Fisco, tre aliquote e tetto alle detrazioni in rapporto al 730: sconti più alti a chi guadagna di meno

La delega verso il Cdm: per il finanziamento della riduzione del prelievo fissato un plafond

Fisco, tre aliquote e tetto alle detrazioni in rapporto al 730: sconti più alti a chi guadagna di meno
di Andrea Bassi
Martedì 7 Marzo 2023, 00:04 - Ultimo agg. 21 Settembre, 12:57
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Il dado è tratto. Il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, ha annunciato che la prossima settimana arriverà in consiglio dei ministri la riforma fiscale. È di gran lunga il provvedimento più importante che il governo Meloni adotterà quest’anno. L’obiettivo dichiarato è ridurre il peso delle tasse e la pressione del Fisco su cittadini e imprese. Si passerà da quattro a tre aliquote Irpef. Le ipotesi sul tavolo sono due. Una più cara: 23%, 27% e 43%, costo 10 miliardi. Una meno cara: 23%, 33% e 43%, costo 6 miliardi. Ma il punto centrale, come per tutte le riforme fiscali, riguarderà il suo finanziamento. 


LE RISORSE

Dove saranno presi i soldi necessari a rivedere l’Irpef? Il vice ministro Leo ha spiegato che l’intenzione del governo è agire sulle “tax expenditures”.

Si tratta degli sconti fiscali che riducono la base imponibile. Un catalogo sconfinato, che va dalle detrazioni sui mutui, a quelle sulla salute, passando per le spese funerarie, per le polizze assicurative fino ai costi sostenuti per il mantenimento di cani e gatti. «Abbiamo circa 600 tax expenditure che cubano 156 miliardi», ha spiegato Leo. «Là», ha detto, «si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote».  Il punto è che, fino ad oggi, tutti i tentativi di mettere mano agli sconti fiscali sono falliti.

PLAFOND

Dietro ogni detrazione c’è l’interesse particolare di una determinata categoria che osteggia in ogni modo il taglio del suco “sconto”. Allora l’idea che sarebbe maturata al ministero dell’Economia, e che dovrebbe trovare spazio nella delega fiscale, è di invertire in qualche modo questo meccanismo. Non sarà più il governo a scegliere quali detrazioni tagliare, ma toccherà al singolo contribuente fare una scelta. In che modo? Assegnando una sorta di “budget” al contribuente. Un plafond massimo annuale di sconti che sarà calibrato in base al reddito. Per conoscere i dettagli di questo meccanismo, sarà tuttavia necessario attendere i decreti attuativi. La riforma fiscale, infatti, sarà presentata come una “legge delega”, con la quale il governo chiederà al Parlamento un mandato a intervenire. Nella delega, dunque, saranno fissati i principi generali che poi andranno definiti nei decreti attuativi. Uno dei principi cardine sarà comunque che le detrazioni dovranno aiutare maggiormente i redditi medio-bassi. Principio, del resto, già introdotto nell’ordinamento che ha fissato un taglio delle detrazioni del 19 per cento a partire da 120 mila euro fino ad azzerarle a 240 mila euro di reddito. 
Resta da vedere se alcune detrazioni normalmente considerate “intoccabili”, come quella sui mutui o sulle spese sanitarie, entreranno in questo meccanismo o ne saranno escluse.


I PALETTI

La delega, poi, oltre al taglio da quattro a tre delle aliquote, introdurrà anche la “flat tax incrementale”. Sui redditi aggiuntivi dichiarati rispetto all’anno precedente, sarà applicata un’aliquota più bassa (probabilmente il 15 per cento). Profonda sarà poi la revisione della tassazione delle imprese e dei meccanismi dell’accertamento tributario. L’Ires, oggi al 24 per cento, sarà legata alle assunzioni e agli investimenti. Più l’azienda assume e più l’azienda investe, più basso sarà il prelievo sul reddito d’impresa. 


I PASSAGGI


Anche l’accertamento sarà rivisto. Per le imprese di dimensioni minori, come per esempio gli esercizi commerciali, arriverà il «concordato biennale». Il Fisco, in base ai dati in suo possesso, indicherà direttamente al contribuente il reddito di impresa che ha calcolato e la relativa imposta. Se il contribuente accetterà i conteggi dell’Agenzia delle Entrate, per due anni non subirà nessun accertamento. Se fattura di più, l’extra sarà praticamente esentasse. Per le imprese di dimensioni maggiori, invece, sarà allargata la cosiddetta «cooperative compliance», una sorta di negoziazione diretta con il Fisco (possono accedere quelle con più di un miliardo di fatturato). «La norma risale al 2015», ha ricordato di recente Leo, «deve essere sicuramente aggiornata, abbassando le so glie e facendo svolgere al professionista una sorta di ruolo di cinghia di trasmissione, nel momento in cui si fa il cosiddetto tax control framework, la certificazione del cosiddetto rischio fiscale». Allo studio ci sarebbe insomma, una sorta di “visto”, validato dai revisori o dai professionisti che certificano la correttezza di quanto dichiara l’azienda.

RENDITE FINANZIARIE

Un capitolo a parte riguarderà le rendite finanziarie, la cui tassazione oggi è una giungla, sia va dal 26% sugli interessi e sui redditi da capitale, al 12,5% dei titoli di Stato al 21% dei canoni di locazione. Anche qui un riordino sarà messo all’ordine del giorno nella delega fiscale. 
 

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