Pensione anticipata, le ipotesi di riforma: dai 64 anni all'opzione Tridico

Ecco gli scenari sul tavolo

Pensione anticipata, le ipotesi di riforma: dai 64 anni all'opzione Tridico
di Giusy Franzese
Venerdì 18 Febbraio 2022, 17:41 - Ultimo agg. 17:43
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In vista del tavolo politico che dovrebbe esserci a breve sulla riforma della pensioni, i sindacati insistono: con 41 anni di contributi versati, si dovrebbe andare in pensione anche a 62 anni d'età. Cinque anni prima, quindi, di quanto previsto dalle attuali regole che si basano sulla riforma Fornero. «Dai 62 anni  bisogna restituire alle persone la decisione libera di andare in pensione. Bastano 41 anni di contributi per avere il sacrosanto diritto alla pensione» dice il segretario generale Cisl, Luigi Sbarra.  «In Europa - spiega - l'età media di uscita è 63 anni, da noi 67 e se non li fermiamo arriviamo a 70». Il governo per adesso però sembra essere fermamente contrario a questa ipotesi. Per una questione di eccessivi costi, ovviamente. Ma, nell'ultimo incontro "tecnico" con i sindacati al Ministero del Lavoro, ha aperto alla possibilità di anticipare i tempi di uscita pagando pegno: si ragiona sui 64 anni di età con l'assegno tagliato in base al ricalcolo contributivo. Forse non su tutta la carriera, però. Per limitare i tagli, la riduzione potrebbe essere calcolata soltanto sulla parte retributiva. Nel frattempo il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha rilanciato la sua proposta: chi decide di andare prima dei 67 anni in pensione riceverà - per gli anni che mancano al raggiungimento dell'età di vecchiaia - un assegno calcolato soltanto con il metodo contributivo, in genere meno conveniente; il taglio però non sarebbe "a vita", ma l'assegno ritornerebbe intero al momento del raggiungimento dei 67 anni di età.  Stiamo quindi ancora a livello di ipotesi.

L'anticipo

Dal prossimo anno, se questa sarà la scelta del governo d'accordo con le parti sociali, si potrebbe andare in pensione raggiunti i 64 anni di età anagrafica (anziché i 67 attualmente previsti per la pensuione di vecchiaia) . La  stessa età prevista attualmente da Quota 102 che però vale solo per quest'anno e si associa a 38 anni di  contributi.

L'ipotesi alla quale si sta lavorando ora invece fa scendere l'asticella del requisito contributivo a 20 anni. Ma prevede delle penalizzazioni sull'assegno.

Le penalizzazioni 

Le carte non sono ancora completamente scoperte. Il governo propende per un calcolo dell'assegno completamente con il metodo contributivo. Sono ancora tanti i futuri pensionandi che invece hanno diritto al calcolo misto, in parte retributivo (per gli anni di lavoro fino al 2011 se hanno iniziato l'occupazione prima del 1996) e in parte contributivo. Il metodo retributivo in genere è più conveniente per il lavoratore, quindi calcolare tutto con il contributivo comporterebbe penalizzazioni pesanti. E' quello che accade ad esempio con Opzione Donna, che in alcuni casi comporta tagli a vita dell'assegno anche del 30%. Per i sindacati quindi l'ipotesi tutto contributivo è da escludere.

Mini taglio

Ci sarebbe però anche un'altra ipotesi che il governo sta esplorando a livelli di costi. Mini tagli sull'assegno, al massimo del 3% annuo, calcolati sugli anni di anticipo. Se un lavoratore ad esempio sceglie di andare in pensione a 64 anni anziché 67 subirebbe un taglio dell'assegno del 9% (3% per 3 anni). E forse anche meno, se si adottasse l'ipotesi di tagliare soltanto la parte dell'assegno calcolato con il retributivo. Si tratterebbe comunque di tagli a vita, non più recuperabili.

Opzione Tridico

Il presidente dell'Inps ha ripresentato recentemente la sua idea: pensione anticipata a 64 anni con un assegno calcolato interamente con il metodo contributivo per gli anni di anticipo. Poi una volta arrivati a 67 anni l'assegno pensionistico tornerebbe "intero", con il calcolo misto per chi ha maturato tale requisito. Insomma, tagli sì, ma non a vita. Secondo Tridico questo sistema costerebbe allo Stato intorno ai 400 milioni di euro l'anno a
causa del versamento anticipato dell'assegno, ma sarebbe equo dal punto di vista attuariale. L'uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall'età chiesta dai sindacati e sulla quale c'è la totale indisponibilità del governo costerebbe a regime 9,2 miliardi l'anno mentre Quota 100 ha avuto oneri accertati per 19,6 miliardi.

La proposta Tridico non piace però ai sindacati perché - dicono -  non consentirebbe l'uscita dei lavoratori con le retribuzioni (e le pensioni) più basse che, negli anni di anticipo,  si troverebbero con un assegno in alcuni casi di circa la metà di quello che si avrebbe uscendo a 67 anni.

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