Vendita diretta di Ita da parte del Tesoro ad un compratore europeo. E la possibilità che i dipendenti della compagnia, piloti e assistenti di volo, diventino azionisti della nuova società privatizzata. Nel Dpcm firmato da Mario Draghi l’11 febbraio, adesso all’esame della Corte dei conti, per il bollino finale, c’è il percorso per cedere il vettore tricolore. Il decreto del governo cita esplicitamente il piano industriale di Ita messo a punto dall’ad Fabio Lazzerini e dal presidente Alfredo Altavilla e la volontà del vettore di concludere «partnership e integrazioni con soggetti europei nel quadro di alleanze globali». Fissati anche dei paletti ben chiari: la stabilità dell’assetto proprietario, la dimensione industriale dell’operazione, la valorizzazione degli hub nazionali, lo sviluppo sui mercati strategici sul lungo raggio e la salvaguardia delle prospettive occupazionali. Parole che faranno piacere ai dipendenti e alle organizzazioni sindacali.
Ita, il Dpcm
Di fatto il percorso del Dpcm spiana la strada al gruppo Msc della famiglia Aponte che a fine gennaio aveva manifestato l’interesse ad acquistare la maggioranza di Ita insieme al colosso Lufthansa.
Lo Stato italiano, però, vuole avere voce in capitolo nella gestione di Ita e imporrà all’acquirente - dice il decreto - «opportuni accordi di governance», proprio perchè vuole lo sviluppo della compagnia e il «suo potenziamento». Il decreto conferma, come anticipato dal Messaggero, che la cessione avverrà a trattativa diretta o con un’Offerta pubblica di vendita. In questo secondo scenario, i dipendenti - attualmente circa 2235 - saranno incoraggiati a comprare azioni della compagnia aerea nazionale durante il processo di privatizzazione. Acquisto che avverrà, come già accaduto con altre privatizzazioni, a condizione favorevoli. In particolare, le lavoratrici e i lavoratori si aggiudicheranno azioni dentro quote riservate, a prezzi più bassi. Il valore di Ita, secondo alcune stime, oscilla tra 1,1 e 1,3 miliardi.
Il governo ricorda anche che, in prospettiva, potrà liberarsi della quota di minoranza detenuta in Ita. E che l’intera operazione dovrà essere perfezionata rapidamente. La Commissione Europea - ricorda il Dpcm - ha autorizzato l’Italia a investire nella compagnia aerea 1,35 miliardi di euro. Di questi, 400 milioni arriveranno a Ita entro il 30 marzo prossimo e gli ultimi 250 milioni - appunto - nel 2023. I soldi che l’Italia incasserà dalla cessione di Ita avranno una destinazione certa: ridurranno la «consistenza dei titoli di Stato in circolazione» - dunque il debito pubblico - come impone la legge 432 del 1993 sulle privatizzazioni. Con questa operazione Draghi mantiene la parola data all’Europa. E chiude di fatto il cerchio sull’operazione Ita-Alitalia.