Lavoro, Sud in recupero: + 147mila posti nel 2022

Nel 2022 il tasso di occupazione delle regioni meridionali è aumentato di due punti percentuali

Lavoro, Sud in recupero
Lavoro, Sud in recupero
di Nando Santonastaso
Sabato 1 Aprile 2023, 08:00 - Ultimo agg. 20:27
4 Minuti di Lettura

Il divario resta, puntualmente profondo e angosciante, dal lavoro al reddito pro capite. E le incertezze di queste ore sulla completa attuazione del Pnrr non sembrano promettere niente di buono per l'area più debole e del Paese. Ma nonostante l'inflazione, che impatta di più sulle aree a basso indice di crescita e ad alta concentrazione di povertà, il Mezzogiorno registra un incremento di occupati maggiore rispetto al Nord. I dati Istat 2022, appena resi noti, certificano infatti che il tasso di occupazione delle regioni meridionali è aumentato di circa 2 punti percentuali, passando dal 44,8% del 2021 al 46,7% di un anno dopo. È in percentuale lo stesso livello della media nazionale (60,1% da 58,2%) e supera sia pure di un soffio l'incremento registrato nel Settentrione (68,1% su 66,4% del 2021) mentre la performance migliore tra le macroaree è del Centro (+2,3 punti). Non è un segnale tale da cancellare in un colpo il ritardo che continua a pesare sul Sud e sul destino dell'Italia perché 13 punti di distacco dalla media nazionale e ben 21 da quella del Nord sono macigni enormi, una zavorra insopportabile e peraltro senza paragoni in Europa. Ma indica, se non altro, che l'emorragia di posti di lavoro sembra essersi fermata dopo più di un decennio di continui segni meno e che, almeno in teoria, la risalita non appare più un tabù, una sfida persa in partenza.

Lo si era in parte già capito confrontando i dati di questi ultimi mesi con quelli del 2019: la pandemia non ha affossato, come si temeva, il Mezzogiorno e la sua base produttiva anche se il recupero di circa 147mila posti di lavoro (dato ufficiale 2022) compensa solo a metà quelli persi dall'inizio della crisi finanziaria del 2012-13 (oltre 300mila, dati Svimez).

Il rimbalzo, però, c'è stato e in alcune regioni, come la Puglia, di dimensioni importanti (49,4% il tasso di occupazione rispetto al 46,7% del 2021, quarta regione in assoluto, mentre la crescita in Campania è stata del 2,1, da 41,3% a 43,4%). Guardando per una volta il bicchiere mezzo pieno, non erano performances del tutto annunciate. 

Altro elemento di non scontata riflessione è che di quei circa 150mila nuovi posti di lavoro oltre il 70% sono contratti a tempo indeterminato. «Pesano sicuramente le stabilizzazioni di contratti a tempo parziale, favorite probabilmente dalla fiscalità di vantaggio prevista dalla Decontribuzione Sud», commenta Luca Bianchi, direttore della Svimez. Ma, aggiunge, «cominciano anche a incidere le nuove assunzioni nel settore pubblico, dopo anni e anni di blocco del turn over che nella Pubblica amministrazione del Sud ha avuto un impatto molto più forte del resto del Paese. Di sicuro sul piano occupazionale possiamo parlare di un inizio di inversione di tendenza, di una buona elasticità della ripresa nel Mezzogiorno, anche se non possiamo dimenticare che a fronte dei 150mila nuovi posti di lavoro del Sud, al Nord e al Centro ne sono nati circa 500mila negli ultimi dieci anni». 

La spinta più forte è arrivata dal mondo delle costruzioni, un più 9% di occupati che è superiore al 7,1% della media nazionale e che ovviamente è figlio del boom del superbonus al 110%. Ma tra i settori spicca anche il più 4,7% dei servizi, sempre rispetto al 2021, in particolare del commercio e di settori come il turismo e l'ospitalità alberghiera, mentre restano al palo i servizi alle imprese, frenati soprattutto dalla ridotta dimensione delle aziende (oltre il 96% del tessuto produttivo meridionale è fatto di micro e piccole imprese). Meno confortante il livello di valore aggiunto della nuova occupazione nel senso che le performances di questi settori confermano che la manodopera al lavoro non ha una scolarità particolarmente alta ma l'utilizzo del digitale è in aumento (non trascendentale, però) come appare dal segno più dell'occupazione in settori come la comunicazione e la finanza in cui le nuove tecnologie sono ancor più indispensabili. 

Video

Ci si chiede ora se e quanto questa spinta sarà condizionata dall'inflazione. Molti indicatori, come dimostrato anche dal recente rapporto Pmi di Confindustria Campania, danno per certo un rallentamento nel trimestre appena concluso e forse anche in quello successivo: lo si capirà dalle rilevazioni statistiche ufficiali. «Siamo però in presenza di un'occupazione più stabile al Sud», dice Bianchi, consapevole come tanti che la partita decisiva, ora più che mai, si gioca sul Pnrr e sui giovani ai quali la Fondazione Merita di Claudio De Vincenti dedicherà il 5 e 6 maggio prossimi a Napoli una due giorni di confronto in partnership con Cassa Depositi e Prestiti e con l'ospitalità del Gruppo Intesa Sanpaolo. «Giovani, lavoro, futuro», le parole chiave, le uniche in grado di far ripartire davvero il Paese se coniugate nella stessa direzione. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA