Guerra in Ucraina, costerà 929 euro a ogni famiglia italiana (1.279 nel Lazio): inflazione al 6%. Cgia: «Subito norma per salvare i salari». Cala il potere d'acquisto

Guerra, costerà 929 euro a ogni famiglia italiana: inflazione al 6%. Cgia: «Serve norma per salvare i salari». Cala il potere d'acquisto
Guerra, costerà 929 euro a ogni famiglia italiana: inflazione al 6%. Cgia: «Serve norma per salvare i salari». Cala il potere d'acquisto
Paolo Ricci Bittidi Paolo Ricci Bitti
Martedì 31 Maggio 2022, 10:44 - Ultimo agg. 1 Giugno, 09:27
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Poco più di tre mesi dall'inizio della guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina ed è già evidente il sacrificio per le famiglie italiane: in media costerà quest'anno 929 euro a ogni nucleo. Senza fare la media, risulta che a una famiglia trentina il costo è di 1.685 euro, mentre a una famiglia siciliana, in ultima posizione, si scende a a 437 euro. Pesante la situazione nel Lazio, prima delle Regioni dopo Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta (regioni a statuto speciale) con 1.279 euro.

 Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre, che ha fatto i conti dal 24 febbraio ad oggi, ricorda poi che le stime dell'inflazione arrivano gia a fissarla al 6% che quindi diventa decisivo per il governo norme per difendere lo stipendio, per difendere il potere d'acquisto  delle famiglie.

E anche l'Istat registra già preoccupanti segnali: «Nel primo trimestre dell'anno la spesa delle famiglie segna una diminuzione in termini congiunturali dello 0,9%. Lo rileva l'Istat nella statistica sui Conti economici trimestrali. In particolare gli acquisti di beni durevoli sono cresciuti del 2,7% e quelli dei beni semidurevoli del 2,4%. Per contro, i consumi in beni non durevoli sono diminuiti dell'1% e quelli di servizi del 2%».

Sale l'inflazione

L'inflazione, indica l'ufficio studi della Cgia, quest'anno è prevista attorno al 6 per cento e, come sostengono gli esperti, è una tassa e della peggiore specie.

Non si versa come gli altri tributi, ma la si «paga» subendo la riduzione del potere d'acquisto che colpisce, in particolar modo, chi ha un reddito fisso. Se quella presente quest'anno è alimentata dall'aumento dei prezzi dei beni energetici che importiamo dall'estero, questo tipo di inflazione è ancor più allarmante perché colpisce le famiglie meno abbienti.

Secondo l'Istat, infatti, con un caro vita in crescita del 6 per cento, questo si traduce in un incremento effettivo dell'8,3 per cento per le famiglie più povere e del 4,9 per cento per quelle benestanti. La ragione di questa assimetria è riconducibile al fatto che nel carrello della spesa dei meno abbienti, i beni e i servizi ove i prezzi sono aumentati, come gli alimentari, pesano in proporzione maggiore delle altre tipologie di consumatori. «Il Governo dovrebbe intervenire subito, tagliando in misura importante il cuneo fiscale.

Solo con una misura salva-salari, infatti, potremmo evitare il crollo dei consumi delle famiglie e, conseguentemente, anche i ricavi degli artigiani e dei piccoli commercianti», chiede la Cgia. I nuclei familiari più penalizzati saranno quelli residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d'Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro). Se le prime due realtà territoriali risentiranno, principalmente, dell'aumento dei costi energetici, la terza, che è decisamente condizionata dai risultati della provincia di Roma, patirà, in particolar modo, del forte calo dei consumi interni e per l'effetto dell'inflazione sui beni importati (nel biennio 2020-2021 la regione Lazio ha registrato un saldo commerciale negativo di ben 17 miliardi di euro).

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Altrettanto critica la situazione in Veneto (-1.065 euro), in Toscana (-1.059 euro) e in Basilicata (-1.043 euro); in queste due realtà del Centro-Nord la perdita di potere d'acquisto sarà riconducibile, in particolar modo, alla contrazione della domanda interna e ai rincari delle bollette di luce e gas, così come nel Piemonte (-1.039 euro) e in Emilia Romagna (-1.035 euro).

Per le regioni del Sud, infine, l'impatto della crisi sarà meno «violento»; con costi energetici molto più contenuti che nel resto del Paese, un'economia meno aperta ai mercati internazionali e dimensionalmente più piccola in termini di Pil procapite, l'impatto negativo sulle famiglie sarà più contenuto. Il quadro economico generale si presenta a tinte molto fosche; il pericolo che il Paese stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato, afferma la Cgia. È un termine, quest'ultimo, ai più sconosciuto, anche perché si manifesta raramente, ovvero quando ad una bassa crescita del Pil, che nei casi più drammatici diventa addirittura negativa, si affianca un'inflazione molto alta che fa impennare il tasso di disoccupazione, così come è successo nella seconda metà degli anni '70 del secolo scorso. Probabilmente questo fenomeno non lo vivremo nel 2022, anche se il trend sembra essere segnato: le difficoltà legate alla post-pandemia, agli effetti della guerra, alle sanzioni economiche inflitte alla Russia, all'aumento sia dei prezzi delle materie prime, in particolar modo di quelle agroalimentari, e sia dei prodotti energetici, rischiano, nel medio periodo, di spingere anche la nostra economia verso una crescita pari a zero, con una inflazione che si avvierebbe a sfiorare le due cifre. Uno scenario che potrebbe addirittura rendere pressoché inefficaci i 235 miliardi di euro di investimenti previsti nei prossimi anni dal Pnrr. 

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