Manovra, trasporti locali aperti ai privati e appalti semplificati. «Pnrr, siamo nei tempi»

Meloni: «Normativa equilibrata per infrastrutture più moderne»

Manovra, trasporti locali aperti ai privati e appalti semplificati. «Pnrr, siamo nei tempi»
Manovra, trasporti locali aperti ai privati e appalti semplificati. «Pnrr, siamo nei tempi»
di Francesco Malfetano
Sabato 17 Dicembre 2022, 00:45 - Ultimo agg. 13:37
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«Una giornata importante per comuni, imprese e lavoratori». La sintetizza così il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, nel presentare le norme con cui ieri in un Cdm lampo nel primo pomeriggio il governo ha licenziato il nuovo Codice degli appalti. Una riforma salutata con entusiasmo anche dal premier Giorgia Meloni, convinta che «la norma rappresenterà un volano per il rilancio della crescita economica e l’ammodernamento infrastrutturale della Nazione». 

Uno slancio dettato anche dal fatto che la riforma non solo era uno degli obiettivi da centrare entro fine anno per ottenere da Bruxelles la nuova tranche del Pnrr, quanto aiuterà anche a completare le opere previste e a snellire le procedure anche per il trasporto pubblico locale (la regola generale per i Comuni ora diventa la messa a gara, l’affidamento “interno” resta un’eccezione). 

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NIENTE DEBITO

Non a caso, poco prima del Cdm, il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto ha tenuto una cabina di regia con tutti i ministeri interessati.

Un punto da cui è emerso che sui 55 obiettivi del Pnrr da raggiungere entro il 31 dicembre 2022, ne sono stati centrati 40. «I restanti 15 sono stati tutti avviati e in corso di finalizzazione» precisa però Palazzo Chigi in una nota. In altri termini il governo è convinto, senza ulteriori affanni, di ottenere i 19 miliardi che gli spetterebbero. In ogni caso resta alta l’attenzione sulla necessità di modificare, almeno in parte, i parametri del Piano. Tant’è che lo stesso Fitto ha annunciato un nuovo incontro con la Commissione europea la prossima settimana. «Ci sono 120 miliardi di opere pubbliche, sui 230 totali del Pnrr, e c’è un aumento delle materie prime del 35%», ha scandito il ministro. Il Piano, ha aggiunto, «va implementato e anche armonizzato con il Fondo di sviluppo e coesione, i cui soldi sono stati spesi solo in minima parte tra il 2014 e il 2021, mentre ora, in tre anni dovremmo spendere il triplo». Altra questione è il Piano del Repower Eu per l’infrastrutturazione energetica, per il quale la Commissione europea ci dà delle indicazioni. Ma il nostro Paese, ricorda, «non può, ad oggi, utilizzare ulteriori risorse a debito». L’Italia deve formulare e approvare la sua proposta, e anche questo, insiste, «è elemento che entra nel Pnrr». Tornando al codice appalti, è sempre Salvini, in conferenza stampa, a chiarire intenzioni e contorni di una riforma che il vicepremier non fatica a definire «l’iniziativa più importante in questi 55 giorni di governo. L’intero complesso è teso a superare blocchi, paure, ritardi e lungaggini» dice, prendendosi la scena davanti ai giornalisti, affiancato dal Sottosegretario Alfredo Mantovano e dal ministro alla Salute Orazio Schillaci. A guidare la norma, continua Salvini, «due principi introdotti dal Consiglio di Stato» cioè «l’obiettivo del risultato» e quello «della fiducia». Così facendo, aggiunge, «Ogni miliardo di euro di cantiere sbloccato corrisponde circa a 17 mila posti di lavoro».

BATTAGLIA AL MALAFFARE

Per di più con la prospettiva di limitare la corruzione nel Paese. Per l’esecutivo, infatti, in un Paese che per frodi negli appalti dal 2017 al 2021 ha perso 11 miliardi di euro (con la Guardia di Finanza intervenuta in 2.675 casi con 4.182 denunce), la semplificazione è «la migliore battaglia alla corruzione e al malaffare che ci possa essere». Come ha spiegato lo stesso leader leghista ricalcando le posizioni del ministro per la Giustizia Carlo Nordio, «più breve l’iter, meno uffici devi girare, più rapido è l’appalto, più difficile per il corrotto incontrare il corruttore. Il nuovo Codice degli appalti aiuta i piccoli comuni, dimezza le garanzie chieste alle imprese». Tra gli ingredienti per la ricetta elaborata (ora la bozza andrà al vaglio delle competenti Commissioni di Camera e Senato e potrebbe essere modificata, ad esempio, sul previsto tetto di 500mila euro al di sotto del quale le stazioni appaltanti pubbliche non devono essere qualificate) si trovano l’innalzamento della soglia sotto la quale i Comuni possono procedere con l’appalto in maniera diretta, l’eliminazione dei paletti per l’affidamento congiunto di progettazione ed esecuzione dei lavori, un meccanismo per il superamento del cosiddetto dissenso qualificato e la revisione di quello per la compensazione, con «la revisione dei prezzi che partirà a partire da un aumento del 5% dei costi». 

In pratica, tirando le somme, secondo le previsioni del governo, con la nuova norma più dell’80% degli appalti oggi in essere avrebbe potuto essere più veloce. «È una vittoria perché significa più lavoro per le aziende e tempi più brevi per la realizzazione di opere a favore dei cittadini e delle piccole comunità locali».

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