Parte la gara per Ita Airways. Con Msc-Lufthansa che martedì sera, alle 18 in punto, ha presentato per prima l’offerta vincolante per acquistare la compagnia tricolore. Allo scadere dei termini è arrivata l’offerta del trio Certares-Air France-Delta. Adesso spetterà al Tesoro valutare nel dettaglio le due proposte, esaminando sia il profilo economico che quello relativo al piano industriale e alla governance.
Tuttavia ciò che preme di più al governo italiano è assicurare al vettore un futuro di sviluppo, con la salvaguardia dei livelli occupazionali, l’implementazione della flotta e delle rotte, la valorizzazione di Fiumicino e del flusso turistico verso l’Italia. E proprio per seguire questa direzione di marcia, il Tesoro ha chiesto di poter dire l’ultima parola sulle scelte strategiche, non tanto un potere di veto, ma la condivisione di un percorso virtuoso che deve portare Ita Airways, dopo l’ottimo lavoro svolto da Alfredo Altavilla e Fabio Lazzerini, presidente e ad della compagnia, al sicuro, facendo dimentica le turbolenze ventennali della vecchia Alitalia.
Al Tesoro in queste ore stanno “allineando” le due offerte per mettere in luce i punti di forza e le criticità.
Tra i punti qualificanti l’obiettivo, scritto nero su bianco, di incrementare il turismo made in Italy, sfruttando gli hub tricolori e le sinergie con le navi da crociera del gruppo di Gianluigi Aponte. Mentre Certares, insieme ad Air France e Delta, su questo fronte è un po’ debole, perchè punta sull’hub di Parigi. Mette in campo però il vasto network mondiale e i consolidati rapporti di partnership con la “vecchia” Az. Dopo una attenta analisi il Tesoro ha sostanzialmente tre strade da percorrere: può inviare le proprie valutazioni direttamente a Palazzo Chigi, con la “pagella” finale; chiedere un supplemento di indagine, avviando negoziazioni ulteriori con entrambe le cordate o con una sola; considerare le offerte ancora non sufficienti e riavviare una nuova gara dopo l’estate.
Non è un caso quindi che il Tesoro voglia restare, almeno per un po' di tempo, con una quota nel capitale (20-25%). Per orientare la prua e non disperdere gli sforzi fatti (oltre 15 miliardi spesi tra salvataggi e rilanci) in tanti anni con Alitalia, di cui Ita da ottobre scorso è l’erede. Poi lascerà ai privati definitivamente, uscendo dall’azionariato o diluendosi considerevolmente.