Incentivi al Sud, effetti modesti: ok solo la decontribuzione

Incentivi al Sud, effetti modesti: ok solo la decontribuzione
di Nando Santonastaso
Mercoledì 15 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 16 Giugno, 18:21
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Il ministero dello Sviluppo ci sta lavorando, quello del Sud in piena sintonia. Riordinare e disboscare la giungla degli incentivi pubblici per le imprese e per l'occupazione di giovani e donne soprattutto nel Mezzogiorno è perfino una delle priorità del Pnrr. Ma i dati resi pubblici ieri dall'Inapp, l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (ex Isfol) inducono a pensare che il vero problema forse è un altro. E, in fondo, nemmeno tanto sconosciuto. Le agevolazioni fiscali per creare nuova occupazione, o rafforzare quella già esistente, non solo influiscono troppo poco sul totale dei nuovi posti creati ma non sfuggono, neanche loro purtroppo, alla logica dei contratti a tempo determinato che ormai impera quasi ovunque nel mercato del lavoro, con le donne ancora costrette a inseguire. I bonus, per lo più, producono occupazione a termine, precaria cioè e fragile. Replicano, spiega l'Inapp, dinamiche da tempo consolidate, dai contratti a termine appunto ai part-time involontario, poche ore e salari bassi.

Date un'occhiata a queste cifre: nel 2021, l'anno del fortissimo rimbalzo post pandemia, le nuove attivazioni contrattuali hanno superato in Italia i 7 milioni (solo il 41% donne), ma solo il 24% è avvenuto grazie a una forma di agevolazione (e nello specifico ha usufruito di un incentivo il 25% delle oltre 4milioni di assunzioni maschili e il 23% dei quasi 3 milioni di assunzioni femminili). In questi numeri spiccano quelli di Decontribuzione Sud, la misura che garantisce la fiscalità di vantaggio in favore delle imprese allocate nel Mezzogiorno in scadenza a fine giugno e per la cui proroga, sollecitata a gran voce proprio dalle aziende, il governo italiano cerca un nuovo accordo con l'Ue puntando sulle misure comunitarie destinate alle pmi danneggiate dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

Bene, Il 55% dell'occupazione creata o rafforzata da Decontribuzione Sud è a tempo determinato contro il 16% di quella a tempo indeterminato, superata anche dal lavoro stagionale (18%). 

È un dato che va analizzato correttamente, nel senso che la misura ha prodotto numeri importanti (oltre 1,2 milioni i posti garantiti da fine 2020 a marzo scorso dalle aziende, tra contratti confermati e nuove assunzioni, attraverso la riduzione del 30% del costo del lavoro), diventando di fatto una sorta di salvagente per il sistema produttivo meridionale nei mesi dell'emergenza Covid. L'Inapp non lo nega ma sottolinea che la risposta in termini di contratti a tempo pieno è stata finora modesta e che «le nuove assunzioni di donne effettuate con Decontribuzione Sud, sono il 34% del totale e continuano ad essere in numero inferiore a quelle degli uomini, con una maggiore precarietà e discontinuità».

Decisamente peggio è andata sempre nel 2021 a due agevolazioni specifiche: l'Incentivo donne, che ha inciso per il 4,8%, e l'Esonero Giovani che ha contribuito per il 5,8%. «Escludendo l'apprendistato - che ha dato origine per l'86% a contratti di analoga natura e l'Esonero giovani che opera nel caso dell'occupazione a tempo indeterminato (compresa la somministrazione) scrive l'Inapp - gli incentivi che consentivano di attivare rapporti di lavoro sia a tempo indeterminato sia a termine o discontinui (come Incentivo donne e Decontribuzione Sud), non hanno corretto, ma riprodotto, il quadro e le relative criticità presenti nelle assunzioni non agevolate».

Il ricorso al part time è diventato quasi invasivo: in tutte le assunzioni agevolate sono a part time il 44%, mentre in quelle non agevolate si scende al 35%, e si arriva al 63% dei contratti attivati da Incentivo donne. «Dei 613.786 contratti a termine attivati da Decontribuzione Sud, il 52% è a part time. All'interno di questo dato vi è una profonda differenza di genere. Degli oltre 412.000 contratti a termine maschili, il 39% è a part time. Dei 201.294 contratti a donne è a part time il 79%. Il che significa che i contratti a termine delle donne pur essendo la metà di quelli degli uomini sono quasi completamente part time». «L'emergenza pandemica, la prospettiva di una recessione associata al conflitto in Ucraina, insieme alla pericolosa spirale inflazionistica che colpisce i salari sono tutti fattori che rischiano di impoverire ulteriormente il lavoro, accentuando le diseguaglianze», spiega Sebastiano Fadda, presidente Inapp. Che giudica «necessaria una profonda riflessione sulla strategia competitiva che molte imprese applicano da anni, basata sulla compressione del costo del lavoro. L'incentivo dovrebbe avere la forza di favorire un'inversione di tendenza». È un tema caldissimo che offre un'infinità di tesi e antitesi ma che al Sud pone un interrogativo chiave: come utilizzare le risorse pubbliche per creare al Sud occupazione stabile e paritaria nei generi? 

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