Grano e mais, prezzo alle stelle: la mossa di Putin e le conseguenze per l'Italia. «Mosca usa il cibo come arma»

Secondo gli esperti la decisione del presidente russo di abbandonare l’accordo porterà a un nuovo balzo dei prezzi alimentari globali, con «conseguenze catastrofiche» per le nazioni più povere

Grano e mais, prezzo alle stelle: la mossa di Putin e le conseguenze per l'Italia. «Mosca usa il cibo come arma»
Grano e mais, prezzo alle stelle: la mossa di Putin e le conseguenze per l'Italia. «Mosca usa il cibo come arma»
di Giusy Franzese
Lunedì 31 Ottobre 2022, 18:55 - Ultimo agg. 19:20
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Corre il prezzo del grano sui mercati internazionali in seguito alla decisione di Mosca di non voler più partecipare all’accordo per l’export dall’Ucraina attraverso il Mar Nero. Qualche nave carica di frumento è partita lo stesso. Ma a questo punto i pericoli sono enormi, e cresce il pressing internazionale sul Cremlino affinché ci ripensi. Con l’Onu che avverte: «Sarebbe davvero un grave abuso se l'Iniziativa sul grano del Mar Nero fosse usata in qualche modo per un vantaggio operativo militare». E la Casa Bianca ancora più netta: «Mosca usa il cibo come arma».

 

Rischio carestia

Secondo gli esperti la decisione del presidente russo Vladimir Putin di abbandonare l’accordo porterà a un nuovo balzo dei prezzi alimentari globali, con «conseguenze catastrofiche» per le nazioni più povere. Lo stop al passaggio delle navi cariche di cereali sul Mar Nero alimenta il rischio carestia in ben 53 Paesi dove, secondo l’Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione.

 Di certo nell’arco di 48 ore sono state ben 218 le navi cariche di grano, che non sono riuscite a partire, per un totale di 2 milioni di tonnellate di grano.

Una quantità sufficiente - secondo i calcoli del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba - a sfamare oltre 7 milioni di persone.

 

La ritorsione

Mosca ha sospeso la partecipazione all’accordo come ritorsione per l’attacco con i droni contro la base della flotta del Mar Nero a Sebastopoli. Il ministero russo della Difesa accusa Kiev di aver usato i «corridoi del grano», e forse anche una nave per il trasporto di prodotti alimentari, per l’attacco. «È stato stabilito che i droni aerei sono stati lanciati dalla costa vicino Odessa. I droni marittimi hanno navigato nella zona di sicurezza del corridoio del grano e poi hanno cambiato la rotta verso la base navale russa a Sebastopoli», afferma il ministero, dopo aver annunciato di aver recuperato frammenti dei droni marittimi. Le coordinate di movimento di uno di questi droni «indicano un punto di lancio nelle acque della zona di sicurezza del corridoio del grano nel mar Nero». La difesa russa sostiene che i droni marittimi sono di fabbricazione canadese e che uno di loro potrebbe essere stato lanciato da un vascello civile per il trasporto di prodotti agricoli dai porti ucraini.

 

La diplomazia

Per far in modo che Putin ci ripensi in queste ore si stanno muovendo tutte le principali diplomazia. A cominciare dal premier turco Erdogan, principale protagonista attraverso la sua mediazione, dell’accordo sui corridoi del grano raggiunto durante l’estate scorsa. Ieri in una telefonata il ministro Difesa turco Hulusi Akar ha detto al suo omologo russo Serghei Shoigu, che la Turchia si aspetta che la Russia riconsideri la decisione di abbandonare l‘accordo sull‘esportazioni di grano dall‘Ucraina.

 Sono scesi in campo anche l’Onu e la Commissione Europea. Secondo le Nazioni Unite  l'accordo per l'esportazione del grano ucraino attraverso il mar Nero continua anche se Mosca ha sospeso la sua partecipazione.  «Riteniamo che l'Inizativa per il grano e gli impegni presi rimangano in vigore - ha affermato il Coordinatore Onu per i servizi d'emergenza, Martin Griffiths - la Russia ha solo sospeso temporaneamente le attività d'implementazione dell'iniziativa». «Aspettiamo di accogliere nuovamente (i russi) come partecipanti pieni e attivi il più presto possibile nella realizzazione degli scopi concordati e siglati. L'Onu è pronta a rispondere alle preoccupazioni e ad ascoltare i suggerimenti delle due parti»

«La Russia torni all’accordo» sull’export di grano «per permettere che ci siano dei corridoi attraverso i quali mandare alimenti al mondo». È questo l’invito formulato dalla Commissione Ue. «I corridoi» per l’export di grano e non solo «sono molto importanti da maggio a ottobre, oltre 14 milioni di tonnellate di grano sono stati esportati con i corridoi di solidarietà dall’Ucraina», ha sottolineato Stefan de Keersmaecker, portavoce dell’esecutivo europeo.

 

I prezzi

Sulla piazza di Chicago i futures del grano e del mais sono subito balzati in alto. Il prezzo del frumento sui mercati internazionali ha messo a segno rialzi in media del 5,7% ed è il secondo incremento nel complesso di tutte le materie prime preceduto solo dal gas naturale (che ha messo a segno un rialzo medio del 7,8%). La ripartenza dei listini dei frumenti sta inoltre trainando al rialzo anche altre materie prime agricole. Il grano duro viene scambiato a 966 dollari per unità contrattuale, con un rialzo del 4,43% su venerdì scorso e del 20,5% da inizio anno. In crescita del 5,46% a 874,5 dollari il grano tenero, in progresso del 13,46% da inizio anno.

 

Primi effetti in Italia

Lo stop all’accordo da parte della Russia interrompe le spedizioni anche verso il nostro Paese, dove arrivavano dall’Ucraina quasi 1,2 miliardi di chili di mais per l’alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole nell’ultimo anno prima della guerra.

Il blocco delle spedizioni di cereali sul Mar Nero è preoccupante soprattutto, sottolinea Coldiretti, per la fornitura di mais alle stalle italiane in una situazione in cui i costi di produzione sono cresciuti del 57% secondo il Crea, mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali. L’Ucraina infatti con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili è il secondo fornitore di mais dell’Italia, che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle.

L’Ucraina garantisce invece appena il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili) mentre sono pari a ben 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l’analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021.

Confagricoltura ricorda che a livello europeo, secondo i dati diffusi a luglio dalla Commissione, la produzione di cereali si è attestata a circa 270 milioni di tonnellate, in riduzione di 7 punti percentuali sulla campagna 2021/2022, essenzialmente a causa della siccità. Per il grano tenero, i raccolti (127 milioni di tonnellate) consentono di coprire il fabbisogno interno degli Stati membri e di destinare all‘esportazione nei Paesi terzi un quantitativo nell‘ordine di 36 milioni di tonnellate.

 

Le navi

Dopo il blocco totale di sabato, tra ieri e oggi qualche nave è riuscita a salpare dai porti ucraini sul Mar Nero. Secondo le Nazioni Unite, l‘African Robin, carica di farina, la SK Friendship, con un carico di semi di soia e la Sealock hanno lasciato ieri le acque ucraine del Mar Nero attraverso il corridoio protetto dall‘accordo del 22 luglio scorso, insieme ad altre tre navi. Il ministero delle Infrastruttre di Kiev ha reso noto che è partita anche la Ikaria Angel, del World Food Programme, con il suo carico di 40mila tonnellate di grano destinate all‘Etiopia. 

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