Sedia da pc, friggitrice ad aria, saturimetro (o pulsossimetro), psicoterapia individuale, Test sierologico, molecolare e rapido per Covid-19, Poke take away e Streaming di contenuti musicali. Sono questi i nuovi ingressi nel paniere 2022 Istat per inflazione. A comunicarlo è l'istituto di statistica che annovera questi prodotti tra quelli rappresentativi dell'evoluzione nelle abitudini di spesa delle famiglie e delle novità normative.
Italia, tasso disoccupazione al 9%. Tasso occupazione a livelli pre-pandemia
Ogni anno, l'Istat rivede l'elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo, aggiornando contestualmente le tecniche d'indagine e i pesi con i quali i diversi prodotti contribuiscono alla misura dell'inflazione.
Brutte notizie arrivano sul fronte dell'aumento dei prezzi. Nel mese di gennaio 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell'1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua (da +3,9% del mese precedente). Secondo l'istat si tratta di un livello (+4,8%) che non si registrava da aprile 1996: una fiammata trainata dai beni energetici regolamentati, anche se tensioni inflazionistiche crescenti si manifestano in altri comparti. L'inflazione di fondo, comunque, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +1,5%, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +1,6% a +1,8%. L'inflazione acquisita per il 2022 è pari a +3,4% per l'indice generale e a +1% per la componente di fondo.
L'ulteriore e marcata accelerazione dell'inflazione è doOvuta prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +29,1% di dicembre a +38,6%), in particolare quelli della componente regolamentata (da +41,9% a +93,5%), e in misura minore ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +22% a +23,1%), dei Beni alimentari, sia lavorati (da +2% a +2,4%) sia non lavorati (da +3,6% a +5,4%) e a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3% a +3,5%); da segnalare il rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +3,6% a +1,4%).
Il commento di Federdistribizione
“I dati di gennaio confermano la notevole incidenza dei beni energetici sull’incremento dell’inflazione, che cresce a tassi che non si vedevano da molti anni. L’effetto è molto rilevante sul sistema delle imprese e sulle famiglie – afferma Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Relazioni con la Filiera e Ufficio Studi di Federdistribuzione – e rischia di compromettere la ripresa economica. Secondo una recente rilevazione che abbiamo condotto con Ipsos, il 43% degli italiani prevede di dover ridurre i consumi a causa dell’aumento dei prezzi e uno su tre (35%) teme di non riuscire ad affrontare spese ordinarie. In questo contesto, le aziende della distribuzione stanno operando con grande responsabilità per cercare di contenere i rincari dovuti ai pesanti aumenti di costo che coinvolgono tutti i settori produttivi, sia nell’agroalimentare che nel non alimentare”. “Occorre tutelare il potere d’acquisto delle famiglie ed evitare pesanti ricadute sul livello dei consumi, che restano ancora sotto i livelli pre-Covid – continua Buttarelli -. Lo sforzo delle nostre imprese non consentirà di evitare che nei prossimi mesi si rilevi un ulteriore incremento dei prezzi sul carrello della spesa. L’impegno del nostro settore resterà alto, per difendere le famiglie e nel contempo per consentire a molte filiere produttive di poter sostenere gli incrementi di costo generati da aumenti diffusi dell’energia e delle materie prime a livello internazionale. Questa tensione sui costi perdurerà probabilmente per i prossimi mesi, mettendo sotto pressione il sistema delle imprese, ed è necessario che le istituzioni continuino a porre la dovuta attenzione a tutti i provvedimenti che possano alleviare le aziende e sostenere i consumi delle famiglie italiane”.