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Gas, i nuovi aumenti azzerano gli aiuti: a ottobre esauriti i sostegni statali. Un decreto anti-rincari

Quotazioni a 321 euro. Giorgetti: un tetto al prezzo o la Ue autorizzi lo scostamento di bilancio

Gas, i nuovi aumenti azzerano gli aiuti: a ottobre esauriti i sostegni statali. Un decreto anti-rincari
Gas, i nuovi aumenti azzerano gli aiuti: a ottobre esauriti i sostegni statali. Un decreto anti-rincari
di Andrea Bassi
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 25 Agosto 2022, 23:54 - Ultimo agg. : 26 Agosto, 12:03
4 Minuti di Lettura

Trecentoventuno euro e quattro centesimi al Megawattora. Il prezzo del gas alla Borsa di Amsterdam ha superato ogni record. Quello dell’elettricità pure. Sul listino del Gme, il gestore della Borsa elettrica italiana, il prezzo ha raggiunto i 718 euro al Megawattora. Valori fuori controllo destinati a trasferirsi nelle bollette di famiglie e imprese. Con questi prezzi il costo di gas ed elettricità è destinato a più che raddoppiare. E anche presto. Il tempo scorre veloce. A fine settembre l’Arera, l’Autorità per l’energia, dovrà adeguare le tariffe elettriche. Poi toccherà al gas. Il decreto aiuti-bis da 14 miliardi approvato il 5 agosto scorso è ormai ampiamente insufficiente.

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I soldi stanziati per “calmierare” le bollette di famiglie e imprese con il taglio degli oneri di sistema e la riduzione dell’Iva al 5 per cento, non sono più sufficienti per arrivare alla fine dell’anno. Di fatto a ottobre, se i prezzi non rientrano, le risorse saranno finite. Il governo guidato da Mario Draghi, seppure con le mani legate dal fatto di poter operare soltanto per il disbrigo degli affari correnti, sarà costretto a intervenire. Palazzo Chigi e ministero dell’Economia hanno aperto il dossier. Daniele Franco e il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ne avrebbero parlato in un incontro due giorni fa. «Ci sono i margini per un nuovo decreto per calmierare gli effetti del prezzo del gas che ha raggiunto livelli record e insostenibili», ha spiegato ieri la vice ministra all’Economia Laura Castelli. «Ritengo», ha aggiunto, «si debba intervenire nei prossimi giorni». 


I NODI DA SCIOGLIERE
Ma c’è il problema di trovare risorse adeguate. Servirebbero, come minimo, tra i 15 e i 20 miliardi di euro. Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, parlando al Meeting di Rimini, ha aperto all’ipotesi di uno scostamento di bilancio. A livello europeo, ha detto Giorgetti, «l’Italia ha richiesto un price cap sul gas e il disaccoppiamento del prezzo dell’energia dal prezzo massimo del metano. Se l’Europa non capisce che deve cambiare queste due regole», ha proseguito il ministro, «fa il gioco della Russia. Se queste regole non si possono cambiare perché qualche grande Paese europeo si oppone», ha aggiunto ancora Giorgetti, «non possiamo evitare di porre il tema dello scostamento di bilancio». 


Ma quali sono le misure che il governo vorrebbe varare? La preoccupazione in questi giorni è rivolta soprattutto alle imprese che, con i prezzi fuori controllo del gas, rischiano di non riaprire i battenti dopo la pausa estiva. Per diversi osservatori si tratta di una crisi persino peggiore di quella del Covid. Alcune misure dunque, dovrebbero essere mutuate dalla precedente emergenza. Come la Cassa integrazione straordinaria e gratuita con la causale del caro energia. Ma sul tavolo c’è anche il rafforzamento dei crediti di imposta che vanno dal 15% al 25% della spesa per gas ed elettricità sostenuta dalle imprese cosiddette “energivore” e da quelle che hanno consumi superiori a 16,5 Kwh. Questa misura, oltre che essere potenziata, potrebbe essere allargata anche agli esercizi commerciali più piccoli, tipicamente del commercio, con consumi inferiori ai 16,5 Kwh. Per le imprese energivore, come le cartiere o le industrie della ceramica, dovrebbero arrivare dei pacchetti di energia ad hoc a prezzi calmierati. Un meccanismo simile a quello già previsto che consente di vendere il gas nazionale prioritariamente alle industrie con maggiori consumi. 


LE RICHIESTE
Le richieste del mondo imprenditoriale sono comunque molte. Come quella di bloccare il mercato degli Ets, i certificati verdi. Si tratta, in pratica, di diritti a inquinare che le imprese devono acquistare per poter emettere Co2. Negli altri Paesi già si sta andando in questa direzione. La Commissione europea ha autorizzato la Germania a spendere 27 miliardi di euro per ridurre il 75% dei costi degli Ets per le imprese. 
Grande attesa c’è poi per il Consiglio europeo di ottobre, quando dovrebbe essere presentata la proposta della Commissione su un tetto al prezzo del gas e una “riflessione” sul disaccoppiamento nel mercato elettrico del prezzo delle rinnovabili da quello delle centrali a gas. Oggi c’è quello che si chiama il meccanismo del marginal price. In pratica la centrale più costosa, quella a gas, determina il prezzo per tutti i produttori, compresi quelli delle rinnovabili che oggi stanno incassando grandi profitti. Durante il suo discorso al Meeting di Rimini, Draghi ha detto che questo legame «non ha più senso». Ma riuscire a scioglierlo non sarà una passeggiata. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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