Fitofarmaci, lo stop Ue penalizza il made in Italy: ecco i rischi per l'agricoltura nel nostro Paese

Il ministro Lollobrigida: bisogna trovare soluzioni alternative tutelando l’ambiente

Fitofarmaci, lo stop Ue penalizza il made in Italy: ecco i rischi per l'agricoltura nel nostro Paese
​Fitofarmaci, lo stop Ue penalizza il made in Italy: ecco i rischi per l'agricoltura nel nostro Paese
di Carlo Ottaviano
Sabato 11 Febbraio 2023, 21:53 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 09:30
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 Tra Europa e Italia, sul versante della sostenibilità ambientale, a creare tensione non c’è solo la “casa green” (la direttiva sulla riduzione dei consumi energetici che impone ai proprietari degli immobili costosissimi lavori di adeguamento). Pesanti minacce per l’agricoltura arrivano dal nuovo Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sur) che impone all’Italia in tempi eccessivamente ravvicinati di ridurre del 62% l’uso dei fitofarmaci. In questo caso il fronte del no alle rigidità di Bruxelles è però molto ampio e non limitato ai soli partiti del governo Meloni. Posizioni sostanzialmente comuni, infatti, sono emerse dalla due giorni della IX Conferenza economia della Cia – Agricoltori Italiani. Calcoli alla mano, il presidente della confederazione Cristiano Fini fa qualche esempio: «in assenza di difesa dai parassiti e dalle malattie si stima un calo del 70% per le rese di grano duro, del 62% per l’olio e addirittura dell’81% per il pomodoro da salsa, dell’84% per il riso e dell’87% per il mais». 

IL PERCORSO

Nei campi italiani è comunque iniziato da tempo il percorso di riduzione dei fitofarmaci (-38% rispetto a cinque anni fa) e vengono impiegati per il 45% prodotti ammessi nelle coltivazioni bio.

Già oggi sono 2,2 milioni gli ettari convertiti a biologico. Ma, attenzioni alle accelerazioni decise da burocrati. L’Italia in Europa deve difendersi, secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia) intervenuto alla conferenza, «da un ambientalismo estremista che non tiene conto dell’economia reale». «Gli agricoltori - ha aggiunto l’europarlamentare Paolo de Castro (Pd) - sono pronti a sostenere la transizione ecologica, ma occorrono strumenti per supportare questo percorso: negli Stati Uniti sono stati messi a disposizione 20 miliardi di dollari proprio per aiutare i produttori».

«L’obiettivo è di rendere compatibile la sostenibilità ambientale con la produttività», sintetizza il ministro dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste Francesco Lollobrigida che ha annunciato di aver chiesto agli organismi comunitari una riflessione ulteriore. «Non possiamo immaginare - spiega - una riduzione drastica dei fitofarmaci, che servono ad arginare alcune patologie, e nel contempo non trovare soluzioni alternative col rischio di favorire nazioni che utilizzano prodotti chimici in quantitativi esponenziali rispetto a noi». La costruzione di un fronte di battaglia unitaria per la sostenibilità ambientale - e contemporaneamente economica e sociale - è uno degli obiettivi della Cia. Dopo la spinta nel post Covid - certifica Nomisma - anche l’agricoltura è infatti in fase di stallo, registrando nel 2022 una variazione positiva solo grazie all’escalation dei prezzi agricoli (+21%) e all’inflazione che pesa su tutto il settore food (+13,1% annuo) con picchi per pasta (+20%), prodotti lattiero-caseari (+17,4%) e olio (+16,2%). Allo stesso tempo, tutti i settori agricoli sono stretti dall’aumento generale dei costi di produzione (+22%), guidati dal +55% della voce energia. Ad aggravare la realtà, pesano gli squilibri sul valore aggiunto. In un sistema agroalimentare che vale 550 miliardi di euro (il 15% del pil) al settore primario agricolo vanno solo le briciole. Di ogni 100 euro di spesa ai produttori restano in tasca solo 6 euro netti, addirittura appena 2 nel caso dei cibi trasformati. «Dopo anni di disinteresse - afferma Fini - la politica si è finalmente accorta del ruolo strategico dell’agricoltura. Ci sono voluti una pandemia globale, una guerra e una crisi energetica per mettere tutti d’accordo sull’importanza del settore, che però ora merita interventi strutturali, risorse adeguate e tempi certi». 

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LE RISORSE

Per dare centralità all’agricoltura sono già disponibili i primi finanziamenti, da spendere però con attenzione: il Pnrr riserva ai ministeri dell’agricoltura e dell’ambiente ben 8. «Bisogna puntare - afferma Fini - su innovazione e ricerca per ottimizzare le produzioni; logistica e trasporti per connettere aree e mercati; agroenergie per ridurre la dipendenza dall’estero e incentivare la transizione green; cultura del Made in Italy per difendere la qualità e la tipicità del nostro agroalimentare contro falsi, etichette fuorvianti e cibo sintetico». 

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