Ilva, corsa a ostacoli per una soluzione: Tesoro in campo. Martedì sciopero

Ilva, corsa a ostacoli per una soluzione: Tesoro in campo. Martedì sciopero
Ilva, corsa a ostacoli per una soluzione: Tesoro in campo. Martedì sciopero
Sabato 7 Dicembre 2019, 21:30
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Per dare un futuro all'acciaieria di Taranto resta fermo il conto alla rovescia verso il 20 dicembre, il tempo concesso dal Tribunale di Milano con il rinvio dell'udienza sul ricorso dei commissari Ilva per impedire ad ArcelorMittal il recesso dal contratto. Dodici giorni di lavoro in un intreccio di ostacoli e dossier diversi. Governo e azienda cercano l'intesa su un nuovo piano industriale, i sindacati sono sulle barricate per un rischio esuberi monstre e restano aperte su più fronti le partite giudiziarie. Mentre comincia a trapelare qualche pessimismo sulla possibilità di imbastire una soluzione in tempi così stretti: non si esclude il rischio di dover cercare un accordo per un rinvio almeno a metà gennaio.

Dall'incontro del 22 settembre a palazzo Chigi tra i Mittal ed il premier, quando è stata sancita la tregua per tentare una complessa negoziazione, il tavolo di lavoro concreto è quello tra Governo e azienda nella riservatezza di una fitta serie di incontri tecnici che procede con una agenda già fissata per la prossima settimana (con un primo incontro martedì che, nel tentativo di accelerare, potrebbe essere anticipato al giorno prima). A tenerne le fila sono due manager noti per un approccio simile, forte determinazione e lavoro lontano dai riflettori: Lucia Morselli, numero uno di ArcelorMittal Italia, e Francesco Caio, chiamato dal governo a gestire il negoziato.

Sul fronte politico il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, ha preannunciato che entro lunedì farà una sua proposta di piano industriale: punta su un equilibrio tra tecnologie ecosostenibili e un livello della produzione di acciaio che possa sostenere i livelli occupazionali. Più nell'ombra, fonti vicine al negoziato indicano nel ministro dell'Economia Roberto Gualtieri una figura chiave. Passa per le controllate del Tesoro il tentativo di costruire un pilastro pubblico, con Invitalia o (più difficile) con Cdp.

Diversi potrebbero essere gli ambiti di un sostegno indiretto dello Stato: nel capitale dell'acciaieria o per investimenti di contorno, in una newco per le bonifiche ambientali o nel più ampio piano di rilancio per l'economia dell'area. Diventerà poi un fulcro essenziale se si sarà costretti ad un piano B (per il fallimento del negoziato ed una uscita di scena di ArcelorMittal) anche perchè non si vede all'orizzonte alcun interesse di eventuali investitori privati. Il ripristino dello scudo penale è dato per acquisito, tornerà al centro dello scontro politico quando tutti gli altri tasselli di una soluzione saranno al loro posto.

Sul fronte giudiziario la prossima scadenza chiave è venerdì 13 dicembre, un passaggio vitale: per quella data, a Taranto, il giudice dovrà decidere se l'altoforno 2 potrà restare aperto nell'attesa di completare le prescrizioni della magistratura dopo l'incidente che nel 2015 provocò la morte di un operaio. Sulla richiesta di avere più tempo, avanzata dai commissari straordinari, dopo la relazione del custode giudiziario è atteso ora, per lunedì, il parere della Procura.

Intanto è muro contro muro con i sindacati dopo il tavolo al ministero di mercoledì scorso: tutte le sigle sono ferme nel chiedere il rispetto dell'accordo del settembre 2018 con ArcelorMittal, un piano di rilancio e niente esuberi. Che invece sono 4.700 al 2023, di cui 2.900 subito, per l'azienda che stima perdite 2019 per un miliardo: brucia 2,7 milioni per ogni giorno di lavoro. I lavoratori a rischio sono di più, 6.612, avvertono i sindacati, perché vanno considerati anche i 1.912 ancora in carico all' Ilva in amministrazione straordinaria. Martedì lo sciopero per gruppo e indotto (32 ore dalle 23 di lunedì): una protesta che confluirà nella manifestazione nazionale a Roma già indetta da Cgil, Cisl e Uil. Da Taranto partiranno 15 pullman.

 
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