Nargi: «Le Zes sono un attrattore di investimenti all'estero»

Nargi: «Le Zes sono un attrattore di investimenti all'estero»
di Nando Santonastaso
Martedì 12 Luglio 2022, 08:06
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Direttore Nargi, che valore ha l'accordo siglato ieri dal gruppo Intesa Sanpaolo e dal Commissario straordinario della Zes Campania, Giosy Romano?
«Rafforza l'impegno di Intesa Sanpaolo a sostenere gli investimenti sostenibili delle piccole e medie imprese operanti nella Zes regionale, con attività di reshoring, programmi di sviluppo imprenditoriale singoli e in filiera, corsi di formazione dedicati al management delle aziende attive nell'area, iniziative a elevato impatto economico e sociale che possano attrarre investitori», risponde Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo.

Ma a che punto sono gli investimenti delle aziende, specie ora che con lo Sportello unico digitale si sono sveltite le procedure burocratiche?
Intanto mi lasci dire che cresce sempre di più l'interesse a investire al Sud. Lo riscontriamo nel nostro lavoro quotidiano: Intesa Sanpaolo nei primi mesi di quest'anno ha garantito liquidità alle sole imprese campane per oltre 670 milioni, di cui 200 milioni ad aziende che operano nell'area della Zes. E già prima che si definisse il protocollo con il Commissario straordinario abbiamo analizzato progetti di investimento per oltre 40 milioni presentati da aziende insediate nel perimetro Zes. Ora contiamo di favorire nuovi investimenti, soprattutto internazionali, che darebbero ulteriore spinta all'attrattività di queste aree».

La rinnovata centralità del Mediterraneo anche in chiave energetica sembra offrire una chance irripetibile alle Zes e ai porti del Sud.
«Assolutamente.

Come è emerso anche al recente convegno di Sorrento, il contesto geopolitico ha determinato uno spostamento delle rotte marittime globali e la valorizzazione delle Zes meridionali permetterebbe di sfruttare la nuova centralità energetica e logistica del Sud Italia. Per questo continuiamo a lavorare con gli stakeholder locali ribadendo, com'è stato sottolineato anche nell'accordo di ieri, il nostro sostegno all'intera filiera dell'economia del mare. Mettiamo a disposizione delle imprese del settore nuovo credito e supporti operativi per accelerare la ripresa e puntare ad un futuro sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale».

Bisognerebbe credere di più nei sistemi portuali meridionali?
«Le rispondo con dati di fatto. Secondo un'analisi di Srm, il Centro Studi collegato a Intesa Sanpaolo, i porti di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia nel 2021 hanno gestito 33,4 milioni di tonnellate di merci, il 15% del Mezzogiorno. Il peso della sola Campania nel comparto del trasporto passeggeri è particolarmente rilevante (la regione è seconda dopo lo Stretto di Messina) con quasi 5 milioni di persone transitate, tra passaggi locali, traghetti e crociere. Lo scalo di Napoli ha registrato un totale di 18 milioni di tonnellate di movimento merci (la quota più rilevante, il 37%, è dei container). A Salerno, invece, è più netta la prevalenza del traffico Ro-Ro. Insomma, la funzione del mare resta strategica nel trade campano come in tutto il Sud: l'import-export regionale via mare copre, infatti, il 53% del fatturato complessivo con l'estero contro il 36% dell'Italia».

Voi avete garantito un plafond di 1,5 miliardi a sostegno di chi vuole investire nelle Zes del Mezzogiorno: non temete che le incognite derivanti da caro energie e guerra in Ucraina possano frenare le scelte delle imprese?
«Non c'è dubbio che l'impresa abbia bisogno di certezze per pianificare le proprie scelte di investimento. E sotto questo profilo, le facilitazioni previste per le Zes e la stessa impostazione del Pnrr, che vuole incidere molto sulla riduzione del gap infrastrutturale tra Sud e Nord oltre che sulla riconversione digitale e green del Paese, sono opportunità importanti per il Mezzogiorno. Ma, come dicevo prima, il sentiment delle imprese che vogliono selezionare gli investimenti per cogliere queste occasioni di crescita è decisamente elevato, con una sempre maggiore convinzione sulla necessità della prospettiva internazionale».

Le 4 A dello sviluppo del Sud (automotive, abbigliamento, aeronautico-aerospazio e agroalimentare) più il farmaceutico resistono come poli di sviluppo trainanti al Sud?
«Sicuramente, la manifattura meridionale nonostante tutte le difficoltà che alcuni comparti stanno attraversando in questa fase, resta un punto di riferimento per lo sviluppo. Quelle 4 A e il farmaceutico garantiscono più del 35% del valore aggiunto del Mezzogiorno. Non a caso, Intesa Sanpaolo ha deciso di partecipare alla realizzazione dei quattro centri nazionali per la ricerca previsti dal Pnrr, uno dei quali (Agritech) in Campania con la Federico II, a riprova del fatto che anche sull'innovazione e sulla ricerca il Sud c'è».

Lo sviluppo delle filiere al Sud resta la vostra strategia più vincente?
«Noi lavoriamo sulle filiere da tempo e i risultati premiano questo impegno. In Campania abbiamo sottoscritto 55 accordi di filiera, con 700 fornitori coinvolti e un giro di affari di 4 miliardi di euro: il Sud è anche questo. Se c'è un champion, come diciamo noi, possiamo accompagnare tutti quelli che fanno parte della filiera ad un accesso al credito funzionale alle loro esigenze e a garantire il rispetto dei livelli di qualità e di sostenibilità della filiera stessa».
 

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