Il contagio del panico ai tempi del Coronavirus, la prudenza in Borsa

Il contagio del panico ai tempi del Coronavirus, la prudenza in Borsa
Il contagio del panico ai tempi del Coronavirus, la prudenza in Borsa
di Rosario Dimito
Domenica 29 Marzo 2020, 00:00
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Un diffuso fallimento di sistema sul quale ci interrogheremo a lungo. E’ la fotografia dell’occidente ai tempi del Covid-19. Non è un fatto di privato o di pubblico, di accentrato o decentrato. Al di là dell’impegno quasi eroico di chi si sta prodigando per salvare gli infettati, è il sistema che ha fallito, sonnecchiando per due mesi pur avendo davanti lo specchio la tragedia cinese e proseguendo adesso ad annaspare per obiettivi minimali come trovare mascherine e ventilatori.

Borse europee in rosso. Giù Milano
Coronavirus, Boris Johnson è positivo. Giù Borsa Londra e sterlina

L’Oriente, si dice, ha avuto una reazione più adeguata perché aveva fresco il ricordo della Sars. Negli Usa e in Europa, la Sars si manifestò con poche decine di casi, non fece vittime e non lasciò segno. In compenso l’Occidente ha vissuto sulla sua pelle la Grande Recessione del 2008-2009 ed è per questo che, sul piano economico e finanziario, la sua reazione all’emergenza sanitaria di queste settimane e alle ricadute economiche può essere all’altezza della situazione in America e anche se ancora palesemente insufficiente in Europa. La Cina, per contro, non è stata sfiorata dalla crisi del 2008 e il 2009 perchè trascinata da una crescita grazie agli investimenti pubblici.

Anche per questo motivo la reazione economica cinese al Covid-19 è stata più misurata e la borsa di Shanghai (anche grazie agli interventi di sostegno) non è stata presa dal panico come dimostra il - 11% dall’inizio dell’anno.
È facile cogliere in tutta la sua capienza la mole degli interventi economici già decisi in America. C’è in primo luogo un Quantitative easing illimitato fatto di mezzo trilione alla settimana dedicato ad acquisti di titoli del Tesoro e ad altri interventi a sostegno della liquidità. Immaginando acquisti di Treasuries simili a quelli seguiti alla Grande Recessione, il bilancio della Fed potrebbe facilmente raddoppiare dal 20 al 40% del pil. Niente di ignoto, qui, la Bce era già sopra il 40% prima che scoppiasse l’epidemia.

Accanto agli interventi monetari ci sono poi quelli fiscali. I due trilioni approvati dal Congresso includono misure di sostegno per le famiglie e prestiti agevolati ai settori in crisi. Ma la parte che piace di più ai mercati è quel mezzo trilione che verrà decuplicato dalla Fed e che destinato alla costituzione di veicoli misti Tesoro-Fed (dove il Tesoro versa l’equity, la Fed il debito finanziato con creazione di base monetaria) che acquisteranno strumenti monetari e obbligazionari con scadenza a 5 anni. A regime un bazooka di quasi 5 trilioni di sostegno al mondo obbligazionario. In totale, tra fiscale e monetario, siamo nell’ordine di grandezza, in Usa, della decina di trilioni.

L’Europa guarda oltre oceano a distanza, con tre trilioni di Qe sul lato monetario ai quali sommare i rifinanziamenti per le banche, e meno di due trilioni di misure fiscali decise a livello nazionale. Le misure tedesche (550 miliardi), in particolare, sono razionali e mirate. Razionali perché, con la nuova garanzia pubblica sui crediti, le banche possono tenere in vita le imprese che, a loro volta, possono continuare a pagare gli stipendi sui quali i dipendenti continueranno a versare le tasse. In questo modo il circuito virtuoso resta in piedi come prima anche se fermo.

Le misure sono anche mirate perché le garanzie sui crediti bancari (mezzo trilione di euro) non creano debito pubblico aggiuntivo ma sono contingent liabilities (il debito verrà contabilizzato se e quando i crediti garantiti non saranno più esigibili). La valanga di trilioni e la fine delle vendite da panico con il manifestarsi dei primi segnali di stabilizzazione, hanno creato, da giovedì 26 marzo, un movimento di segno opposto, un’urgenza di entrare sul mercato da parte degli investitori più liquidi, tra cui quelli che avevano abbandonato i mercati prima della granda corsa da settembre a febbraio. Porte aperte a costoro, perché l’ultima cosa di cui ha bisogno l’economia globale in questo momento è un avvitamento dei valori finanziari che acceleri la spinta deflattiva e l’uscita di scena di molti operatori economici.

Ci sono però da fare alcuni caveat. Tra virus e trilioni, è il Covid-19 ad avere l’ultima parola, almeno finché è in fase ascendente. E vista l’improvvisazione con cui lo si sta affrontando e la terribile diffusione, è difficile pensare che se ne vada in tempi brevi. Certo, la nostra vita cambierà, dovremo riorganizzarci e ci fortificheremo dal punto di vista psicologico. Come i nostri genitori e nonni andavano a scuola o al lavoro sotto i bombardamenti, noi riprenderemo speriamo presto il tran tran lavorativo sui servizi pubblici, ma la propensione a consumare e a investire sarà soffocata per un pò. Non aspettiamoci quindi un rialzo spedito e definitivo già per le prossime settimane ma accontentiamoci di un margine di volatilità.

L’altro avvertimento deriva dalle scelte dei policy maker. Il loro messaggio sembra spietato. Faremo molto, anche di più che nel 2008, ma non potremo salvare tutti. Purtroppo come negli ospedal,i ci dedicheremo soprattutto ai più giovani, così, tra i debitori, salveremo i migliori più qualcuno altro, ma non tutti. Ecco quindi gli investment grade, ma a proposito, perchè non vengono congelate le agenzie di rating sino all'autunno almeno, come Bce e Eba hanno rinviato tante scadenze, a cominciare dai dividendi.

L’ultimo caveat è comportamentale. Non si compra qualcosa perché è diminuito il valore, ma perché si pensa che salirà. C’è una bella differenza. Sarà opportuno anche comprare quello che assicura un buon dividendo, ma bisognerà prima valutare se la remunerazione sarà costante.

Dopo questi tre avvertimenti, ce ne potrebbe essere un altro.

Il Toro, dopo un periodo di Orso, potrà tornare. È un concetto simmetrico a quello degli ottimisti a oltranza. In pratica, quindi, gli analisti ritengono che il compratore razionale, in questo contesto così fluido, farà bene a non rincorrere i rialzi e a distribuire gli acquisti nei prossimi tre mesi, tenendo gli occhi bene aperti su quello che compra. 

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