Inflazione, prima frenata: a dicembre il caro-vita rallenta all’11,6%. Nel 2022 il picco più alto da quarant’anni

Il carrello della spesa è un po’ meno caro ma corrono ancora le bollette di gas e luce

Inflazione, prima frenata: a dicembre il caro-vita rallenta all’11,6%. Nel 2022 il picco più alto da quarant’anni
Inflazione, prima frenata: a dicembre il caro-vita rallenta all’11,6%. Nel 2022 il picco più alto da quarant’anni
di Andrea Bassi
Venerdì 6 Gennaio 2023, 00:04 - Ultimo agg. 8 Gennaio, 10:15
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Il 2022, l’anno che è appena terminato, sarà ricordato come l’anno nero dell’inflazione. Il caro-vita nei dodici mesi appena trascorsi, ha toccato l’8,1 per cento in media. Per trovare un dato paragonabile, bisogna portare indietro le lancette dell’orologio di quasi 40 anni (37 a essere esatti), al 1985. L’anno in cui uscì nei cinema “Ritorno al futuro” e Microsoft rilasciò la prima versione di Windows. Allora in Italia l’inflazione toccò il record del 9,2%. Ma era un’altra epoca.

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Nei dati diffusi ieri dall’Istat sul caro-prezzi, una luce in fondo al tunnel inizia però a vedersi.

A dicembre la cavalcata del costo della vita sembra essersi arrestata. L’indice Nic, quello che riguarda l’intera collettività, ha rallentato la sua corsa su base annua scendendo dall’11,8 per cento di novembre all’11,6 per cento di dicembre. Su base mensile l’aumento registrato è dello 0,3%. 


IL CONFRONTO
I prezzi in Italia continuano a correre più che negli altri Paesi del Vecchio continente. In Germania l’inflazione non è più a doppia cifra, è scesa dal 10 per cento all’8,6 per cento. In Francia va ancora meglio, il caro-vita si è fermato al 5,9 per cento. In Italia a non dare tregua è ancora il prezzo dell’energia. Nonostante i cali nelle quotazioni del gas sui mercati internazionali a cui si sta assistendo in questi giorni, dicembre è stato un mese in cui i prezzi hanno subito forti oscillazioni con picchi anche di 150 euro al Megawattora a inizio mese e forti rallentamenti alla fine. E questo ha pesato sull’indice generale. Il costo della «componente regolamentata» dell’energia ha registrato aumenti del 70 per cento contro il 57,9 per cento del mese precedente. La componente «non regolamentata», come i contratti sul mercato libero, ha fatto invece registrare una lieve discesa dei prezzi: dal più 69,9 per cento di novembre al più 63,3 per cento di dicembre. Ma nonostante la limatura si tratta, come si vede, ancora di una corsa impazzita dei prezzi energetici.

Gli alti costi dell’energia stanno ormai da tempo influenzando i prezzi di tutto il paniere: i beni alimentari lavorati hanno registrato un aumento del 14,9 per cento, rispetto al più 14,3 per cento di novembre. I prezzi dei servizi culturali e per la cura della persona corrono ormai ad un ritmo del 6,2 per cento rispetto al 5,5 per cento del mese precedente. Ma ci sono anche buone notizie. Nel complesso l’inflazione del “carrello della spesa” ha iniziato a scendere. I prezzi dei beni alimentari, per la casa e per la persona, hanno registrato un primo segnale di rallentamento. Su base tendenziale l’aumento si è ridotto dal 12,7 per cento al 12,6 per cento. I prezzi, insomma, sembrano quantomeno essersi fermati. Anche per i prodotti a più alta frequenza d’acquisto l’andamento si sta raffreddando. Il caro-prezzi è sceso dall’8,8 per cento all’8,5 per cento. 


I SEGNALI
L’inflazione di fondo, quella calcolata al netto dell’energia e dei beni alimentari freschi, è invece salita dal 5,6 per cento al 5,8 per cento. Mentre quella al netto dei soli beni energetici è passata dal 6,1 per cento al 6,2 per cento. La “febbre” rimane insomma ancora alta. Certo, adesso si prevede un raffreddamento nel 2023 anche perché nei prossimi dati sarà registrato il calo del prezzo del gas. Ma comunque l’anno in corso ha già acquisito un “fardello” del 5,1 per cento di inflazione per l’ effetto trascinamento. «Un segnale incoraggiante il rallentamento dell’inflazione», ha commentato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. «Ma», ha aggiunto, «la situazione resta pesante, serve un patto tra governo e parti sociali per bloccare le tariffe, calmierare i prezzi, ridurre le tasse, rinnovare i contratti, tutelare il potere d’acquisto di salari e pensioni». Per il vice segretario della Cgil Gianna Fracassi, «il rialzo dei tassi non sembra funzionare a contenere i prezzi, soprattutto visto che l’inflazione sorge dall’offerta e, in particolare, dalle materie prime energetiche. In Italia non sembra rallentare la corsa dei prezzi e, anzi, dobbiamo aspettarci un 2023 di crisi e ancora inflazione alta».
 

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