Pensioni, mini ritocchi: verso la conferma di Quota 103. In Manovra tagli ai bonus

Spending review per trovare le risorse. Nel mirino 36 miliardi di crediti d’imposta

Pensioni, mini ritocchi: verso la conferma di Quota 103. In Manovra tagli ai bonus
Pensioni, mini ritocchi: verso la conferma di Quota 103. In Manovra tagli ai bonus
di Andrea Bassi
Giovedì 24 Agosto 2023, 21:55
4 Minuti di Lettura

Le risorse, servono almeno 30 miliardi, per finanziare la prossima manovra di autunno, sono il vero rebus che il governo dovrà sciogliere.

Qualche aiuto dovrebbe arrivare dalla riforma del Fisco, ma con un vincolo insuperabile: i soldi che saranno trovati sul fronte fiscale dovranno andare tutti a ridurre le tasse e non perdersi in altri rivoli. E il principale capitolo al quale si guarda per trovare qualche miliardo di euro da destinare al taglio delle aliquote, è la revisione delle «tax expenditures».

Tredicesima, aumenti fino a 260 euro: a chi spettano e quando arrivano. Il piano del Governo

Un termine inglese che sta a indicare tutte le detrazioni e le deduzioni che riducono la base imponibile per i contribuenti e dunque le tasse che questi ultimi versano allo Stato.

Il disboscamento “mirato” è complicato. Ce ne sono alcune che hanno pochissimi beneficiari, altre per importi bassi. Ma dietro ogni sconti di imposta si cela una lobby spesso rumorosa. 


Il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, ha già individuato una platea di 227 crediti di imposta che valgono 36 miliardi di euro. La maggior parte sono legati al mondo delle imprese, e vanno dagli sgravi per gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, ai crediti riconosciuti alle banche per le perdite future sulle sofferenze (le cosiddette Dta), fino a tutti quei crediti creati per rispondere prima alla pandemia e poi alla crisi energetica. C’è poi il capitolo delle detrazioni e delle deduzioni sull’Irpef per le persone fisiche. Anche in questo caso ci sono sul tavolo alcune ipotesi di intervento. Il progetto sarebbe quello di riservare a ogni contribuente un plafond da usare per le detrazioni. Raggiunto il limite non si potrebbe più scontare nulla dal reddito.

Per esempio, supponiamo un reddito di 50 mila euro l’anno con un plafond del 4%. Il contribuente potrebbe detrarre spese al massimo per 2 mila euro. Da questo meccanismo, però, rimarrebbero fuori le detrazioni più importanti, come quelle sulla spesa sanitaria e sugli interessi dei mutui ipotecari. 


L’alternativa sarebbe riproporre un taglio delle detrazioni in base al reddito sulla falsariga di quello già attuato. Oggi gli sconti si riducono a partire dai 120 mila euro di reddito per azzerarsi a 240 mila. Nell’ultima finanziaria era spuntata una norma, poi ritirata, per abbassare il tetto a 60 mila euro. Un altro intervento, poi, potrebbe riguardare le cosiddetta “Sad”, i sussidi ambientalmente dannosi. Nel capitolo sul RepowerEu, che fa parte delle modifiche al Pnrr inviate a Bruxelles, il governo si è impegnato a varare un decreto legge per ridurre da qui al 2030 le Sad. Anche qui però, il terreno è scivoloso. Tra le principale agevolazioni «ambientalmente dannose», ci sono gli sgravi sulle accise per il diesel. Se fossero cancellate il prezzo al distributore salirebbe per pareggiare quello della benzina. E in Italia le auto a gasolio sono molto più di quelle alimentate con la verde. 


IL CAPITOLO PENSIONI
Uno dei capitoli più complessi che il governo dovrà affrontare è quello delle pensioni. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sarebbe per toccare il meno possibile. La Lega però, insiste per introdurre almeno per un anno una Quota 41 con il ricalcolo contributivo dell’assegno. Forza Italia vuole portare le pensioni minime a 700 euro. Per ora l’unica certezza è che anche il prossimo anno l’adeguamento all’inflazione degli assegni sarà pieno soltanto per quelli fino a 4 volte il minimo Inps. Per tutti gli altri rimarranno in vigore i tagli dello scorso anno (si va da un adeguamento dell’85% di quelle pari a 5 volte il minimo per scendere poi fino al 32% di quelle oltre 10 volte le pensioni minime). 


Non è nemmeno escluso che questa scala debba essere ulteriormente rivista (in peggio) per repire nuove risorse. Senza considerare che a gennaio “scade” anche l’adeguamento a 600 euro degli assegni più bassi (anche se la soglia dovrebbe essere comunque mantenuta grazie all’adeguamento pieno all’inflazione più un extra del 2,7% già previsto lo scorso anno). Per i prepensionamenti, dunque, l’ipotesi più probabile è la conferma per un altro anno di Quota 103 (pensionamento a 62 anni e 41 di contributi), dell’Ape sociale rafforzata e di Opzione donna con qualche ritocco. E le pensioni minime a 700 euro chieste da Forza Italia? Come l’anno scorso è probabile che la valutazione sarà fatta alla fine della sessione di Bilancio, in zona cesarini, a dicembre quando tutti i tasselli (dall’andamento del Pil al negoziato Ue) saranno andati a posto.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA