«Continuate a pagare in euro per non violare le sanzioni contro la Russia, presto arriveranno nuove linee guide per fornire maggiore chiarezza alle imprese». Al Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia a Bruxelles, le istituzioni Ue confermano il mantra ripetuto costantemente negli ultimi giorni e l’invito, rivolto alle società europee che importano metano russo, a non uniformarsi al diktat del Cremlino sull’apertura del doppio conto presso Gazprombank e sulla transazione in euro o dollari che deve attendere la conversione in rubli per potersi considerare compiuta.
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Ma sul punto Mario Draghi incalza: «È importante che la Commissione Ue esprima al più presto un parere chiaro, sul fatto cioè che il pagamento in rubli costituisce circonvenzione delle sanzioni o no, questo è l’unico modo per tenerci tutti uniti, se non c’è una linea di condotta è chiaro che ogni società o Paese farà come crede».
«Tutti gli Stati membri sono d’accordo e hanno detto che si devono applicare le sanzioni e rispettare quanto previsto nei contratti», dove nel 97% dei casi il saldo è specificato in euro o dollari, ha spiegato la ministra francese per la Transizione ecologica Barbara Pompili, che regge la presidenza semestrale del Consiglio.
LA SITUAZIONE
«La Commissione non ha informazioni su Paesi o imprese determinati a pagare in rubli», ha fatto eco la commissaria Ue all’Energia Kadri Simson al termine del vertice, nel bel mezzo del quale è scoppiato il giallo sulle parole del ministro italiano Roberto Cingolani, non presente a Bruxelles, sul pagamento in rubli.
Convocata dopo lo stop alle forniture per Polonia e Bulgaria da parte di Gazprom alla luce del loro rifiuto a pagare seguendo lo schema del conto K, la riunione d’emergenza di ieri ha serrato i ranghi del fronte Ue, ma non è riuscita (ancora) a fornire alle società le indicazioni più stringenti richieste dalle aziende: per molte di loro - Eni compresa - il prossimo pagamento in scadenza sarà in arrivo a metà mese.
LE VIOLAZIONI
Simson ha anche definito l’interruzione dei flussi verso Varsavia e Sofia «una violazione, da parte di Gazprom, dei contratti esistenti, che è legittimo rifiutare», e ha sottolineato che quanto accaduto «è un avvertimento agli altri Stati membri»: la Russia «non è un fornitore affidabile, ogni Paese Ue deve avere dei piani di emergenza per un’eventuale chiusura totale dei rubinetti». Tanto che ieri Simson ha pure invitato i Paesi Ue a riempire il più possibile gli stock sotterranei adesso, in preparazione a un inverno in cui Mosca potrebbe decidere di interrompere altre forniture. Un tema che tornerà sul tavolo dei leader dei Ventisette a fine mese, quando è previsto un Consiglio europeo sull’energia che tornerà a parlare di acquisti congiunti di metano su base volontaria.
I ministri dell’Energia non hanno parlato di sanzioni, ma il sesto pacchetto di restrizioni contro Mosca - che colpisce anche e soprattutto il petrolio - sta prendendo forma nello scambio fra Commissione e governi e dovrebbe essere svelato già domani. Lo stop al greggio sarà graduale, effettivo solo da fine anno e con eccezioni per Paesi particolarmente esposti come l’Ungheria. Ma il colpo sulle economie continentali «si farà comunque sentire», ha messo in guardia il ministro tedesco Robert Habeck.