«Gas importato a 60 cent, lo fanno pagare 1,6 euro», Minenna: l’alta finanza ha sbagliato previsioni

Il dg delle Dogane: «Benzina con accisa scontata? Attenzione al rischio accaparramento dei distributori»

Caro-energia, Minenna: «Gas importato a 60 cent, lo fanno pagare 1,6 euro»
Caro-energia, Minenna: «Gas importato a 60 cent, lo fanno pagare 1,6 euro»
di Andrea Bassi
Domenica 27 Marzo 2022, 00:02 - Ultimo agg. 28 Marzo, 01:54
4 Minuti di Lettura

Marcello Minenna, Direttore dell’Agenzia delle Accise delle Dogane e dei Monopoli, il governo ha tagliato le accise su benzina e diesel. Il costo alla pompa è sceso, ma sta risalendo. Che succede?
«Le misure decise dal governo hanno portato un effetto immediato di riduzione dei prezzi. Ma non c’è dubbio che i valori ora mostrino dei segnali di risalita. C’è forse però un aspetto che andrebbe monitorato attentamente». 
Che aspetto?
«Il provvedimento del governo non ha distinto tra depositi fiscali e depositi commerciali di benzina e gasolio inclusi i distributori stradali».
E qual è la differenza?
«Chi ha un deposito commerciale, come per esempio un distributore di benzina, ha già pagato l’accisa. Cosa diversa per i depositi fiscali, che in genere fanno capo ai gruppi più grandi sul mercato e pagano l’accisa solo quando il carburante viene “estratto” dal deposito. Per chi ha un deposito commerciale il taglio dell’accisa equivale a una svalutazione della benzina e del gasolio che ha in magazzino. Vuol dire che si trova costretto a venderla a un prezzo minore riducendo i suoi guadagni o andando il perdita». 
Questi distributori potrebbero non trasferire il taglio delle accise ai consumatori?
«Difficile. Se le grandi catene abbassano di 30 centesimi il prezzo, rischiano di non trovare nessuno che compra la loro benzina. Anche loro hanno abbassato i prezzi perché costretti».


Dunque dove sta il problema?
«È che prima o poi qualcuno potrebbe cercare di recuperare quanto perso». 
E come farebbe?
«La strada più semplice è accaparrarsi benzina e gasolio ad accisa ridotta, magari noleggiando autobotti e depositi. Dunque stoccando carburante per poi rivenderlo una volta che saranno scaduti i quaranta giorni di riduzione delle accise previsti dal decreto del governo». 
Una speculazione?
«Il rischio c’è».
Come si può impedire questo accaparramento di risorse?
«Noi come Agenzia abbiamo una vigilanza sistemica, e ci impegneremo in ogni modo per evitare questi comportamenti. Il decreto ha aggiunto un controllo anche della Guardia di Finanza come deterrente». 
Basterà?
«I distributori in Italia sono 25 mila. Controllarli tutti non è semplice. Io credo che, anche in prospettiva futura, si potrebbero fare dei piccoli miglioramenti alle norme».
Che tipo di miglioramenti?
«Per esempio prevedere una contabilità analitica del combustibile che lo Stato ha svalutato in modo da consentire ai distributori di recuperare solo su quelle quantità le perdite». 
Il ministro della Transizione Roberto Cingolani nella sua informativa alla Camera ha citato l’Agenzia. Dice che dai vostri dati si evince la speculazione sul prezzo del gas?
«Noi rileviamo il prezzo nelle dichiarazioni doganali all’importazione.

Quello del gas è decisamente più basso di quello dei futures scambiati sulla Borsa olandese, il mercato di riferimento».

 
Quanto più basso?
«Il prezzo massimo di importazione che abbiamo rilevato è di 60 centesimi al metro cubo di gas. In Borsa scambia a 1,6 euro. Non vale solo per l’Italia, ma per tutti quelli che importano dalla Russia. E non vale solo per il gas, anche per altri beni esportati da Mosca, come il Nichel».
Il Nichel?
«Sì. Londra ha dovuto annullare addirittura i contratti e chiudere le negoziazioni per il valore troppo elevato che aveva raggiunto. Non era mai successo nella storia». 
Perché c’è questa differenza tra i prezzi di importazione del gas e il prezzo dei futures. Lo chiedo all’economista?
«Parliamoci chiaro. Grandi operatori finanziari a fine 2021 hanno fatto scommesse al ribasso sul prezzo dell’energia. Hanno sbagliato le previsioni, perché poi è arrivata la guerra e le mosse di Putin per tenere alto il prezzo. Hanno dovuto correre a coprirsi sul mercato. Così hanno spinto verso l’alto le quotazioni. Gli hedge fund e la finanza hanno fatto il resto. Adesso la parte difficile è interrompere questi meccanismi ed evitare che arrivino nelle tasche dei cittadini e sui conti delle imprese».

© RIPRODUZIONE RISERVATA