Recovery plan, il ministro Carfagna: «Next Generation, al Sud il 40% dei fondi»

Recovery plan, il ministro Carfagna: «Next Generation, al Sud il 40% dei fondi»
di Nando Santonastaso
Venerdì 16 Aprile 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:40
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La quota Mezzogiorno dell’intero Piano nazionale di ripresa e resilienza è il 40%, almeno in base ai dati oggi disponibili. Lo ha reso noto ieri la ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, prima rispondendo in Senato ad alcune interrogazioni durante il question time e successivamente intervenendo alla conferenza unificata Stato-Regioni. A occhio e croce (ma la valutazione è del tutto empirica e sicuramente non ufficiale) farebbero circa 77 miliardi sul totale di 191 miliardi a disposizione dell’Italia attraverso il Next Generation Eu. Quel 40% è la media di investimenti destinati al Mezzogiorno in modo specifico per ognuna delle sei missioni del Pnrr e della capacità di assorbimento di investimenti nazionali. 

Di sicuro, puntualizza la ministra, non è un tetto insuperabile: per attrarre maggiori risorse molto dipenderà, dice Carfagna, dall’irrobustimento dell’efficienza amministrativa di Regioni ed enti locali che saranno chiamati in coordinamento tra di loro a gestire la spesa ma anche dalla modifica di alcune procedure che penalizzano al momento la piena ricettività di misure nazionali al Sud. È il caso del superbonus al 110%, come già anticipato nei giorni scorsi dal Mattino: a fronte di una disponibilità complessiva di 18,72 miliardi prevista nel Pnrr, il Mezzogiorno rischia di assorbirne solo 1,72 miliardi, pari al 9% del totale.

Troppo poco per un provvedimento pensato per rilanciare la filiera dell’edilizia e migliorare la qualità abitativa e che al Nord ha già visto dall’inizio dell’anno l’apertura di centinaia e centinaia di piccoli cantieri. C’è bisogno, dunque, di modificare le norme soprattutto per venire incontro alle esigenze dei Comuni, costretti in particolare al Sud ad affrontare le attuali procedure senza avere spesso nemmeno il personale occorrente. Carfagna assume l’impegno di affrontare subito il nodo, come pure di assicurare vincoli ancora più stringenti di destinazione al Sud per altri capitoli del Pnrr, evitando che le risorse si concentrino altrove.  Insomma, il 40% può essere definito un dato in progress anche se sul piano politico il messaggio arrivato ieri dalla ministra è chiaro. «In soli due mesi abbiano dovuto lavorare per garantire al Sud non più una generica trasversalità, com’era previso nella prima bozza del governo precedente, ma un capitolo vero e proprio con impegni di spesa precisi» dice in Senato. E aggiunge: «Abbiamo trovato un documento che garantiva al Mezzogiorno solo il 34% delle risorse e lo abbiamo portato per ora al 40% in attesa di implementarlo, un valore già adesso superiore alla popolazione residente e al Pil prodotto dalla macroarea, grazie ad un lavoro certosino, missione per missione, con il ministro dell’Economia Franco».

Da questa verifica emerge tra l’altro la conferma nel Pnrr delle risorse (100 milioni) destinate al restauro del Real Albergo dei Poveri di Napoli, come anticipato dal Mattino: Carfagna lo annuncia in Conferenza unificata, ricordando che grazie all’accordo con il ministro dei Beni culturali Franceschini, questa operazione sarà direttamente finanziata dal Pnrr, rendendo «visitabile e viva questa meraviglia come un atto doveroso verso la città e la sua storia».

Da un primo esame delle singole missioni, si conferma che sono soprattutto gli investimenti in infrastrutture per la mobilità sostenibile a garantire al Sud più della metà del totale delle risorse. Fanno 14,5 miliardi su 27,3 del totale le due componenti Alta Velocità Ferroviaria e Strade Sicure, Intermodalità e Logistica Integrata, con la prima (alta velocità) imperniata come previsto su opere già in corso o in fase di progettazione (lotti funzionali per Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania, Salerno-Reggio Calabria, Roma-Pescara e Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia). I tempi di spesa (entro il 2026) sono troppo brevi per poter fare tutto ma la speranza è che il metodo di lavoro previsto e le sue scadenze valgano anche dopo quella data. Maggiori risorse al Sud anche per i nuovi asili nido: Carfagna parla del 60% della spesa complessiva, ribadendo il valore decisivo dell’investimento per assicurare anche al Sud la pari dignità dei servizi essenziali di cittadinanza (tema sottolineato con forza ieri al Senato anche dall’esponente Pd Gianni Pittella). 

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Più complicato addentrarsi nel dettaglio delle voci delle altre missioni: solo con il testo definitivo si potrà capire meglio il senso del riparto che in alcuni casi (come ad esempio per le politiche attive del lavoro) appare basso rispetto all’emergenza occupazionale meridionale. E lo stesso vale per la Salute dove però devono ancora essere ripartiti 9 dei 18 miliardi previsti in totale. Per la digitalizzazione, il 36,1% assegnato al Sud è frutto soprattutto del contributo delle componenti relative alla Pa (40%) e al sistema produttivo (37,1%) mentre per la transizione ecologica, la quota maggiore - 2,8 miliardi su 5,3 totali (53,22%) - riguarda “impresa verde ed economia circolare”. Previsto inoltre il 44,2% di risorse per la tutela e la valorizzazione del territorio e della risorsa idrica (6,4 miliardi su 15) mentre su istruzione e ricerca il Sud in chiave Pnrr spenderà il 45,7% del totale (14,63 miliardi, sui 31,9 finora territorializzati). La missione “inclusione e coesione” destina poi il 37% di risorse per le politiche del lavoro e il 38,6% per infrastrutture sociali, comunità e terzo settore. Qui è stata prevista una rimodulazione per gli interventi speciali di coesione sociale, riducendo rispetto al piano del precedente governo l’impatto assistenziale a favore di scelte capaci di incidere subito sull’economia del Sud (e non solo) e di attrarre anche investimenti privati. È il caso dei 600 milioni per le Zes, dei 350 milioni per gli ecosistemi del Mezzogiorno sul modello del polo di San Giovanni a Teduccio, dei 300 milioni per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie e di altri 250 milioni per il contrasto alla povertà educativa. 

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