Termosifoni accesi un’ora in meno: il piano di Cingolani. Mosca, nuovo ricatto sul petrolio

Gas, termosifoni a 19 gradi e accesi un'ora di meno: il piano (da ottobre) del ministro Cingolani
Gas, termosifoni a 19 gradi e accesi un'ora di meno: il piano (da ottobre) del ministro Cingolani
Giovedì 1 Settembre 2022, 12:12 - Ultimo agg. 2 Settembre, 11:30
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Mosca alza la posta e minaccia di chiudere i rubinetti del petrolio ai Paesi che fisseranno un tetto al prezzo del greggio. L’escalation arriva nel giorno in cui a Bruxelles circola l’ipotesi di fissare un tetto al prezzo dell’energia elettrica prodotta da fonti diverse dal gas. Mentre il governo Draghi fa sapere che è arrivata l’ora dei risparmi anche per l’Italia. Ma è un piano a tappe graduali, per ora senza strappi, quello presentato ieri in Cdm dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. La fase uno della strategia di “azioni amministrative” sul quale il Mite sta lavorando da luglio, come anticipato dal Messaggero, partirà con un grado in meno per i termosifoni: in case e uffici il termostato dovrà fermarsi a 19 gradi, stabilisce il decreto ministeriale atteso a giorni insieme al nuovo decreto del governo con sostegni per famiglie e imprese. Ma ci sarà anche un’ora in meno al giorno da programmare e un taglio di 15 giorni per il periodo di accensione. Tanto che il calendario dei riscaldamenti potrebbe slittare a novembre. E non è esclusa una differenziazione per aree geografiche, con più sacrifici al sud. Ma sia chiaro, non sono previste ulteriori strette e accelerazioni al momento, ha sottolineato il ministro, «la situazione non lo richiede». Esclusa anche l’ipotesi di mandare i dipendenti pubblici in smart working o di un ritorno per la scuola alla didattica a distanza contro il caro-energia. «Non scherziamo», ha detto Cingolani ai ministri. Il piano in più fasi servirà a risparmiare almeno 3 miliardi di metri cubi di gas. Ma si può arrivare a 6 miliardi puntando sui comportamenti virtuosi delle famiglie. Questo non vuol dire che non sia già prevista la fase due, con sacrifici più importanti, in caso di stop del gas dalla Russia. Il piano “hard” c’è è prevede di arrivare a un taglio di due gradi delle temperature e due ore di taglio all’orario giornaliero. In casi estremi può scattare i taglio fino al 40% dell’illuminazione pubblica, e una sorta di “coprifuoco” con chiusura anticipata di negozi, uffici e locali.

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Le imprese

Un capitolo a parte, molto delicato, è quello delle imprese.

Nel caso la Russia sospenda completamente l’invio di gas, «avremmo un buco di 4 miliardi di metri cubi», che resterebbe scoperto anche dagli stoccaggi nazionali al 90%, ha denunciato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. E ancora: «Se mancassero quei 4 miliardi e pesassero tutti sull’industria, vorrebbe dire spegnere quasi un quinto delle imprese italiane», ha ribadito il presidente a Rtl 102.5. Dunque, «dobbiamo pensare, nello scenario peggiore, ad una strategia di razionamento».
 

 

 

In realtà i rischi delle imprese e i possibili impatti a cascata sull’economia sono ben chiari al governo che già da luglio sta lavorando, in costante contatto con Confindustria, a un piano di razionamento dei consumi delle imprese che punti a limitare al massimo l’impatto sulla continuità produttiva. Dalla survey informativa avviata da settimane sui vari settori sta emergendo infatti un quadro puntuale dei tasselli su cui fare leva per tagliare i consumi, tra manutenzioni anticipate e produzioni “stop and go”, dove possibile. Tutto su base volontaria. L’altra gamba del piano che sarà presentato la prossima settimana dal governo prevede un potenziamento del cosiddetto “servizio di interrompibilità”. 

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Servono aste ben più corpose, capaci di spingere certe imprese a staccarsi volontariamente dalla rete per qualche giorno a fronte di un risarcimento dello Stato tutto da rivedere. Ci saranno però interi settori, dall’acciaio all’alimentare, al farmaceutico, che difficilmente potranno spegnere i motori. I prezzi insostenibili del gas rimangono, però, il nodo cruciale per le imprese, soprattutto per energivore e gasivore, che la prossima settimana aspettano i decreti attuati di due misure varate dal governo: la vendita a prezzi calmierati del gas di produzione nazionale (2 miliardi di metri cubi) e la cessione da parte del Gse di 18 terwattora di energia rinnovabile a prezzi scontati. L’escalation dei razionamenti dipenderà dalle mosse di Mosca. E di questo si parlerà il 7 settembre a Bruxelles e il 9 in occasione della riunione straordinaria del Consiglio Ue dei ministri dell’energia. Sul tavolo anche il nodo del tetto europeo al prezzo del gas.

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