Patuelli (Abi): «I rischi di esercizio provvisorio possono scatenare i mercati. Meglio prepararsi per tempo»

Patuelli (Abi): «I rischi di esercizio provvisorio possono scatenare i mercati. Meglio prepararsi per tempo»
​Patuelli (Abi): «I rischi di esercizio provvisorio possono scatenare i mercati. Meglio prepararsi per tempo»
di Luca Cifoni
Mercoledì 10 Agosto 2022, 00:11
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Presidente Antonio Patuelli, come mai l’Abi ha deciso di rivolgersi alla politica a un mese e mezzo dal voto? Era successo anche in altre tornate elettorali?
«Dal punto di vista dei contenuti, il documento non dice nulla di particolarmente rivoluzionario rispetto a quanto emerso nella assemblea Abi di luglio. La novità sta nei tempi e nelle modalità con cui è avvenuto lo scioglimento delle Camere. È normale nelle democrazie che le forze sociali indipendenti spieghino a tutti le proprie posizioni e noi questo lo facciamo sia a Roma che a Bruxelles. In Italia però non ci sono mai state elezioni politiche in autunno e con questo calendario non c’è il tempo di incontrare tutti».

Siete preoccupati per le scadenze autunnali?
«Indubbiamente c’è una concatenazione dei tempi: il 20 ottobre è la scadenza per la presentazione alle Camere della legge di Bilancio, ma già il 15 bisogna mandare i contenuti a Bruxelles.

Proprio a metà ottobre ci sarà l’insediamento del nuovo Parlamento ma in quella sede verranno solo eletti i presidenti. Ci vorrà poi un altro po’ di tempo per formare i gruppi parlamentari e quindi le consultazioni del presidente della Repubblica non inizieranno prima di fine mese. A quel punto anche se si farà presto a formare il governo sarà inevitabile comprimere la sessione di Bilancio. E questo nonostante lo sforzo del Presidente della Repubblica, che evidentemente consapevole del problema ha fatto il massimo possibile per anticipare i tempi. Però il rischio dell’esercizio provvisorio lo vedo».

Una cosa che non succede da decenni. Come sarebbe accolto dai mercati finanziari?
«Si spaventerebbero, perché è una novità e i mercati tendono a sopravvalutare le novità. Ma sempre in autunno ci sono molte scadenze anche in Europa, a partire dalla discussione sulla riforma del Patto di Stabilità e crescita che sta entrando nel vivo. Non è che l’Italia può fermare i calendari europei».


Anche sulla crescita ci sono nubi in arrivo, dopo un secondo trimestre che è andato meglio delle attese.
«Ci sono soprattutto grandi incognite, fonti multiple di incertezza: la pandemia che non è finita, la disponibilità o meno di nuovi vaccini, la guerra che verosimilmente durerà ancora, i prezzi energetici che potrebbero crescere ancora anche per maggiori necessità di consumo. Aggiungo che il 31 dicembre scade il framework europeo sugli aiuti di Stato relativo ai costi energetici: è un termine troppo ravvicinato, le imprese hanno bisogno di respiro. Questo è il motivo per cui cerchiamo di sensibilizzare in anticipo le istituzioni».


A fine anno è fissata pure la scadenza per la nuova tranche di fondi del Pnrr. L’Italia riuscirà a onorare i propri impegni?
«Ho letto con molta attenzione la direttiva del presidente Draghi sui confini dei cosiddetti “affari correnti”. Vi rientrano tutti gli adempimenti del Pnrr, quindi l’esecutivo in carica ha pieni poteri per operare. Per cui posso dire di essere moderatamente sereno su questo aspetto».

Tra i nodi in sospeso c’è poi quello del superbonus, o meglio della cessione dei crediti fiscali. Basteranno le ultime norme che sono state definite a sbloccare la situazione?
«Sulla cessione dei crediti le banche stanno facendo il massimo possibile, nei limiti delle loro capacità di assorbimento. Il problema non è convincere le banche, ma trovare altri soggetti che acquistando i crediti permettano agli istituti di credito di creare ulteriori spazi. Vedremo se le ultime innovazioni normative saranno sufficienti».

Nel vostro documento chiedete di portare in Italia l’autorità europea anti-riciclaggio. C’è la candidatura forte di Roma.
«È giusto che la sede dell’autorità sia in Italia, perché non abbiamo istituzioni finanziarie europee e poi perché il nostro Paese in materia ha un’esperienza molto forte. Su questo punto si devono impegnare tutte le forze, perché la decisione sarà a breve».

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