Iva, zero imposte sui beni essenziali. Fisco leggero per pane, latte e pasta. Meno Irpef ai dipendenti

Testo in Cdm la prossima settimana. Più soldi in busta paga con tre aliquote, ma per ora niente taglio dei contributi

Iva, zero imposte sui beni essenziali. Fisco leggero per pane, latte e pasta. Meno Irpef ai dipendenti
Iva, zero imposte sui beni essenziali. Fisco leggero per pane, latte e pasta. Meno Irpef ai dipendenti
di Andrea Bassi
Giovedì 9 Marzo 2023, 00:01 - Ultimo agg. 10 Marzo, 11:58
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Iva “zero” su alcuni prodotti di prima necessità. Anche la riforma dell’Imposta sul valore aggiunto entra nella delega fiscale che il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, porterà la prossima settimana in Consiglio di ministri. Ad anticipare la misura è stata il sottosegretario Sandra Savino rispondendo a una interrogazione di Fratelli d’Italia, in commissione Finanze alla Camera. «La nuova legge delega di riforma fiscale in corso di elaborazione», ha spiegato il sottosegretario, «prevederà il riordino della normativa Iva nazionale per garantire il pieno allineamento tra quest’ultima e quella dell’Unione europea, nonché per razionalizzare e semplificare la disciplina dell’imposta nell’ottica del miglioramento del rapporto tra il fisco e il contribuente». Ma il passaggio fondamentale è, in realtà, un altro. «Ulteriori interventi», ha detto Savino, «potranno essere previsti, inoltre, per ridefinire le ipotesi di esenzioni, nel rispetto dei presupposti e dei limiti posti dalla direttiva Iva, nonché per razionalizzare la struttura e i livelli delle aliquote Iva ridotte».

Cosa significa esattamente? Che alcuni beni potranno essere sottratti al pagamento dell’Iva.

In realtà ne aveva parlato anche il viceministro Leo durante un convegno del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, aprendo a «un meccanismo di esenzione per determinate categorie di beni così come si è già sperimentato per i vaccini contro il Covid-19». Insomma, «l’aliquota zero». Ma quali beni potrebbero essere “esentati” dall’Iva? Nei mesi scorsi il ministero dell’Economia aveva già preparato alcune simulazioni che riguardavano i prodotti alimentari che oggi sono al 4 per cento (come pane e pasta), mentre quelli che attualmente hanno un’aliquota del 10 (ad esempio carne e pesce) era stato valutato di portarli al 5 per cento. L’idea di fondo era di fare una sorta di “carrello della spesa” con aliquote ridotte, in modo da provare anche a contenere l’inflazione. Il costo di questa operazione era stato stimato tra i 4 e i 6 miliardi di euro. 


La riforma era stata poi accantonata ed era stato invece deciso di tagliare l’Iva soltanto sui prodotti per la prima infanzia, come pannolini, biberon, latte in polvere, seggiolini. La riforma non riguarderà comunque solo le aliquote. Come ha spiegato ieri Savino alla Camera, «i criteri direttivi della delega dovrebbero consentire la semplificazione di alcuni istituti dell’Iva, quali la detrazione e i rimborsi, in modo che gli stessi risultino più accessibili ai contribuenti». I crediti Iva, insomma, saranno pagati più rapidamente per dare liquidità alle imprese. Il testo della delega è praticamente pronto. In questi giorni è stato illustrato in alcuni incontri tecnici con una serie di slides. Le aliquote fiscali, come già detto dal governo, passeranno da 4 a 3. Nella delega non sarà indicato né il livello delle aliquote e nemmeno quello degli scaglioni di reddito. Ma le simulazioni che si fanno a via XX settembre riguardano due ipotesi. Una prima con un’aliquota iniziale al 25%, la seconda al 33% e la terza al 43%; la seconda con la prima aliquota al 23%, la seconda al 33% e la terza al 43% (costo 6 miliardi). L’intenzione è di dare un contributo “forte” al lavoro dipendente. Anche perché nella riforma del governo Meloni, almeno per ora, non ha trovato spazio il taglio del cuneo contributivo. Per garantire buste paga più “pesanti” ai lavoratori, si agirà sull’Irpef attraverso al revisione delle aliquote e delle detrazioni. 

Il meccanismo

Per le imprese invece verrà riscritto il meccanismo di funzionamento dell’Ires. L’intenzione è di introdurre una sorta di “aliquota mobile”. Il prelievo, oggi al 24 per cento, potrà scendere fino al 15 per cento per quelle imprese che investono in beni strumentali, assumono over 50 o percettori del Reddito di cittadinanza. Altra cosa che verrà “rivoluzionata”, sarà l’accertamento fiscale. L’obiettivo resta quello di far dialogare maggiormente l’Agenzia delle Entrate e i contribuenti, soprattutto le partite Iva e i piccoli commercianti. L’Agenzia, grazie alle banche dati di cui è fornita, preparerà una sorta di dichiarazione precompilata biennale per le piccole imprese. Se gli imprenditori aderiranno alla proposta del Fisco, per due anni non subiranno accertamenti. In caso contrario scatteranno subito i controlli. Per le imprese di maggiori dimensioni, invece, sarà rafforzato il meccanismo della «cooperative compliance». 
Anche in questo caso si tratta di una sorta di “negoziato” tra il Fisco e l’impresa sull’interpretazione delle norme e sui conteggi fiscali. La riforma, insomma, tocherà tutti gli ambiti dell’attuale sistema fiscale. 

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