Prezzi frutta e verdura, 2mila euro in più a famiglia: gli effetti del caro energia

L’inflazione annua si impenna al 6,7%, è il livello più elevato dal luglio del 1991

Prezzi frutta e verdura, 2mila euro in più a famiglia: gli effetti del caro energia
Prezzi frutta e verdura, 2mila euro in più a famiglia: gli effetti del caro energia
di Michele Di Branco
Venerdì 1 Aprile 2022, 00:30 - Ultimo agg. 09:46
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Un’altra impennata a marzo (la nona consecutiva) dell’1,2%, tanto da portare l’indice annuale al 6,7%. Era da luglio 1991 che l’inflazione non raggiungeva livelli così elevati. E con la guerra che incalza spingendo in alto i prezzi dei beni energetici (carburanti e bollette di luce e gas) la situazione rischia di aggravarsi ancora.

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Le stime dell’Istat sull’inflazione mettono paura.

Gettando un’ombra sulla tenuta sociale del Paese. «Le tensioni inflazionistiche continuano a diffondersi con la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa», annota l’istituto di statistica segnalando uno degli aspetti più pericolosi della situazione. Infatti i prezzi dei prodotti di largo consumo irrinunciabili per le famiglie esplodono raggiungendo il 5% e posizionandosi sulla dinamica di corsa più veloce degli ultimi 20 anni.

Non solo aumenti

A marzo accelerano i prezzi dei beni alimentari e per la cura della casa e della persona (da +4,1% a +5,0%) ma anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,3% a +6,9%). A contenere parzialmente le tensioni inflazionistiche sono i prezzi dei servizi la cui dinamica su base annua rimane stabile (+1,8%). Per dare un’idea della situazione, Coldiretti segnala il decollo della frutta (+8,1%) e della verdura, in crescita del 17,8%. L’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale, come detto, è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa dal 45,9% di febbraio al 52,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (dal 31% al 38,7%), e, in misura minore, ai prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4,0%) sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%) e a quelli dei beni durevoli (da +1,2% a +1,9%).

I prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a essere quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno (il balzo è del 94,6%, come a febbraio). In questo clima, c’è chi comincia a fare i conti dell’impatto sui portafogli degli italiani. Secondo le stime del Codacons la fiammata dei prezzi rischia di aggravare la spesa di 2.674 euro annui a famiglia. Più nel dettaglio, l’Unione consumatori calcola che per una coppia con un figlio, la maggior spesa annua sarà pari a 2.217 euro: 1.055 per l’abitazione, 569 per i trasporti, e 391 euro per cibo e bevande. In allerta anche il governo.

 

Risposta globale

«L’inflazione – ha spiegato Mario Draghi – sta crescendo per l’aumento delle materie prime, in particolare quelle alimentari. Poi c’è scarsa disponibilità che produce aumenti dei prezzi. Sull’energia – ha ricordato il premier – siamo intervenuti per aiutare le famiglie con 20 miliardi nell’arco di 8-9 mesi e faremo ancora quanto è necessario ma il sostegno a carico del bilancio e del debito ha senso se c’è aumento temporaneo, se è permanente serve una risposta strutturale». Una risposta che, a quanto pare, dovrebbe essere globale. Negli Stati Uniti l’aumento del 6,4% su base annuale è il più elevato dal 1983, mentre l’inflazione in Germania è balzata al 7,3% su base annua a marzo, segnando il record post riunificazione. In Spagna l’indice dei prezzi è balzato al 9.8% sul livello più alto dal 1985. Per ora a resistere sembra soltanto la Francia che a marzo ha visto una crescita dell’indice dei prezzi al consumo “soltanto” del 4,5% su base tendenziale.

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