Lavoro: Anna, Giovanna e le altre storie di resilienza in rosa al Sud

Lavoro: Anna, Giovanna e le altre storie di resilienza in rosa al Sud
di Valerio Iuliano
Domenica 6 Febbraio 2022, 08:53
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«Quando un uomo ha successo, è tutto normale. Ma, se il successo tocca a una donna, ci si chiede perché questo accada». Anna Del Sorbo, 44 anni, imprenditrice del settore della cantieristica navale, ammette che i pregiudizi nei confronti delle donne restano radicati al Sud. Il tasso di occupazione femminile è nettamente inferiore al resto d’Europa ed allora non c’è tanto da meravigliarsi se i casi di donne ai vertici delle loro aziende restano piuttosto rari.

«Nel mio settore ho dovuto faticare il doppio - aggiunge la Del Sorbo - per emergere perché le donne venivano sempre considerate inadatte a ricoprire ruoli apicali. La mia era un’azienda con una forte connotazione maschile. Ma, con un percorso formativo adeguato e con tanta applicazione, ce l’ho fatta. Avevo anche la fortuna di avere una famiglia di imprenditori, con mio padre che è stato il fondatore dell’azienda. Eppure venivo da una famiglia piuttosto tradizionalista. Ma mio padre ha sempre appoggiato i nostri sogni, a patto di continuare gli studi».

Del Sorbo è il leader di Idal Group, che si occupa di allestimenti e manutenzioni nell’ambito della cantieristica navale. «Abbiamo il centro di produzione a Salerno, un sito di logistica a Casola e pochi giorni fa abbiamo inaugurato una business unit a Napoli, presso la Stazione Marittima», spiega Del Sorbo.

Una vicenda esemplare quella di Anna, madre di 3 figli e nello stesso tempo imprenditrice a capo di un’azienda, oltre che presidente del Gruppo Piccola Industria di Unione Industriali Napoli. «Nel mondo del lavoro le donne devono sempre dimostrare di più. Ci si dimentica che hanno una marcia in più, anche per la loro superiore capacità di gestire lo stress. Al Sud, la mancanza di asili nido costringe frequentemente le donne a rinunciare alla carriera». Anche per questo nella sua azienda Anna ha allestito un’area bambini riservata ai figli delle dipendenti con un servizio di babysitting a chiamata. 

Anche Bianca Imbembo, 49 anni, imprenditrice del settore moda, è un esempio di tenacia. «A 40 anni, nel 2013, non appena sono cresciuti i miei figli, ho deciso - racconta - di ripartire da zero. Ho abbandonato l’azienda del settore food, dove ricoprivo un ruolo manageriale, per inseguire un mio sogno. Quello di rimettermi in gioco professionalmente e dare vita ad una mia idea. Un progetto scaturito dalla mia grande passione per la moda». Da quel momento nacque il marchio Kilesa Bags, che punta sulla qualità dei prodotti - borse e sandali - realizzati artigianalmente con i pellami italiani. «Ho voluto creare un prodotto che punta sull’etica sostenibile. La prima creazione è stata un bauletto con il filtro riciclato, con le bottiglie di plastica che troneggiano sulle nostre tavole. Abbiamo immaginato il viaggio della bottiglia che dalla tavola veniva riciclata e, attraverso questo procedimento, si ottenevano i filamenti e poi i tessuti con cui si producevamo le borse. In Italia non era ancora concepibile, nel settore del lusso, un prodotto riciclato. Venivano privilegiati ancora i brand tradizionali. La competitività sposata alla qualità dell’artigianato made in Italy ha avuto successo all’estero, che ama la nostra manifattura. In Giappone e in Cina abbiamo avuto grande successo». Kilesa Bags ha uno showroom a Milano e presto aprirà un negozio monomarca a Napoli. 

Giovanna Mazzarella è l’artefice di un progetto realizzato presso il Pagoda Boutique Hotel, la struttura di proprietà della sua famiglia a Ischia, nata 25 anni fa a ridosso del porto. «Stiamo effettuando la ristrutturazione dell’hotel, che è stato prima raso al suolo e poi ricostruito in una chiave mediterranea, cercando di dare il massimo per i nostri clienti. Vogliamo digitalizzare tutti i percorsi della struttura con una app che si chiama digital concierge, piccoli piaceri. Se un nostro cliente si trova in piscina e desidera un caffè, deve poterlo ordinare e il nostro personale glielo consegnerà». Giovanna è affiancata dal padre e dalla sorella Marina. 

A Ponticelli, nella zona orientale di Napoli, è nato 23 anni fa il Centro di riciclaggio creativo “Remida Napoli”, realizzato da Anna Marrone e Paola Manfredi. Remida fa parte di un network internazionale che oggi conta dodici sedi nel mondo e promuove l’idea che lo scarto e l’imperfetto siano portatori di un messaggio etico. «Da cinque anni - spiega Anna Marrone - partecipiamo al bando dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese con il progetto “Attaccar Bottone: mani, testa, cuore”, un laboratorio di eco-sartoria e artigianalità, che utilizza soprattutto materiali di scarto. Puntiamo ad incoraggiare le attività produttive in un quartiere segnato da grande disorientamento occupazionale, specialmente per le donne». Dallo stesso gruppo di lavoro, ha preso vita S’Arte, spin off di Remida Napoli che opera sulla moda sostenibile. «Con questo progetto puntiamo a creare lavoro in un territorio dove non c’è»

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