Giovanni Baroni, presidente della Piccola industria di Confindustria: «Sud pronto a utilizzare l'intelligenza artificiale»

«L'utilizzo dell'Intelligenza artificiale dev'essere regolamentato ma in un mondo globalizzato non si può pensare di bloccare certi processi»

Giovanni Baroni, presidente della Piccola industria di Confindustria
Giovanni Baroni, presidente della Piccola industria di Confindustria
di Nando Santonastaso
Lunedì 15 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 13:17
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Presidente Baroni, al roadshow sull'utilizzo dell'Intelligenza artificiale da parte delle Pmi con almeno 10 addetti, che si tiene oggi a Caserta, emerge che il Mezzogiorno fa meglio della media Italia: 7,6%, vicino alla media Ue dell'8%. Quanto è sorprendente questo dato?
«È un dato che non deve sorprendere del tutto se si pensa, ad esempio, al cluster delle piccole e medie imprese dell'aerospazio della Campania che sono ad alto valore tecnologico. E proprio la Campania, che pure ha ancora un livello di digitalizzazione inferiore alla media nazionale, ha fatto registrare il maggiore incremento tra 2022 e 2021: +13,3% rispetto al +9,6% del dato Italia. Sono numeri sicuramente interessanti ma complessivamente ancora modesti, al Nord come al Sud, a riprova del fatto che c'è ancora tanta strada davanti a noi». Parole di Giovanni Baroni, presidente della Piccola industria di Confindustria, impegnato con Anitec-Assinform a girare l'Italia per approfondire con le imprese dei territori le opportunità offerte dall'Intelligenza artificiale (la tappa di oggi in Campania è organizzata presso il Tarì di Marcianise con gli interventi tra gli altri del presidente di Anitec-Assinform Marco Gay e del presidente campano della Piccola industria Pasquale Lampugnale).

Non vi preoccupano i dubbi che stanno emergendo sul rischio di un utilizzo non appropriato dell'Intelligenza artificiale da parte del sistema delle imprese?
«Intanto sono anni che il tema è all'attenzione generale e in questo periodo lo è ancora di più per via dei rilievi del Garante per la Privacy su ChaT GPT.

In ogni caso dai nostri imprenditori non stiamo percependo segnali di allarme o di preoccupazione: registriamo, anzi, una notevole curiosità e i numeri dei partecipanti ai nostri roadshow lo dimostrano. A Caserta portiamo in sala oltre 150 imprenditori campani. È vero che per alcune categorie di lavoratori ci possono essere dubbi di natura occupazionale, e del resto in ogni epoca l'automazione e le nuove tecnologie hanno portato alla scomparsa di molte figure professionali: ma tante altre sono nati e la crescita economica ha permesso comunque un generale miglioramento delle condizioni di lavoro».

Il problema etico però esiste: l'Ue, il Papa e altri lo hanno fatto notare a più riprese.
«Non c'è alcun dubbio che l'utilizzo dell'Intelligenza artificiale dev'essere regolamentato. Ma al tempo stesso non credo che in un mondo globalizzato si possa pensare di bloccare certi processi. Pensi all'energia nucleare che si può prestare ad utilizzi positivi e negativi ma la cui applicabilità è riconosciuta ormai in tutte le politiche energetiche».

Lei ha parlato di crescita: ma i dati più recenti sulla produzione industriale non sono positivi
«La crescita industriale è in leve flessione, è vero, ma i dati trimestrali sono comunque superiori alle aspettative. E lo stesso, del resto, si può dire a proposito delle previsioni sul Pil 2023: le cose stanno andando meglio del previsto anche per via dell'impatto meno negativo di quanto si temeva dei prezzi energetici».

Il presidente Bonomi ha chiesto che le risorse del Pnrr che non dovessero essere spese vadano alle imprese: è davvero possibile?
«Assolutamente sì. È il privato a garantire il miglior successo al Paese nello scaricare a terra gli investimenti e realizzando i progetti. Quindi o i soldi non spesi devono essere restituiti o è meglio che li investano le imprese: non dimentichiamoci che più del 50% dei soldi ricevuti dall'Ue sono un prestito che dovrà essere restituito. Pensare di spendere risorse investimenti senza avere un ritorno in termini di crescita è assurdo».

È l'aumento del costo del denaro deciso dalla Bce il nuovo allarme per le imprese?
«Questo è sicuramente un problema rilevante. Dopo anni di denaro a tassi azzerati, i continui rialzi di questi mesi ci preoccupano. Non solo perché riducono la marginalità delle imprese ma anche perché frenano i nuovi investimenti: se alcuni Stati, come gli Usa, si sono attivati per evitare questo rischio per le loro imprese, bisogna che anche noi ci muoviamo in questa direzione. Perché se accettiamo l'aumento dei tassi senza mettere in campo iniziative per stimolare gli investimenti privati, il problema si aggraverà parecchio, rischiando di pregiudicare l'attuazione del Pnrr».

A cosa pensa esattamente?
«Ricordo che il sostegno per gli investimenti 4.0 prevedeva incentivi anche al 150% e i risultati degli ultimi due anni confermano che questa misura è stata funzionale alle imprese che hanno rinnovato le fabbriche e investito in ulteriore innovazione. Ora però è stata depotenziata e in questo scenario non è sicuramente una buona notizia. Per le imprese e per il Paese». 

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