Furbetti del Pos, c'è già chi aggira l'obbligo: «Non è necessario avere il terminale per i pagamenti»

Sui social iniziano a circolare video per spiegare il modo per evitare l'applicazione della legge

Furbetti del Pos, c'è già chi aggira l'obbligo: «Non è necessario avere il terminale per i pagamenti»
Furbetti del Pos, c'è già chi aggira l'obbligo: «Non è necessario avere il terminale per i pagamenti»
Alessandro Rosidi Alessandro Rosi
Venerdì 1 Luglio 2022, 13:57 - Ultimo agg. 3 Luglio, 17:58
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Obbligo di pagamenti con carte e bancomat? C'è già chi ha trovato un modo per aggirare la norma. Sono i furbetti del Pos. Dal 30 giugno, commercianti, artigiani e professionisti devono consentire ai propri clienti di pagare con carte di credito o debito. Sono queste le nuove regole previste dall'ultimo decreto Pnrr. Obiettivo? Lotta in ogni modo, e ad ogni livello, all'evasione fiscale. Ma potrebbe non bastare. Perché alcuni esercenti avrebbero già escogitato un metodo per evitare di accettare i pagamenti con i terminali elettronici.

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Furbetti del Pos, l'escamotage per rifiutare i pagamenti elettronici

Chi rifiuta il pagamento elettronico rischia una sanzione amministrativa di 30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione.

Ma c'è un punto debole della legge. Perché la multa non è collegata alla mancanza del Pos da parte del commerciante, bensì al rifiuto di accettare il pagamento. Sui social già iniziano a circolare video per spiegare il modo per evitare l'applicazione della legge. Ci sono, ad esempio, le indicazioni di alcuni legali che specificano di essersi già accordati (per iscritto o verbalmente) con i clienti, in modo da continuare con il pagamento in contanti. Ma sulla correttezza di una formula del genere rimangono molti dubbi.  

 

La richiesta di esenzione da parte delle associazioni di categoria

In difficoltà con i pagamenti elettronici sono soprattutto i tabaccai. «È un provvedimento inopportuno e iniquo», afferma Confesecenti. «Per le imprese più piccole, per le quali il costo della moneta elettronica - soprattutto sulle transazioni di importo ridotto - è già molto elevato con circa 772 milioni di euro l'anno, fra commissioni e acquisto/comodato del dispositivo». Non è d'accordo con il provvedimento anche Confcommercio: «Non si può pensare - afferma - di incentivare i pagamenti elettronici attraverso il meccanismo delle sanzioni, quello che serve per raggiungere questo obiettivo è una riduzione delle commissioni e dei costi a carico di consumatori ed imprese, anche potenziando lo strumento del credito d'imposta sulle commissioni pagate dall'esercente, e introdurre la gratuità per i cosiddetti micropagamenti».

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