La guerra non si combatte solo sul campo. Anzi, con la risposta dell'Unione europea in tandem con gli Stati Uniti la partita si gioca anche e soprattutto sul fronte economico. Le pesanti sanzioni inflitte nei confronti della Russia stanno portando a inevitabili ripercussioni, almeno nell'immediato, sui prezzi delle materie prime. Russia ed Ucraina sono infatti grandi produttori di quel grano le cui quotazioni sui mercati internazionali sono salite dell'8,7%%, insieme con il mais (+5%) e la soia (+3.9%). Corre invece il dollaro, visto come bene rifugio, ed il biglietto verde si rafforza praticamente rispetto a tutte le valute, con l'euro che perde così lo 0,95% a 1,161. Anche l'oro è in deciso rialzo, e sui mercati il metallo con consegna immediata sale dell'1% a 1908 dollari l'oncia.
Benzina, volano i prezzi
Volano i prezzi praticati di benzina e diesel sulla rete.
Sale il prezzo del grano, aumentano pane e pasta
Federalimentare dipinge lo scenario di mercato da «tempesta perfetta» per il settore alimentare in relazione alla situazione internazionale creatasi, ai rincari energetici, all'aumento del gas e agli scioperi dei trasportatori. Federalimentare che dipinge lo scenario di mercato da «tempesta perfetta» per il settore alimentare in relazione alla situazione internazionale creatasi, ai rincari energetici, all'aumento del gas e agli scioperi dei trasportatori.
A far volare i prezzi del grano e degli altri prodotti agricoli è la sospensione a causa della guerra delle spedizioni commerciali dai porti sul mar Nero dell'Ucraina che insieme alla Russia rappresenta quasi 1/3 del commercio mondiale di grano (29%) ma anche il 19% delle forniture globali di mais per l'allevamento animale e ben l'80% delle esportazioni di olio di girasole. Rileva l'analisi Coldiretti sugli effetti economici della guerra che hanno determinato un balzo delle quotazioni mondiali al Chicago Board of trade, «punto di riferimento per le materie prime agricole». «Una situazione che nei Paesi più sviluppati - sottolinea l'organizzazione agricola sta alimentando l'inflazione ma a rischio c'è la stabilità politica di quelli più poveri con i prezzi del grano che si collocano sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto, che è il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da Russia e Ucraina».
Emergenza mondiale
«Un'emergenza mondiale che riguarda direttamente l'Italia - sostiene Coldiretti - che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l'alimentazione del bestiame». «L'Ucraina - aggiunge inoltre l'organizzazione - è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell'import nazionale di grano». «L'Italia - conclude Coldiretti - è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori» e «perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti».