Mes, mossa Conte-Gualtieri: veto sulle banche per rimandare

Mes, mossa Conte-Gualtieri: veto sulle banche per rimandare
Mes, mossa Conte-Gualtieri: veto sulle banche per rimandare
di Alberto Gentili
Domenica 1 Dicembre 2019, 08:19 - Ultimo agg. 15:40
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Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri hanno trascorso il sabato al telefono. E insieme, in vista il vertice di questa sera, il premier e il ministro dell'Economia hanno messo a punto una strategia per provare a disinnescare Luigi Di Maio. Ed evitare quella crisi di governo evocata da un Pd sempre più in sofferenza per le «intemperanze, le sparate e le fake news alla Salvini, del capo 5Stelle».

La linea stabilita «in piena sintonia da Conte e Gualtieri», come dicono a palazzo Chigi e «in pieno allineamento», come affermano al ministero dell'Economia (Mef), prevede che il governo non chiederà alcun rinvio della riforma del Fondo salva Stati (Mes). Ma di fatto, per venire incontro a Di Maio, farà la voce grossa, mostrerà i muscoli e proverà così a strappare uno slittamento. Come? Minacciando il veto sull'unione bancaria o su qualche documento collegato al Mes.

La mediazione cui lavorano Conte e Gualtieri, e che verrà illustrata questa sera, è giocata sul filo della diplomazia e delle tecnicalità. Prevede che mercoledì, al vertice dell'Eurogruppo, il responsabile dell'Economia imponga «la logica del pacchetto». Traduzione: il Mes potrà andare avanti solo a condizione che assieme ad esso viaggino l'Unione bancaria (con l'assicurazione sui depositi) e il Bilancio comune dell'Eurozona.
«Sarà una trattativa durissima, Gualtieri non andrà di certo a dire dei sì», fanno sapere al Mef. E aggiungono: «Se il ministro delle Finanze tedesco Scholz dovesse riproporre, nell'ambito dell'Unione bancaria, la ponderazione del rischio dei titoli di Stato acquistati dalle banche legata al rating del Paese, Gualtieri metterà il veto. E nella logica del pacchetto il veto sull'Unione bancaria potrà avere effetti sulla riforma del Fondo salva Stati». Insomma, «per non perdere credibilità» ed «evitare nuove impennate dello spread che già negli ultimi giorni è tornato a salire», Conte e Gualtieri non diranno no al Mes che di fatto è già approvato. Ma imporranno lo stop al modello di Unione bancaria voluto da Berlino e forse «a qualcuno dei documenti collegati al Mes». L'obiettivo: rinviare l'intero pacchetto alla primavera. Come, appunto, invoca Di Maio.

IL BICCHIERE MEZZO PIENO
Da capire, visto che il nodo politico nella sostanza non è sciolto, come reagirà questa sera il leader 5Stelle. Di Maio ha detto ieri di non volere la crisi di governo. Ma ha anche ripetuto, appunto, di pretendere «modifiche sostanziali al Mes». Cosa che non avverrà. In più, il capo del Movimento ha risposto a brutto muso ai dem Dario Franceschini e Graziano Delrio che l'avevano invitato a evitare, anche per il suo ruolo di ministro degli Esteri «a non mettere a rischio la credibilità dell'Italia in Europa». La tensione resta alta, insomma. E' però difficile che, pur su un tema sovranista come la difesa dell'interesse nazionale in Europa, Di Maio possa innescare la crisi. Tant'è, che dal suo entourage trapela una timida soddisfazione per le notizie che filtrano dal Mef: «Da quel che sappiamo Gualtieri mercoledì all'Eurogruppo chiederà il rinvio». Ciò significa che Di Maio è orientato a vedere il bicchiere mezzo pieno e, pur non ottenendo modifiche al Mes, confida nello slittamento in primavera dell'intero pacchetto. «Se non lo farà», sibila un altro ministro del Pd, «vorrà dire che Gigino ha già un accordo elettorale con Salvini...».

LE MOSSE DEL PREMIER
Un sospetto che Conte non si sente di condividere, nonostante tra lui e Di Maio i rapporti siano difficili. E per provare a superare l'ostacolo il premier spera di ricompattare la maggioranza andando allo scontro con Matteo Salvini. Così promette che il «governo è saldo e andrà avanti» e che domani, nell'aula della Camera, «metterà a posto tutti i tasselli» e «spazzerà via tutte le fesserie che sono state dette».

In tutto questo Gualtieri resta convinto che la riforma del Mes sia un'opportunità per l'Italia: «Sul dossier Roma ha infatti battuto le resistenze tedesche, olandesi e degli altri Paesi del Nord che ora vorrebbero correzioni penalizzanti per noi», sostengono al Mef. Per questa ragione e per il rialzo dello spread, a giudizio del ministro dell'Economia, chi lancia allarmi sul Mes danneggia il Paese e scherza con il risparmio degli italiani.
 

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