Lavoro e delocalizzazioni, è stretta: no alle mail per i licenziamenti. In arrivo più tutele e multe

Lavoro e delocalizzazioni, è stretta: no alle mail per i licenziamenti. In arrivo più tutele e multe
Lavoro e delocalizzazioni, è stretta: no alle mail per i licenziamenti. In arrivo più tutele e multe
di Giusy Franzese
Domenica 12 Dicembre 2021, 09:30
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La norma che renderà meno semplice delocalizzare le fabbriche fuori dai confini nazionali è ormai pronta. E a breve sarà all'esame del consiglio dei ministri. Prevede procedure precise di consultazione con i sindacati, l'impegno dell'azienda ad attivarsi in modo serio per trovare un investitore alternativo, tutele per i lavoratori e agevolazioni per l'imprenditore che dovesse subentrare. E renderà impossibile (anche se di fatto già attualmente è considerato comportamento illegittimo) licenziare con un messaggino via whatsapp o con una semplice mail. O addirittura attraverso la piattaforma Teams, come è capitato appena l'altro ieri a tre lavoratori della Yazaki di Grugliasco. «Non è giusto che possa cascare un licenziamento come una tegola dal tetto sulla testa di chi passa» ha detto ieri il ministro del Lavoro Andrea Orlando. «Non possiamo diventare un Paese dove si viene a fare le vacanze, ma un Paese che deve mantenere un patrimonio industriale» ha aggiunto. 

Le nuove procedure impediranno anche i «fulmini a ciel sereno» o inaspettati «pugni nello stomaco» come è avvenuto l'altro ieri alla Caterpillar di Jesi, quando i top manager hanno comunicato ai sindacati convocati per una riunione di routine la decisione di chiudere tutto e di avviare la procedura di licenziamento collettivo per i 200 lavoratori (che diventano 270 con gli interinali) del sito produttivo. Una notizia che ha spinto ieri sia il segretario del Pd, Enrico Letta, che il leader dei Cinquestelle, Giuseppe Conte, a chiedere l'intervento immediato del governo e nuove regole. 

L'altro ieri c'è stata una riunione tecnica su una bozza di provvedimento e Orlando avrebbe ricevuto l'ok. «Ora bisogna che ci sia un via libera politico che dica che è una priorità del Paese avere uno strumento che, va chiarito, non impedisce di vendere o di chiudere, ma di farlo da un giorno all'altro senza preavviso e senza mettere i territori e i lavoratori nelle condizioni di potersi organizzare» ha detto Orlando durante la visita ai lavoratori della Saga Coffe di Gaggio Montano in presidio davanti ai cancelli della fabbrica da oltre un mese per protestare contro la decisione del gruppo di chiudere e spostare la produzione.

Non è detto comunque che sarà un decreto.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, propone di farne un emendamento alla legge di Bilancio, così da essere sicuri che sia in vigore dal primo gennaio prossimo. 

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Le nuove regole varranno per le aziende con almeno 250 dipendenti (media dell'anno precedente) con contratto subordinato compresi apprendisti e dirigenti, che hanno intenzione di chiudere una sede o l'intera produzione riducendo l'organico di almeno 50 persone. Altro requisito: l'azienda deve essere in buona salute, sono escluse dalle nuove norme le aziende con squilibrio patrimoniale o economico-finanziario che ne rendono probabile la crisi o l'insolvenza. Le nuove regole prevedono che novanta giorni prima dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo, l'azienda ne dia comunicazione scritta ai sindacati, alle Regioni interessate, al Ministero del Lavoro, al Mise e all'Anpal, «indicando le ragioni economico, finanziarie, tecniche o organizzative della chiusura» e il numero dei lavoratori interessati. 

Nei sessanta giorni successivi alla comunicazione, l'azienda dovrà elaborare un piano «per limitare le ricadute occupazionali ed economiche» indicando eventuali ricorsi agli ammortizzatori sociali, la ricollocazione presso altro datore di lavoro e le misure di incentivo all'esodo. E poi ancora: i piani di formazione e di riqualificazione, le prospettive di cessione dell'azienda, i progetti di riconversione, con tanto di tempi e modalità di attuazione. Nel frattempo i lavoratori coinvolti dal piano beneficeranno del trattamento straordinario di integrazione salariale e potranno accedere al programma Gol (garanzia di occupabilità). Ci sono trenta giorni per discutere del piano con i sindacati, durante i quali non possono partire i licenziamenti. Se l'azienda non rispetta le suddette procedure dovrà pagare una multa che dovrebbe aggirarsi tra i duemila e i seimila euro a dipendente in base all'anzianità aziendale, ma questo è uno dei punti ancora da definire e che richiede un accordo politico. Previsto un premio per gli eventuali nuovi datori di lavoro che subentreranno: avranno priorità nell'assegnazione di incentivi e agevolazioni erogati dal Mise.

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