Benzina, pasta, pane e non solo: effetto guerra sui prezzi alle stelle. Fino a quasi 2.500 euro di spesa annua in più a famiglia

Pane e pasta tra i prodotti soggetti ai maggiori rincari
Pane e pasta tra i prodotti soggetti ai maggiori rincari
di Roberta Amoruso
Domenica 13 Marzo 2022, 17:02 - Ultimo agg. 14 Marzo, 10:01
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Non solo caro-carburante. Un po’ tutti sentiremo sempre più nelle prossime settimane il peso della guerra in Ucraina in portafglio, a quanto pare. Perché le speculazioni di oggi, e quindi i rincari non dovuti, sono altra cosa dai rincari che inevitabilmente arriveranno quando le riserve messe da parte nei mesi scorsi verranno meno e le nuove materie prime, a partire dal grano e dal mais, avranno un costo diverso per chi le deve lavorare.

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«Fino 2.300 euro di spesa annua in più a famiglia»

Intanto, secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, prima dell’invasione di Mosca in Ucraina, stimava un aumento di 1.719,98 euro della spesa annua di una famiglia. Ma il rincaro è destinato a salire di altri 288 euro tenendo conto delle ricadute dell’impennata dei carburanti. Mentre il conto sale di 129 euro per il settore alimentare e di 218 per le tariffe di luce, gas e acqua. In tutto si arriva a 2.354,98 euro a famiglia, secondo le previsioni di Federconsumatori e Cgil Forlì-Cesena.

Ma attenzione, la valutazione va ponderata città per città. Il bilancino dei prezzi si muove con logiche diverse a livello territoriale. A livello nazionale, invece, pesa per tutti il conto delle accise incluse nei prezzi della benzina.

 

I RISCHI

A segnalare le materie prime più colpite dai rincari nelle ultime settimane è l’ufficio studi della Cgia. Sono una dozzina le voci da monitorare, quella che tra il 23 febbraio scorso e l’11 marzo ha subito la variazione di prezzo più importante è stato il nickel (+93,8 per cento). Seguono il gas (+48 per cento), il granoturco (+30,3 per cento), il frumento tenero (+29,2 per cento), l’acciaio (+25,1 per cento) e il petrolio (+16,3 per cento). Con variazione negativa, invece, scorgiamo il piombo (-1,3 per cento) e lo stagno (-2,1 per cento).

PANE E PASTA

Tra i beni di largo consumo che hanno già risentito dell’effetto Ucraina ci sono pane e pasta, esposti a ulteriori aumenti nelle prossime settimane, denuncia Assoutenti. L’associazione dei consumatori ha messo a confronto i listini di pane e pasta nelle principali città italiane, per capire come i rincari di luce e gas scattati lo scorso gennaio abbiano influito sui prezzi al dettaglio. Ferrara è la città dove il prezzo del pane raggiunge il livello più elevato – spiega Assoutenti – In base alle ultime rilevazioni del Mise, qui un chilo di pane fresco realizzato con farina di grano costa fino a 9,8 euro (quotazione massima), mentre il prezzo medio si attesta a 5,31 euro al kg. Al secondo posto si piazza Forlì, dove il prezzo massimo del pane fresco è di 9 euro al kg (4,37 euro il prezzo medio). Carissima anche Venezia, dove un chilo di pane fresco è venduto in media a 5,52 euro (8,5 euro la quotazione massima). I listini superano i 6 euro/kg in numerose città, da Milano a Bari, passando per Ancona, Macerata, Bologna, Bolzano, Modena, Reggio Emilia, Trento e Udine. Le province più economiche risultano essere Napoli (2 euro al kg il prezzo massimo), Cosenza (2,5 euro), Benevento (2,65 euro). Sul fronte della pasta di semola di grano duro Cagliari è la città più cara d’Italia, con i prezzi massimi che raggiungono il record di 4,7 euro al kg (1,95 euro il prezzo medio), seguita da Sassari 3,35 euro (1,80 euro/kg il prezzo medio).

I PREZZI MASSIMI

Il prezzo massimo della pasta supera i 3 euro al kg in altre 7 città: Bergamo, Brescia, Genova, Grosseto, Macerata, Perugia, Pescara. I listini più bassi si registrano a Messina, dove il prezzo massimo è di 1,86 euro (1,21 il prezzo medio), 2,07 euro il prezzo massimo a Siracusa. “Sui listini di prodotti come pane e pasta pende oggi la spada di Damocle della guerra in Ucraina che ha fatto impennare le quotazioni internazionali non solo del grano, ma anche del gas e del petrolio, voci che incidono sui costi di produzione e, quindi, sui prezzi finali al pubblico – avverte il presidente Furio Truzzi – Per tale motivo esiste il rischio di concreto di nuovi rialzi dei prezzi compresi tra il +15% e il +30% per una moltitudine di prodotti di largo consumo, dalla pasta ai dolci, passando per pane, crackers e biscotti”. Proprio per protestare contro l’insostenibile situazione in atto, Assoutenti assieme ad altre associazioni dei consumatori ha indetto per il prossimo 15 marzo uno sciopero dei consumi di luce e gas teso a boicottare il gas russo importato in Italia, invitando le famiglie a ridurre il più possibile l’utilizzo di energia e dare il proprio contributo concreto alle sanzioni verso la Russia.

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