Il patto in Confindustria Manfellotto presidente

Il patto in Confindustria Manfellotto presidente
di Nando Santonastaso
Mercoledì 23 Settembre 2020, 08:30
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Alla fine a Palazzo Partanna è esplosa la pace. Non più due schieramenti contrapposti per misurarsi voto su voto per la nomina del successore di Vito Grassi alla presidenza dell'Unione industriai di Napoli ma un'unica, condivisa volontà. Un ricompattamento generale, cioè, che ha permesso di indicare in Maurizio Manfellotto, presidente e ad di Hitachi Rail, nonché presidente facente funzioni dell'Associazione, il solo nome da votare nell'assemblea generale di imminente convocazione.

Oggi la formalizzazione da parte del comitato dei saggi che ha ultimato ieri i suoi lavori: unanime, a quanto pare, la manifestazione di volontà espressa dai soci nel rispetto delle procedure, Manfellotto candidato unico e con la consapevolezza di una scelta qualificata, autorevole e assai rappresentativa anche sul piano nazionale.

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L'accordo, raggiunto, dopo mesi di contrasti e polemiche, prevede che i suoi due vicepresidenti saranno gli imprenditori indicati dalle rispettive aree di riferimento come i candidati alla successione di Gassi: e cioè Francesco Tavassi (il cui nome era stato fatto dal gruppo che aveva espresso anche Grassi) e Costanzo Jannotti Pecci (vicino all'ex presidente di Confindustria Antonio D'Amato). E anche questa doppia indicazione dimostra come l'intesa sia solida e credibile e destinata, si augurano in tanti, a durare. Non un patto per così dire di transizione, visto cha fine dell'attuale quadriennio di presidenza mancano meno di due anni: la ritrovata unità dell'Unione industriali si misurerà infatti con un programma ambizioso e, a quanto pare, il rilancio di un paio di forti iniziative. Una Fondazione e un Centro studi, ad esempio, capaci di rilanciare anche sul piano progettuale e dell'interlocuzione politica in senso lato il ruolo dell'Associazione. Sotto questo profilo, la presidenza di Manfellotto sembra in grado di assicurare il necessario salto di qualità specie in questa fase, con l'arrivo o comunque la definizione dei fondi straordinari europei e l'attenzione sempre più forte che circonda il Mezzogiorno e dunque la sua storica capitale. Un'occasione troppo importante per poterla gestire in modo contrapposto, come pure per mesi era sembrato possibile.

Non a caso tra le novità dell'accordo figura anche la nomina di un direttore generale e direttore della comunicazione. Incarico che sarà ricoperto dal giornalista napoletano Francesco Benucci, attuale vicedirettore generale della Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro. Opererà a stretto contatto con il direttore generale dell'Unione Michele Lignola in procinto di lasciare l'incarico per limiti di età: tra qualche mese ci sarà il passaggio di consegne anche se al momento manca l'ufficialità.
 


La pace raggiunta dopo avere disinnescato anche sul piano mediatico, polemiche e tensioni. Un passo dopo l'altro e dalla possibile rottura si è riusciti a ricomporre un quadro di coesione e condivisione di progetti e programmi che finalmente è andato al di là dei nomi e della scorta di voti ad essi attribuibile in un clamoroso faccia a faccia.

Ampio ma costruttivo il lavoro dei mediatori di entrambi gli schieramenti. Si è riusciti persino a ricomporre l'altro pezzo di questo scenario, ovvero la conferma di Vito Grassi per un altro anno alla presidenza della federazione regionale delle Unioni territoriali della Campania. Era il presupposto in base al quale l'imprenditore di Graded potrà ottenere anche il secondo biennio di presidenza del Consiglio degli affari regionali di Confindustria in virtù del quale è anche vicepresidente dell'Associazione, incarico di assoluto prestigio per gli industriali napoletani e meridionali.

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Evitata la spaccatura, ricostruito un clima che solo tre mesi fa sembrava impossibile persino da ipotizzare, gli industriali partenopei dovranno ora dimostrare con i fatti di cosa sono capaci per rilanciare il territorio e con esso la rappresentatività della loro Associazione.
Manfellotto è una garanzia, avendo competenza ed esperienza in chiave internazionale da vendere (il gioiello di Hitachi Rail porta per intero la sua firma). Ma il suo principale alleato dovrà essere proprio la ritrovata compattezza della base e dunque l'operatività della sua squadra: c'è un grosso lavoro da svolgere, recuperando ad esempio all'Unione le aziende che se ne sono andate per i più svariati motivi ma anche la certezza di poter contare su uno spirito di unità mai affievolitosi anche nei giorni della diaspora o presunta tale. Ripartire da qui in fondo non dovrebbe essere difficile. 

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