Il mondo produttivo lancia l'aut aut: cantieri subito e dl semplificazioni. Le imprese: «Meno fisco e digitalizzazione»

Il mondo produttivo lancia l'aut aut: cantieri subito e dl semplificazioni
Il mondo produttivo lancia l'aut aut: cantieri subito e dl semplificazioni
di Umberto Mancini
Lunedì 15 Giugno 2020, 07:45 - Ultimo agg. 10:00
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Aperti al dialogo, disponibili a discutere di tutto, ma anche pronti a dare battaglia se alle parole, alle buoni intenzioni, non seguiranno atti concreti. La posizione del mondo produttivo, da Confindustria alle Pmi, dal settore artigiano ai commercianti, è univoca. Non c'è più tempo da perdere, bisogna passare ai fatti. Subito. Soprattutto ora che l'emergenza Covid ha messo ancora più in luce i gap strutturali del Paese, dai ritardi della giustizia all'asfissiante burocrazia, dal peso del fisco alle carenze infrastrutturali, con il crollo del Pil che minaccia di far saltare in autunno migliaia di posti di lavoro. A chiedere un cambio di passo oggi, a Villa Pamphili, saranno i sindacati e gli enti locali. Poi da sarà la volta delle associazioni di commercianti e degli imprenditori.

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LE PRIORITÀ
Quest'ultimi sono forse i più diffidenti. Nelle stanze ai piani alti di viale dell'Astronomia non si fanno troppe illusioni: «Stiamo a vedere, speriamo ci sia poco fumo e molto arrosto». Di certo il neo presidente Carlo Bonomi non è uno che ha nascosto il suo pensiero critico nei confronti del Governo. Ed è con questo bagaglio che illustrerà le proposte degli industriali. Un fardello amaro per il presidente Conte e i suoi, che dice che fino ad ora sono stati fatti solo annunci e poco, molto poco, nei decreti. E più in generale sul fronte della politica industriale. Con i casi Ilva e Autostrade che dimostrano l'impasse in cui è precipitato l'esecutivo. Nessun pregiudizio, però, sull'evento. La linea è quella dell'andare al tavolo per andare a vedere le carte. Quello che il presidente di Confindustria dirà, secondo quanto riferiscono fonti dell'associazione degli industriali, è che l'Europa sta mettendo a disposizione dell'Italia una montagna di soldi. E che le grandi direttrici su cui il piano per la rinascita si dovrà muovere sono il Green deal. E l'industria 4.0 in una logica di lungo periodo, con lo sblocco dei cantieri non sul modello del liberi tutti, ma seguendo gli esempi di Genova e dell'Expo. Lotta senza quartiere quindi alla burocrazia. In attesa, si augura il presidente di Confindustria, che il decreto Semplificazioni, annunciato da mesi, parta davvero. Così come lo sblocco delle grandi opere, la riforma del fisco, la digitalizzazione della Pa.

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Il concetto che Bonomi dirà chiaramente mercoledì agli Stati generali è execution. Passare dalle parole ai fatti. Ricordando al Governo che lo sforamento fino al 160% è debito, che il Mes è debito, che una parte del Recovery Fund è debito. E per questo bisogna spendere i soldi, ma spenderli attraverso un piano compiuto, organico, di lungo respiro. Spendere, ribadirà il leader degli imprenditori, per crescere. Non per fare assistenzialismo. Perchè gli altri Paesi si stanno già attrezzando e non si possono compiere passi falsi.
Pensieri che anche i sindacati, pur con toni e sfumature diverse, ribadiranno. Alle 10 verranno presentate le proposte di Cgil, Cisl e Uil mentre, nel primo pomeriggio, spetterà a Ugl, Usb, Cub, Cisal, Confsal, Cobas, Unicobas, Cida, Fedeermanager Cse, Fnsi. Alle 18 invece Anci, Upi e Conferenza regioni faranno sentire le ragioni degli enti locali. La Cisl, ad esempio, chiede nuove modalità per includere nel sistema degli ammortizzatori i dipendenti delle piccole e microimprese, mentre la Cgil invece, tra le altre cose, vuole prolungare il blocco dei licenziamenti fino a fine anno.

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Martedì invece sfileranno commercianti, piccole e medie imprese, banche e assicurazioni. Ci saranno quindi Confcommercio, Confesercenti, Confartigiani, Confartigianato, CNA, Federdistribuzione. Anche qui la parola sarà una sola: sburocratizzare e dare ossigeno all'economia.
Eliminando tutti quei lacci che sottraggono al mondo produttivo risorse. L'ultimo studio sulla «malaburocrazia» stima che il cattivo funzionamento del nostro settore pubblico pesa per quasi 100 miliardi di euro all'anno.
 

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