Stop licenziamenti verso la proroga fino a esaurimento Cig

Stop licenziamenti verso la proroga fino a esaurimento Cig
Stop licenziamenti verso la proroga fino a esaurimento Cig
di Giusy Franzese
Sabato 1 Maggio 2021, 00:28 - Ultimo agg. 13:50
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Un altro primo maggio con l’angoscia. Non solo il Covid ma anche il timore per molti di non trovare lavoro e per tanti altri di perderlo. La prima dead line sarà tra 60 giorni, il 30 giugno, quando cadrà il divieto di licenziamento per tutte le aziende che possono far ricorso alla cassa integrazione ordinaria. L’industria e l’edilizia, in sintesi. Dal primo luglio, soprattutto in alcuni settori che continuano a essere in forte sofferenza - moda e indotto dell’automotive, tra gli altri - c’è chi prevede una sorta di tzunami.

Con previsioni di centinaia di migliaia di lavoratori che si ritroveranno in mano la lettera con la quale li si avvisa che è stata avviata la procedura di licenziamento.

Anche se fossero “solo” qualche decina di migliaia, sarebbe comunque una tragedia per un Paese dove la ripresa nemmeno riusciamo ancora ad annusarla. Proprio ieri l’Istat ha comunicato che rispetto a febbraio 2020 si sono persi quasi 900 mila posti di lavoro, di cui 254.000 soltanto nel primo trimestre.

Ufficialmente al ministero del Lavoro fino ad ora della vicenda non si è parlato. Un accenno lo hanno fatto invece i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil - Landini, Sbarra e Bombardieri - durante l’incontro a Palazzo Chigi con il premier Draghi la scorsa settimana. In quell’occasione hanno chiesto una proroga, con una parificazione delle date del blocco, portando tutti, anche la grande industria manifatturiera almeno al 31 ottobre fissato per il resto della platea (le imprese che utilizzano cassa integrazione in deroga e FIS, fondo di integrazione salariale). I rappresentanti delle industrie, dicono di no. Il ministro Orlando ha accennato - senza entrare nei dettagli - a un meccanismo selettivo. Al di là della scena, però qualcosa si sta muovendo.

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La parola chiave è “contatori”, inteso come utilizzo massimo degli ammortizzatori sociali, a partire dalla cassa integrazione ordinaria. Sul tavolo - e su questo più o meno c’è un accordo di tutti - ci sarebbe l’azzeramento dei contatori a partire dal primo luglio. In questo modo le aziende che hanno già fatto ricorso alla cigo e alla cig-Covid per intero si ritroverebbero a poter utilizzare altre 12 settimane in continuità. Tanto per capirci: se attivassero la cigo dal primo luglio, potrebbero arrivare a sopperire ad eventuali cali di produzione e commesse utilizzando questo strumento fino a fine settembre. Senza licenziare. L’idea non dispiace.

La discussione verte sulla possibilità di introdurre una clausola che obblighi le aziende a utilizzare tutta la cigo prima di attivare la procedura per gli esuberi. I sindacati - che ufficialmente restano fermi sulla proroga al blocco in modo “sic et simpliciter” - se ci fosse questa clausola in realtà otterrebbero quasi lo stesso risultato. Gli imprenditori però non vogliono obblighi. «Nessuno si diverte a licenziare, se possiamo evitarlo siamo i primi a esserne contenti» ripetono nei vari dibattiti. 

Il ministro Orlando in più riprese ha parlato della possibilità di prorogare il blocco selettivamente: non sono noti però i parametri (calo di fatturato, settore, ecc.) per arrivare alla selettività, che comunque i sindacati considerano poco percorribile. «Il blocco dei licenziamenti - ha ribadito ieri Orlando - è stata una misura importante, se ne è parlato troppo male, naturalmente da sola non basta, va articolata meglio per settori». Nel frattempo i Cinquestelle hanno presentato un emendamento al decreto Ristori per una proroga allo stop fino al 31 ottobre per tutte le aziende e fino al 31 dicembre 2021 per quelle che non hanno integralmente usufruito delle 28 settimane di Cig in deroga. 

La questione licenziamenti resta comunque la dimostrazione del come una vera riforma degli ammortizzatori sia sempre più necessaria. Purtroppo a questo proposito non si registrano passi avanti: la proposta lanciata la scorsa riunione dal ministro su un ammortizzatore sociale universale differenziato solo in base alla classe dimensionale delle imprese, è stata rigettata da tutti i partecipanti al tavolo. E ancora non si è capito come includere alcune categorie di lavoratori senza aumentare il costo del lavoro. Intanto la riunione convocata ieri al Ministero del Lavoro è stata rinviata al 4 maggio. Una questione di incroci di agende, spiegano fonti ministeriali. Ma c’è anche chi più maliziosamente sussurra: «Si volevano evitare litigi alla vigilia del primo maggio».

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