Italgas, l'ad Gallo: «Biometano e idrogeno per affrontare la crisi»

Italgas, l'ad Gallo: «Biometano e idrogeno per affrontare la crisi»
Martedì 3 Maggio 2022, 23:47 - Ultimo agg. 4 Maggio, 17:09
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Nando Santonastaso

Ingegnere Gallo, le misure varate dal governo per aiutare imprese e famiglie contro il caro energia confermano che ridurre la dipendenza dal gas russo è possibile?
«Per il ruolo e l’attività che svolgiamo non siamo tra i destinatari di queste decisioni. Certamente si tratta di un intervento importante e a mio giudizio adeguato, considerata l’attuale situazione dei pezzi», risponde Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas, leader nazionale nella distribuzione del metano.

Dovremo abituarci sin dal prossimo inverno a indossare un maglione in più, come dice il premier Draghi?
«Ci sono molte variabili in gioco. Attualmente, terminato l’inverno, si sta procedendo al riempimento degli stoccaggi di gas per la prossima stagione fredda, quando la domanda di gas è in genere tre, quattro volte superiore a quella estiva. Bisogna capire se, facendo a meno del gas che importiamo dalla Russia, gli stoccaggi durante l’inverno saranno sufficienti a garantire il picco di domanda».

E lo si può già sapere adesso?
«Difficile stabilirlo oggi perché ci sono anche altre variabili da considerare, a partire dalla temperatura esterna: un conto è un inverno mite, un altro un inverno molto rigido. Le iniziative del governo, come detto, vanno nella giusta direzione, molto dipenderà dall’azione coordinata a livello europeo nel riempimento degli stoccaggi: è stato proprio il ritardo in alcuni Paesi a innescare, ben prima della guerra, l’impennata dei costi del gas e la pressione sui prezzi che non accenna a finire.

Arrivare per tempo, prima cioè dell’inverno, a riempire gli stoccaggi è fondamentale».

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Si arriverà all’embargo del gas di Mosca?
«È una decisione politica. Mi limito a sottolineare che l’Ue ha varato una serie di iniziative attraverso il “RepowerUe” che puntano ad affrancarci dalla dipendenza dal gas russo. È un piano molto ambizioso che mira a diversificare le forniture di gas naturale grazie a maggiori importazioni di Gnl e via tubo da altri fornitori, e a incrementare le quote di produzione di biometano e idrogeno, rafforzando nel contempo la leva dell’efficienza energetica. Un Piano che traguarda il 2030 e traccia un percorso molto chiaro per sostituire i 155 miliardi di metri cubi di gas naturale che l’Europa ha importato nel 2021 dalla Russia. Di essi, ben 35 saranno sostituiti dalla produzione di biometano e 8 verranno probabilmente prodotti in Italia dove già operano una cinquantina di impianti».

Perché il biometano è così importante?
«Ha tutte le caratteristiche per essere decisivo nel percorso di sostenibilità energetica che dobbiamo implementare. È una fonte di energia rinnovabile, “matura”, ci aiuta a risolvere buona parte del problema dei rifiuti attivando un sistema di economia circolare. I diversi impianti diffusi sul territorio saranno agevolmente collegati alle reti di distribuzione del gas grazie alla loro capillarità. Diversi studi sono concordi nel fissare a oltre il 10% la quota di consumi che il biometano può coprire nell’ambito del fabbisogno italiano. Per avere un’idea, parliamo di un quantitativo analogo a quello che oggi ci arriva grazie al Tap».

Ci saranno però problemi di autorizzazioni: cosa si aspetta?
«In Italia servono in media tre anni per il via libera a un intervento che ne richiede due per essere completato. E questo vale non solo per gli impianti di grandi dimensioni: anche quelli di taglia più ridotta richiedono spesso più tempo per gli iter burocratici che per la loro effettiva realizzazione (in un rapporto medio di uno a tre o a quattro). Con GD4S, l’Associazione europea dei Distributori di gas che ho presieduto fino allo scorso febbraio, abbiamo chiesto un intervento della Commissione Ue per accelerare le procedure e rivedere anche i costi di connessione che, per gli impianti di biometano, gravano oggi all’80% sul privato».

L’Ue ha indicato l’idrogeno tra le prospettive: l’Italia c’è?
«Diversamente dal biometano, l’idrogeno ha bisogno ancora di ricerca e sviluppo. Per questo è prevedibile che la sua era inizierà nella seconda parte di questo decennio. Il suo ruolo è doppiamente strategico sia come fonte di energia sia come vettore in grado di risolvere il problema dello stoccaggio di energia elettrica da fonte rinnovabile grazie alla tecnologia del Power To Gas, che configura una modalità di convergenza dei settori elettrico e gas. Attraverso l’elettrolisi potremo stoccare l’energia elettrica in esubero prodotta da fonti rinnovabili trasformandola in idrogeno verde o metano sintetico e movimentandola attraverso le reti del gas». 

È quanto accadrà in Sardegna con il vostro primo impianto del genere in Italia?
«Sì. In Sardegna è tutto pronto per dare il via alla realizzazione dell’impianto Power to Gas di Italgas per la produzione di idrogeno verde. È il progetto-pilota per l’Italia e la scelta della Sardegna non è casuale: sull’isola negli ultimi due anni sono state posate – e si sta continuando a farlo – le reti di distribuzione più all’avanguardia del Paese».

Alla transizione energetica serve una forte digitalizzazione: Italgas a che punto è?
«La digitalizzazione è stata per noi una scelta obbligata perché rappresenta la precondizione per attuare la transizione energetica di cui stiamo parlando. Biometano e idrogeno andranno a sostituire nel tempo il gas naturale: avremo una miscela di questi gas nelle nostre reti che nel giro di pochi anni dovranno essere smart e flessibili, abilitate cioè ad ospitare e gestire gas di natura diversa. E solo una rete interamente digitalizzata ci può riuscire».

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