Next Generation Eu, la beffa degli asili: i quattro trucchi contro il Sud

Next Generation Eu, la beffa degli asili: i quattro trucchi contro il Sud
di Marco Esposito
Martedì 30 Marzo 2021, 11:00
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Nuova macchia, l'ennesima, sulla capacità dell'Italia di avere cura dell'infanzia al Sud. Stavolta nonostante l'obiettivo scolpito nella legge sia nobile: «Rimuovere gli squilibri economici e sociali» si legge al comma 60 della legge 160 del 2019. Un fine perseguito non a parole ma con moneta sonante: 2,5 miliardi di euro. Ma quando c'è da tradurre le intenzioni in realtà, il diavolo ci mette la coda e non solo, riuscendo addirittura a capovolgere le finalità della legge, confermando la zoppìa dell'Italia nell'assicurare un asilo nido ai bambini indipendentemente dalla loro residenza.

Una macchia ancora più grave perché va a sporcare quello che di fatto è il primo bando di gara del Next Generation Eu da 191 miliardi, bando appena aperto e che si chiuderà alle 15 del 21 maggio. Anche se il piano europeo ancora non c'è, infatti, nel disciplinare di gara si annuncia che i progetti selezionati potranno essere inclusi «nel Piano per la ripresa e la resilienza nazionale e, nel caso, dovranno riportare su tutti i documenti di riferimento sia amministrativi che tecnici la seguente dicitura: Finanziato dall'Unione europea NextGenerationEU». 

Come si è riusciti a trasformare un finanziamento destinato ai territori svantaggiati e alle periferie urbane in un modo per finanziare le aree già ricche? Con quattro trucchi punitivi nei confronti del Sud e relativi alla prima tranche del fondo, pari a 700 milioni.

Il primo ha a che fare con la matematica. Sul sito del ministero dell'Istruzione si legge: «700 milioni agli enti locali per asili nido e scuole dell'infanzia. Il 60% delle risorse alle aree periferiche e svantaggiate per recuperare i divari esistenti». Segue il commento del ministro Patrizio Bianchi: «È investimento strategico contro disuguaglianze e a favore dell'occupazione femminile».

Dov'è l'imbroglio? Il 60% non si applica su tutta la cifra ma sull'80% per cui invece di andare 60 ai poveri e 40 ai ricchi va 48 ai poveri e 52 ai ricchi. 

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Il 48% è comunque qualcosa, si dirà. Vero. Ma siamo solo al primo trucco. Ecco il secondo: i ricchi si sono infiltrati nell'elenco dei poveri. Nell'allegato dei Comuni svantaggiati (quelli con alto indice di vulnerabilità sociale e materiale, Ivsm) sono stati inseriti tutti i capoluoghi di provincia che svantaggiati non sono affatto, come Milano, Torino, Genova, Bologna. Si dirà: la legge fa riferimento alle periferie urbane e ve ne sono in condizioni difficili anche in quelle città. Giusto, ma quale periferia difficile ha Sondrio con 21.477 abitanti? Oppure Bolzano e Aosta che sono le città più ricche d'Italia. O Verbania e Biella? Inoltre - e siamo al terzo trucco - in nessun angolo del bando si specifica che i Comuni ricchi finiti in elenco tra gli svantaggiati debbano concentrare i progetti nelle periferie.

E ancora. Visto che con il bando si assisterà a una gara tra Milano e Napoli o tra Reggio Emilia e Reggio Calabria ci si potrebbe aspettare un punteggio che sia costruito in modo da favorire chi è più indietro e quindi ridurre le disuguaglianze. A cercare bene lo si trova: su cento punti di ciascun progetto ne sono assegnati 3 (tre) se l'area dove deve nascere il nuovo asilo nido è priva di asilo. Tre punti, non c'è nessun altro parametro che conti così poco. Per esempio avere un semplice studio di fattibilità già vale, da solo, 4 punti, che salgono a 8 se il progetto è definitivo e a 15 punti se è esecutivo. Reggio Emilia e Reggio Calabria potrebbero avere entrambe un bel progetto esecutivo per cui i 3 punti spingerebbero la bilancia verso i bambini nati in Calabria? Errore! Perché scatta il premio ai ricchi ovvero un punteggio extra se il Comune ha soldi a sufficienza per cofinanziare il progetto. Basta il 16% di cofinanziamento e arrivano 5 punti extra e se il contributo dell'ente locale arriva al 51% i punti diventano 10. Un esempio plastico di come, a parità di altre condizioni, si premia chi è più ricco rispetto al bimbo che vive dove non ci sono strutture. 

I Comuni del Sud potrebbero agevolmente fare ricorso e bloccare il bando delle beffe, tanto sono palesi le differenze tra gli obiettivi della legge e la sua attuazione. Ma non è detto che lo faranno. Infatti ottenere i fondi per costruire un nido costringe a inserire in bilancio i soldi per gestire la struttura e attualmente nel fondo di solidarietà comunale la copertura per gli asili è molto parziale, sia nel 2021, sia nei prossimi anni visto che la somma stanziata (300 milioni a regime) è lontana da quella necessaria per arrivare a una copertura del servizio in linea con gli obiettivi europei.

La gara, insomma, potrebbe andare avanti così nell'indifferenza dei sindaci del Sud. Ciascun Comune ha la possibilità di presentare (da solo o in cordata) uno o due progetti per un contributo richiesto massimo di 3 milioni a iniziativa, cui aggiungere l'eventuale cofinanziamento. Una quota di risorse (140 milioni) è riservata a chi ha scuole materne comunali rimaste vuote per il calo delle nascite, situazione fortemente concentrata al Nord. Gli altri 560 milioni (sui quali c'è la riserva del 60% delle aree svantaggiate) sono spacchettati su tre finalità: asili nido (280 milioni), scuole dell'infanzia (175 milioni), centri polifunzionali per servizi alla famiglia (105 milioni). Se il Mezzogiorno accetterà silente, le stesse regole si applicheranno sui futuri riparti del fondo «Asili nido e scuole dell'infanzia», cioè per tutti i 2,5 miliardi di euro.

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