Mezzogiorno, export al palo: da 11 anni fermo al 10% per il deficit di infrastrutture

Mezzogiorno, export al palo: da 11 anni fermo al 10% per il deficit di infrastrutture
di Antonio Vastarelli
Mercoledì 7 Settembre 2022, 15:00 - Ultimo agg. 8 Settembre, 07:30
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Le esportazioni italiane nel 2021 volano a 516 miliardi di euro, il livello più alto di sempre (+18,2% sul 2020). Un record al quale hanno contribuito anche le regioni meridionali che non riescono, però, a far crescere la quota di export del Mezzogiorno, ancorata da oltre un decennio al 10% del totale Italia. Sono alcuni dei numeri emersi nel corso della presentazione del XXXVI Rapporto sul commercio estero, curato dall'Ice (l'Agenzia che promuove le imprese italiane all'estero) e presentato a Napoli, alla presenza del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

L'anno scorso solo tre paesi (Cina, India e Corea del Sud) hanno registrato un incremento maggiore delle esportazioni nel confronto con il 2019: +7,5% rispetto al periodo pre-covid, quando il valore dell'export tricolore era di 480 miliardi.

Un recupero che si rafforza ancora nel primo semestre del 2022 con un +22,4% sul corrispondente periodo dell'anno precedente. A crescere non sono solo i valori, influenzati anche dall'incremento dei prezzi. Anche i volumi hanno il segno positivo: +7,9% nel 2021 e +3,4% nel primo semestre di quest'anno. A trainare sono soprattutto settori e prodotti tradizionalmente forti del made in Italy: dai macchinari industriali alla moda, dall'automotive all'agroalimentare, fino ai prodotti chimici e farmaceutici. 

Il presidente dell'Istituto per il Commercio Estero, Carlo Ferro, sottolinea come «le imprese esportatrici italiane abbiano reagito alla pandemia con grande velocità determinando per l'Italia una crescita dell'export decisamente superiore rispetto ad altre grandi economie». La Germania si ferma a +3,7%, gli Usa solo al +1%, mentre Francia e Regno Unito fanno registrare addirittura il segno meno.

Ma l'aumento dell'inflazione e il forte rialzo del valore delle importazioni, trainato dai prezzi dell'energia, si sta già riflettendo negativamente sul saldo commerciale del nostro Paese che, da un avanzo di oltre 44 miliardi nel 2021, è passato ad un -13 miliardi nel primo semestre 2022. Il direttore delle statistiche economiche dell'Istat, Fabio Rapiti, ricorda inoltre che «a giugno scorso si è registrata una flessione delle esportazioni, seppur lieve», e che dalle rilevazioni «risulta in calo la fiducia delle imprese esportatrici». 

Anche l'area Sud e Isole cresce nel 2021 del 16,5% (l'1,7% in meno della media nazionale), e del 2,1% rispetto ai valori pre-covid (nettamente meno del Centro-Nord). Il problema vero del Mezzogiorno, però, sottolinea Ferro, è che «la quota dell'export delle imprese meridionali sul totale Italia è solo del 10% da ben 11 anni consecutivi». Per fare un paragone, la sola Lombardia vale oltre il 26%. «Ai progetti messi in campo dall'Ice, però, il 20% delle imprese partecipanti è meridionale» sottolinea il presidente dell'Agenzia. Un dato che fa sperare in una crescita del Sud nei prossimi anni. 

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Lo spazio ci sarebbe, secondo uno studio della Fondazione Masi che valuta in circa 18 miliardi di euro la crescita potenziale dell'export del Mezzogiorno, 8 dei quali attribuiti alla Campania: una opportunità enorme visto che il valore dell'export campano nel 2021 è di poco più di 13 miliardi (il 2,5% del totale Italia, con un incremento del 12,8% nel 2021 e del 6,5% dal 2019). Il focus di quest'anno è, invece, sulla Puglia la cui crescita potenziale viene valutata in 4,8 miliardi, che potrebbero aggiungersi agli 8,6 circa dell'export del 2021.

Trasformare in esportazioni reali la crescita potenziale, però, non è semplice. «Il Mezzogiorno paga un gap infrastrutturale per quanto riguarda il traffico merci sia su ferro che, soprattutto, aereo. I cargo sono concentrati al Nord, pochissimi partono dagli aeroporti meridionali: così è difficile raggiungere mercati lontani» commenta il presidente degli Industriali di Napoli, Costanzo Jannotti Pecci, che aggiunge: «L'Ice supporta bene le aziende esportatrici ma non basta. Per ridurre la distanza dal Centro Nord anche le Regioni del Sud devono investire risorse, così come le Camere di commercio. Va preso ad esempio l'ente camerale di Milano, la cui azienda speciale svolge un lavoro egregio di supporto reale, non si limita a produrre certificati». 

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