Credit Agricole, Maioli: «Banchieri italiani, serve più coraggio verso l’estero»

Credit Agricole, intervista al country chairman del gruppo italo-francese

Maioli: «Banchieri italiani, serve più coraggio verso l’estero»
Maioli: «Banchieri italiani, serve più coraggio verso l’estero»
di Rosario Dimito
Martedì 20 Settembre 2022, 10:51 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 10:57
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Fuori luogo i timori sul Credit Agricole che possa insidiare le prime posizioni del sistema bancario italiano: in 50 anni di presenza nel paese ha fornito ampie garanzie. E comunque su Banco Bpm, per ora, nessuna insidia di scalata. Piuttosto Giampiero Maioli, country chairman del gruppo italo-francese, in questa intervista al Messaggero, sprona le grandi banche italiane ad avere più coraggio espandendosi all’estero.
Il Cfo di Credit Agricole Jerome Grivet ha motivato l’acquisto del 9,18% di Bpm per l’apprezzamento della strategia e la buona gestione di piazza Meda, nonché per gli accordi (in arrivo) nelle polizze e il credito al consumo. Il suo collega francese potrebbe non scoprire le carte in un’epoca in cui Bce e Bankitalia esortano il sistema al consolidamento anche transfrontaliero.

Quindi presto inevitabilmente spingerete per una fusione?
«Crédit Agricole – come abbiamo ribadito in molteplici comunicazioni - non ha presentato istanza per ottenere l’autorizzazione a superare la soglia del 10% nel capitale sociale di Banco BPM. Lavoriamo molto bene con Banco Bpm attraverso la joint venture in Agos e puntiamo a sviluppare altri tipi di collaborazione sulla parte assicurativa con loro. La crescita organica è la nostra priorità. Nei prossimi tre anni puntiamo ad acquisire 150 mila nuovi clienti».
Come risponde a Guido Crosetto, co-fondatore di FDI che si è schierato per l’italianità di Bpm e contrario alla vostra crescita nel capitale?
«Rispettiamo le opinioni di tutti ma ci tengo a sottolineare che Crédit Agricole è presente in Italia da quasi 50 anni: una storia di successo, crescita, vicinanza ai territori, impegno e rispetto di clienti, stakeholders. Oggi abbiamo più di 17 mila collaboratori italiani, serviamo più di 5,3 milioni di clienti italiani, con 100 miliardi di finanziamenti all’economia italiana erogati. Abbiamo tra i nostri azionisti anche 5 Fondazioni italiane che possiedono il 13,5% del capitale di CAI. Tutte le nostre società hanno sede legale e fiscale in Italia e paghiamo le tasse in Italia».
In generale non teme che Agricole-Bpm facendovi scalare posizioni al 2-3° in Italia possa suscitare diffidenza per un’ipoteca estera sulle grandi banche?
«Oggi l’Italia ha un numero di campioni bancari importanti in grado di competere sui mercati internazionali, magari forse bisognerebbe avere il coraggio di diventare ancora più internazionali, farebbe bene anche ai clienti. Deteniamo una quota di Btp decisamente importante e, aggiungo, che da giugno 2021 al contrario di altri Gruppi non abbiamo alleggerito la nostra posizione. Ci sentiamo molto italiani, con azionisti europei e i nostri investimenti dimostrano la fiducia che abbiamo nel Paese».
Agricole è in corsa per diventare partner dei danni di Bpm, così facendo non si riduce il valore di Bpm?
«Il modello di business di BancoBpm – come quello di altre banche - prevede joint venture con operatori specializzati in alcune aree di attività. È già cosi per asset management e per il credito al consumo e anche per l’assicurazione, dove sono in scadenza le loro JV con Cattolica e Covea. Credit Agricole è la prima bancassurance europea, siamo convinti di poter apportare valore a Banco BPM e ai loro clienti».
Nel 2023 Bpm potrà esercitare la put sul 39% di Agos Ducato, passando voi al 100%, l’opzione verrà esercitata o rinegoziata?
«È una domanda da rivolgere a Banco BPM, perché è un diritto di vendita che hanno la facoltà di esercitare. In ogni caso noi siamo molto soddisfatti della partnership in Agos, che è una società leader di mercato, solida e ben gestita, al servizio di più di 2 milioni di clienti».
Da anni siete in Italia, conoscete il mercato delle imprese, avvertite segnali di difficoltà per i rincari delle bollette?
«Il tessuto imprenditoriale italiano, in particolare in questi ultimi 2 anni, ha dimostrato notevoli capacità di rispondere in modo flessibile ed innovativo ai cambiamenti e alle difficoltà. Dal nostro osservatorio ad oggi le difficoltà finanziarie legate ai rincari delle bollette non sono ancora diventate strutturali, ma è un rischio che con il passare delle settimane sta crescendo. Noi come CA siamo e saremo al loro fianco per sostenerle e accompagnarle nei loro processi trasformativi, per accelerare la transizione sostenibile attraverso un approccio innovativo ed evoluto in ambito PNRR/ESG. Abbiamo stanziato 10 miliardi già nei mesi scorsi a sostegno di queste iniziative».
Qualche grande banchiere italiano teme l’arrivo della recessione a causa dell’inflazione e caro-tassi, lei che ne pensa?
«Nonostante un generalizzato peggioramento delle previsioni dell’economia internazionale, il Pil italiano dovrebbe continuare a salire nel 2022. Le prospettive dell’Italia risultano ad oggi superiori rispetto a quelle dell’Area Euro per l’anno in corso. Non accade così spesso. Questo trend di crescita, sostenuto anche dagli investimenti legati al PNRR, dovrebbe contenere i rischi in termini di significativo peggioramento del tasso di default e conseguentemente del costo del credito che sarà prevedibilmente in aumento rispetto agli ultimi anni, in cui è stato straordinariamente basso. L’adozione di misure di sistema e l’accompagnamento delle imprese a cura delle banche potrà contribuire a contenere il fenomeno come ripetutamente richiesto anche dall’ABI».
Resta ottimista per il futuro?
«Sì perchè l’Italia ha fondamentali solidi e una capacita di reazione alle avversità che non ha eguali.

Noi guardiamo al futuro attraverso anche le lenti dell’innovazione e della sostenibilità. Nei prossimi giorni inaugureremo il nostro terzo Village a Padova, il 43° nel mondo, interamente dedicato alle startup attive sulle tematiche della sostenibilità, con riferimento all’agenda Onu 2030».

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