zes della Campania dopo avere rinunciato a proseguire l'attività. Poter rivolgersi ad un solo interlocutore, il Commissario di governo, apre scenari decisamente importanti per la certezza dei tempi di un investimento: non a caso si discute se i poteri speciali attribuiti a questi manager, di fatto vere e proprie stazioni appaltanti, non possano tornare utili anche per accelerare l'iter di opere pubbliche e cantieri ricadenti nella stessa regione. «Spesso i veri nemici delle Zes sono i funzionari di enti e istituzioni che non si rassegnano alla cessione di responsabilità prevista dalle norme delle Zes», dice Romano con apprezzabile realismo. 

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Di sicuro il modello organizzativo inizia a fare breccia dopo anni di indifferenza o, peggio, di evidente e giustificato scetticismo (sono passati 5 anni dalla legge istitutiva delle Zone speciali). Dice Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle Regioni dell'Associazione, con delega al Mezzogiorno: «Le Zes, i crediti d'imposta e le procedure semplificate per le autorizzazioni, al pari delle altre misura previste per il Sud e confermate dall'attuale governo, dal Bonus Sud alla decontribuzione per le imprese meridionali, non possono più essere considerate come dei favori alla parte più disagiata del Paese: sono una strategia complessiva, una scelta politica su cui Confindustria si è molto spesa, nella consapevolezza che l'Italia non può procedere ancora a doppia velocità. Far crescere il Sud significa far crescere il Paese senza dover ricorrere all'infinito alla politica degli incentivi». 

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