Gas, tetto al prezzo. Task force con l’Italia

Sale il pressing sull’Ue per fare chiarezza su pagamenti in rubli e ok al “price cap”

Tetto al prezzo del gas: task force con l'Italia
Tetto al prezzo del gas: task force con l'Italia
di Roberta Amoruso
Mercoledì 4 Maggio 2022, 00:08
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È urgente, sempre di più, un tetto europeo per i prezzi del gas. Ci sono anche gli esperti italiani al lavoro sul dossier insieme ai tecnici di Bruxelles. Ma è cruciale anche che l’Europa faccia chiarezza entro le scadenze di metà maggio sui pagamenti del gas russo con il doppio conto corrente chiesto da Mosca. «Non si può lasciare gli operatori con il cerino in mano», ha detto ieri il ministro della Transizione Roberto Cingolani nel corso dell’ultima informativa alla Camera. Che però ha anche fatto ben presente, e non a caso, i rischi elevatissimi per un Paese come il nostro di uno stop del gas a maggio, appunto a seguito di uno strappo sui pagamenti con la Russia. 

I rischi di uno stop

In questo caso si affaccerebbe «un inverno difficilissimo», da gestire con razionamenti dei consumi ben più pesanti di un grado in meno di riscaldamento o qualche stop alle produzioni delle imprese. Uno stop adesso «renderebbe critico il superamento dell’inverno 2022-23 in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda», ha detto a chiare lettere. Dunque, il gas russo ci serve almeno «per altri sei mesi» per assicurarci il riempimento degli stoccaggi (ora al 40%) fino al 90% per l’inverno, ha concluso il ministro.

E poi sarà «fondamentale che entri in funzione a inizio 2023 il primo dei due rigassificatori galleggianti programmati. Altrimenti, ha lasciato intendere, non basterà lo sforzo fatto finora per diversificare gli approvvigionamenti e smarcarsi dal gas russo tra Algeria, Tap e produzione nazionale in più (circa 12 miliardi di metri cubi) e gas liquido da Qatar, Congo, Mozambico e Angola (altri 12,7 miliardi).

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E soltanto nel 2024 arriveremo alla sostituzione integrale dei 29 miliardi di metri cubi di metano di Putin.  Nel frattempo, non c’è da farsi illusioni sui prezzi della luce e del gas, visti i picchi degli ultimi mesi. E allora, di fronte a «un mercato del gas che non funziona», ha detto Cingolani, come dimostra l’impennata dei prezzi fino al 600%, l’Italia spingerà sempre di più perché l’Europa fissi un tetto. Il dossier è diventato ancora più di attualità dopo a una settimana dalla deroga ottenuta da Spagna e Portogallo per stabilire un loro tetto nazionale a carico delle loro casse. Non che l’Italia non abbia studiato a fondo l’ipotesi di un modello simile da sottoporre a Bruxelles. Lo ha fatto. «Ma una soluzione del genere non sarebbe sostenibile» per un Paese come il nostro al centro della rete dei gasdotti, con volumi ben più consistenti e non isolato come la penisola iberica. Con un tetto nazionale gli esportatori «ci salterebbero a piè pari: non sarebbe conveniente venderci il gas», ha spiegato il ministro. Altra cosa è che l’Europa intera, acquirente di tre quarti del gas russo, imponga il suo prezzo massimo. 

Gli effetti del tetto

Le simulazioni già fatte parlano chiaro. Con le quotazioni del metano a 100-110 euro a Megawattora, cinque volte al di sopra del livello di gennaio 2021, il Mite calcola che un price cap a 80 euro porterebbe subito un taglio alla bolletta del gas del 25% e uno ancora superiore alla bolletta della luce. 

L’idea sottoposta agli altri Paesi dall’Italia «è di introdurre un tetto massimo al prezzo delle transizioni di gas naturale tra operatori in tutti i Paesi europei». Potrebbe essere «temporaneo, sottoposto a revisioni regolari e anche potenzialmente indicizzato», ha spiegato Cingolani. Inoltre si potrebbe «riconoscere un meccanismo di compensazione per gli importatori dei potenziali scostamenti tra i prezzi di contratto e il price cap, in particolare per il caso dell’Gnl, che costa di più». E ancora «sarebbe utile accompagnare questa proposta con una regolazione dedicata». Per «evitare possibili arbitraggi e meccanismi di contenimento della domanda». Del resto, «l’Europa non ha altre soluzioni sul tavolo se non lasciare il sistema com’è». Un’analisi «sorprendente» dell’Acer sostiene che «il mercato libero dell’elettricità va bene». Ma i picchi del 600% non dicono questo», ha sbottato il ministro. La battaglia con i Paesi che sostengono il mercato libero è solo all’inizio. 
 

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