Intesa Sanpaolo, Carlo Messina a Bari: «La crescita torna nel 2024, chi ha non aspetti lo Stato»

Intesa Sanpaolo, Carlo Messina a Bari: «La crescita torna nel 2024, chi ha non aspetti lo Stato»
di Nando Santonastaso
Sabato 15 Ottobre 2022, 09:00 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 09:10
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È commosso Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, mentre riceve dal Rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, la pergamena della Laurea honoris causa in Ingegneria gestionale. C'è l'orgoglio delle radici (la madre pugliese) ma anche la consapevolezza che «lo scenario complesso» che attraversa il Paese ha bisogno di risposte immediate e concrete, a partire dal Mezzogiorno. «Tutti devono fare la loro parte per sostenere chi sta peggio, i poveri che diventeranno più poveri, i working poor, le aziende che dovranno essere supportate», dice il capo della più grande banca italiana durante la sua Lectio magistralis che in realtà si trasforma in un'approfondita e appassionata riflessione sui temi sociali ed economici del momento. «Tutte le aziende che hanno posizione di strutturale forza acquisita devono usare il 2023 per contribuire alla crescita, non dobbiamo aspettare che sia solo lo Stato ad aiutarci». Perché la crescita, spiega Messina, tornerà: «Questa è una fase transitoria, non la fine del sistema industriale», dice. E aggiunge: «Niente catastrofismi: dobbiamo lavorare per sostenere chi ha più bisogno, avendo chiaro che nel corso del 2023 avremo un recupero che ci porterà alla crescita nel 2024. Dobbiamo quindi continuare a investire».

Il punto di riferimento resta il Pnrr che, ricorda Messina, mette a disposizione del Paese 200 miliardi. «Disponibilità che Intesa Sanpaolo è in grado di raddoppiare, garantendo più di 400 miliardi di euro per l'Italia nei prossimi anni».

Nel frattempo, ci sono 22 miliardi per aiutare le imprese a dilazionare le scadenze dei mutui e altri 8 miliardi per le famiglie, le une e le altre costrette all'emergenza dal caro energia. «Occorre dunque mantenere il giusto equilibrio e aiutare chi ha bisogno», insiste Messina. Perché costruire la crescita è lavorare sulle disuguaglianze, sull'inclusione, sulla coesione sociale. «Non dimentichiamoci della povertà, non possiamo lasciare indietro nessuno» ribadirà in una breve conferenza stampa al termine della cerimonia. 

Ma guardare al futuro con un certo ottimismo, spiega Messina, vuol dire anche investire nel Mezzogiorno, oggi ancora più di ieri. «Perché le potenzialità ci sono anche se ancora sottoutilizzate; perché il Sud non è un deserto industriale; perché l'interdipendenza delle filiere dimostra che investire qui crea domanda aggiuntiva anche al Nord». Per essere più esplicito, cita le parole di Larry Fink, cofondatore e presidente del colosso finanziario BlackRock, da lui incontrato pochi giorni fa: «Si è chiesto com'era possibile che in tanti anni non fossero state sviluppate fino in fondo le enormi risorse di energia sostenibile presenti al Sud. Il Mezzogiorno è il serbatoio nazionale delle rinnovabili e in particolare per l'idrogeno può diventare un crocevia energetico tra l'Europa e il Nord Africa». Sono i nuovi equilibri geopolitici in materia di approvvigionamento di gas ed energia elettrica a favorire questa centralità del Sud nel Mediterraneo allargato, uno scenario impensabile solo pochi mesi fa. Ma proprio per questo, spiega Messina, c'è bisogno che il Mezzogiorno intersechi sempre di più i motori delle filiere industriali che al Nord vedono già da tempo le imprese interagire con quelle della Germania. Il Sud non è all'anno zero quanto a filiere produttive (nelle regioni meridionali, ricorda una nota di Intesa Sanpaolo, ce ne sono 150, il 18% di quelle nazionali, con 3mila fornitori collegati, un giro d'affari complessivo di oltre 14 miliardi di euro e oltre 13mila dipendenti). Ma non basta: il Mezzogiorno deve riuscire ad attrarre «le aziende che operano nel Nord Italia e nel Nord Europa, affinché traggano benefici immediati», spiega Messina. Come quelle tedesche, appunto: «Dobbiamo fare in modo di creare una relazione Germania-Nord Italia e Nord Italia- Sud Italia, che porterebbe benefici non solo al Sud ma a tutto il nostro Paese. Ma serve anche sfruttare fino in fondo leve di sviluppo, come il turismo che non può continuare a produrre meno ricchezza della Spagna: pensare ad allungare la stagione turistica con un'offerta che vada oltre il sole e il mare e punti su cultura, ambiente ed enogastronomia può diventare una scelta determinante, suggerisce il Ceo. 

Anche per questo «è il momento di investire nel Mezzogiorno» insiste Messina. E di cogliere fino in fondo l'opportunità offerta dal Pnrr: «Lo si potrà aggiornare, modificare laddove occorresse farlo, ma alla fine non si potrà certo farne a meno, pensando magari che basterebbe una lettera inviata a Bruxelles per avere il via libera dell'Ue. Il Pnrr resta decisivo soprattutto per il Sud», dirà in margine al suo intervento. 

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Al Sud, del resto, Intesa Sanpaolo guarda con giustificata attenzione: il 50% dei crediti viene erogato qui e anche ieri il Ceo conferma che l'attenzione del territorio, come la laurea honoris causa del Politecnico di Bari, possa diventare uno stimolo «a fare ulteriori investimenti». Attualmente nel Mezzogiorno Intesa Sanpaolo impiega circa 12.000 persone ed è presente con circa 800 sportelli, e ha visto crescere a oltre 5,5 miliardi nel primo semestre 2022 i crediti erogati a famiglie e imprese, con un plafond di 1,5 miliardi disponibile per chi volesse investire nelle Zes, le zone economiche speciali collegate alla portualità meridionale sulle quali il Gruppo ha scommesso sin dalla loro istituzione, nel 2017, e che ora finalmente sembrano muovere i primi, concreti passi. 

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