Lavoratori stagionali, denunce in Sardegna: «Rifiutati 1.500 euro al mese». Turismo, 300.000 posti mancanti

Lavoratori stagionali
Lavoratori stagionali
di Paolo Ricci Bitti
Venerdì 27 Maggio 2022, 12:55 - Ultimo agg. 28 Maggio, 01:36
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Da Rimini a Villasimius, da Baia Domizia a Pescara: mancano migliaia di lavoratori stagionali nel settore del turismo. Anche per il calendario scatta questa settimana la stagione turistica che "deve" segnare il ritorno alla normalità dopo due anni di pandemìa da Covid, ma per adesso si registrano soprattutto gli appelli degli imprenditori che, per quanto riguarda il personale da ingaggiare, si ritrovano messi peggio del periodo pre Covid. Allarmi di questo genere erano diventati la costante negli ultimi anni, poi le due stagioni segnate dal Coronavirus avevano congelato la situazione.

Stagionali, nel turismo ne mancano 300mila

Ora però ci si è accorti che è anche molto peggio di prima a che perché sono diminuiti di molto i lavoratori stranieri, tornati nei loro paesi d'origine, soprattutto est Europa,  disponibili ad accettare ingaggi non più ambiti dagli italiani. La tempesta perfetta dell'occupazione estiva comprende anche il dimezzamento degli iscritti negli istituti scolastici che formano camerieri e cuochi (da 60mila a 30mila in 5 anni), la scomparsa dei voucher, la carenza di una normativa che non "copre" le caratteristiche di questi impieghi bilanciando diritti e doveri, la crescente consapevolezza che non si deve più rinunciare a una quota minima di diritti (ad esempio il giorno di riposto settimanale anche se il contratto dura solo 3 o 4 mesi. 

E il reddito di cittadinanza, accusatissimo di tenere i giovani più vicini al divano che al posto di lavoro? Un'accusa più di bandiera che reale nei fatti, una scorciatoia per lanciare strali assai più comoda rispetto alla presa di coscienza che non si può continuare come prima a gestire l'impresa.

In media il reddito di cittadinanza vale 500 euro al mese (ma per molto giovani anche meno) e non può essere quindi questo sostegno a far rinunciare a stipendi di 1.500 euro mensili netti che comprendono anche l'alloggio. 

Sardegna

Quei 1.500 euro sono quelli offerti ad esempio da operatori turistici (hotel, ristoranti, negozi) di Villasimius che faticano a trovare personale. Come hanno raccontato alla Nuova Sardegna, fino al 2019 potevano essere loro a scegliere fra tanti cv, adesso sono i lavoratori che scelgono loro. E non sono abbastanza a farlo.

Rimini

Vero anche che a Rimini gli albergatori si sono sentiti rivolgere richieste inusuali, come denuncia  su Rimini Today Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia romagnola, reduce dal consiglio nazionale dell'associzione sindacale: «Detto che, per quanto migliorabili, i voucher non erano da cancellare e che serve una normativa flessibile che tena conto delle necessità delle imprese, da più parti mi segnalano persone che si presentano ai colloqui di lavoro chiedendo di essere assunti senza regolari contratti per mantenere gli ammortizzatori sociali o il reddito di cittadinanza. Ecco, a chi pensa che i furbetti siano gli imprenditori, voglio dire di prendere in considerazione che anche i lavoratori non sono tutti pronti a rispettare le regole. Qui c’è un problema da affrontare alla radice, senza pregiudizi ideologici, cercando di trovare soluzioni condivise che possano fortificare tutto il sistema. Un’urgenza per tutto il Paese, ma in particolare per territori come il nostro che vivono di turismo e stagionalità».

Profughi ucraini

In questa situazione, con i posti mancanti che secondo le categorie superano quota 300mila in tutt'Italia, non rappresenta che un palliativo, per quanto nobile, la chiamata dei profughi ucraini per impiegi stagionali che ne favoriscano anche l'integrazione sul territorio. È il progetto organizzato dalla prefettura della Spezia, in collaborazione con Camera di Commercio e associazioni di categoria. Ai rifugiati adulti che ne faranno domanda, sarà offerta la possibilità di accedere a contratti trimestrali nel campo della ristorazione e della ricettività, con il solo vincolo di frequentare un corso di lingua italiana. «Le aziende lamentano, in particolare quest'anno, una forte mancanza di personale in molti settori, soprattutto in ambito turistico», spiega Giuseppe Menchelli, direttore Confcommercio La Spezia. Tre gli incontri per far incontrate offerta e domanda, che si terranno a La Spezia, Sarzana e Levanto, a cui presenzieranno le aziende che cercano personale: ai profughi sarà dato modo di compilare un questionario che funzioni da curriculum.  Sono 608 gli ucraini che sono arrivati alla Spezia e provincia a partire dallo scoppio della guerra, di cui la metà minorenni.

Abruzzo

Simili offerte erano già apparse anche a Rimini e sulla costa abruzzese, ma è chiaro che i numeri da scrivere nei registri del personale sono altri. E non possono esseri quelli denunciati dalla Uiltucs di Latina: le cameriere ai piani (ovvero chi fa la pulizia e il riordino delle camere degli hotel) venivano pagate poco più di 3 euro l'ora.

Allarme anche nel Casertano nei settori del turismo, della ristorazione e della grande distribuzione, con il 30-35 per cento in meno della forza lavoro necessaria. In particolare manca quella qualificata. A lamentarlo sono sono Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e Confcommercio Caserta, che chiedono sgravi contributivi per le imprese e nuove modalità di erogazione del reddito di cittadinanza per affrontare il problema nel breve periodo. «Bene il modello Liguria - fa notare Giuseppe Russo, presidente provinciale Fipe - che potrebbe essere esteso anche alla nostra regione e che prevede sostegni in relazione alla tipologia di contratto ma la nostra proposta va anche oltre e coinvolge i percettori del Reddito. Le aziende che assumono potrebbero infatti integrare lo strumento del Reddito di cittadinanza fino alla contribuzione contrattuale. In questo modo il percettore sarebbe incentivato ad accettare l'offerta di lavoro e le imprese potrebbero disporre del personale necessario allo svolgimento delle attività».

Caserta

Un dato quest'ultimo non secondario. Cresce infatti il numero delle aziende costrette a chiudere o a ridurre l'orario di attività proprio per mancanza di forza lavoro. «È chiaro che la decontribuzione sulle assunzioni stagionali - chiarisce il presidente provinciale di Confcommercio, Lucio Sindaco - rappresenterebbe una soluzione tampone per affrontare l'imminente stagione estiva e andrebbe adottata solo per alcune categorie di lavoratori e solo per un breve periodo.

Al contempo la politica - aggiunge Sindaco - dovrebbe iniziare a lavorare ad una rivisitazione del reddito di cittadinanza e più in generale ad una riforma del mercato del lavoro. In Italia manca infatti una politica attiva del lavoro, manca l'intermediazione dei centri per l'impiego che possa incrociare domanda e offerta e manca una educazione al lavoro. Quando le aziende formulano un'offerta nel rispetto di quanto previsto dalla contrattazione collettiva, i percettori dovrebbero essere obbligati ad accettare, pena la perdita del sussidio. Questo invece non avviene. Al contrario. Il reddito di cittadinanza è diventato infatti un incentivo al lavoro nero e irregolare. Con conseguenze nefaste per tutti» conclude il presidente di Confcommercio Caserta.

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