Netflix, 200mila iscritti in meno nel primo trimestre: il più grande crollo dal 2011

Netflix, 200mila iscritti in meno nel primo trimestre: il più grande crollo dal 2011
Mercoledì 20 Aprile 2022, 11:33
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Un crollo, quello subito da Netflix nelle ultime ore, che ha dell'inaspettato. In un periodo storico come questo, con le sale ai guadagni minimi e  lo streaming che diventa sempre di più strumento di fruizione privilegiato non solo degli utenti, ma anche delle case di produzione, il crollo del «gigante delle serie tv» è inatteso, ma soprattutto, preoccupante. Nell'after hour, il titolo ha perso il 25% nel primo trimestre, con ben 200mila abbonamenti in meno rispetto alla curva, sempre crescente, degli ultimi 10 anni. Un dato preoccupante legato, in parte, anche al dilagare di nuove piattaforme come Amazon Prime Video e Disney+, che soprattutto durante la pandemia, hanno avuto un incremento di iscritti non indifferente.

Secondo le previsioni di Bloomberg, Netflix pare abbia previsto di perdere entro il secondo trimestre fino a 2 milioni di utenti, rendendo il 2022 il suo peggio anno. Alla base di questo crollo, ci sono diversi fattori con cui qualsiasi società di streaming è costretta a fare i conti. Essendo Netflix una delle prime  ad essere approdata online ne sta scontando le conseguenze in tempi più ristretti rispetto alle altre. Questo non esclude che problematiche del genere possano essere affrontate in futuro da altri giganti dello streaming. Una crisi, quella di Netflix, che ha portato ad un calo del 40% solo quest'anno. Ad appena un mese dalla notte degli Oscar e i successi riscontrati con “Tick,Tick, Boom!”, “The Power of The Dog” ed “È stata la mano di Dio”, Netflix affronta la sua più grande crisi dal 2011.

Alla base di questo inevitabile crollo abbiamo diversi fattori, che sono un pò il risvolto della medaglia di tutti i servizi streaming: gli abbonamenti condivisi, l'aumento graduale dei costi e il calo di iscritti in particolari aree del mondo. Per quanto riguarda il tema degli abbonamenti condivisi, sui 221,6  milioni di abbonati, moltissimi userebbero la piattaforma  “in prestito” o effettivamente senza pagare alcun tipo di abbonamento. Già da un anno, Netflix pare stia perfezionando un metodo di controllo che verifichi quante persone effettivamente utilizzano l'account. Una prima verifica è già stata svolta nel corso del 2021, dove la piattaforma avviò una vera e propria “caccia agli account condivisi” che ha portato ad una inevitabile migrazione di utenti.

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Un'altra delle problematiche che affligge Netflix da anni, è l'aumento graduale dei costi. Nel giro di pochissimo tempo si è passati da un abbonamento da 9 euro a 15 euro. Ciò è dovuto da un maggiore interessamento di Netflix nel mondo della produzione cinematografica. Negli ultimi 10 anni ha prodotto centinaia di film per qualsiasi tipo di target, partendo dalla rom com adolescenziali a basso budget fino a pellicole vincitrici di premi Oscar (come Storia di un matrimonio nel 2019 e The Power of the Dog nel 2022). I grandi investimenti, di coseguenza, hanno portato ad un naturale incremento di costi per gli abbonati. Ultimo fattore determinante è la perdita di iscritti in tre delle quattro aree principali del mondo, in particolare Stati Uniti e Canada principali mercati della piattaforma.

Nonostante ciò Netflix continua ad essere il primo servizio streaming al mondo, con maggiori guadagni ed investimenti. Una perdita, quella avuta negli ultimi 3 mesi, che sembra essere più un sintomo fisiologico che previsione di fallimento.