Pensioni, uscita con 41 anni di contributi? Per abbassare Quota 103 più poteri al commissario Inps

Il successore di Tridico potrebbe restare come presidente. In lizza Fava e altri 3 nomi

Pensioni, uscita con 41 anni di contributi? Per abbassare Quota 103 più poteri al commissario Inps
Pensioni, uscita con 41 anni di contributi? Per abbassare Quota 103 più poteri al commissario Inps
di Francesco Malfetano e Umberto Mancini
Sabato 6 Maggio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 8 Maggio, 09:13
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Non solo un «anomalo» spoils system per Inps e Inail. Dietro al commissariamento degli istituti (tecnicamente non soggetti al meccanismo che prevede il cambio dei funzionari pubblici) c’è soprattutto l’intenzione di ridefinire i cardini del sistema pensionistico e assistenziale italiano. Ovvero in primis di superare la cosiddetta Quota 103 (la possibilità di uscire con 41 di versamenti e 62 anni d’età) introdotta dal governo di Giorgia Meloni per il solo 2023 dopo lo stop a Quota 102, e poi entro la fine della legislatura introdurre Quota 41 (l’uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica). L’obiettivo è tanto «ambizioso» quanto «necessario» e, ne sono convinti al ministero del Lavoro e attorno alla premier, vede come step iniziale proprio la riforma della governance dei due istituti. 

PROVVEDIMENTO
Da qui il provvedimento adottato in Cdm giovedì che essenzialmente allinea la durata di tutti gli incarichi a 4 anni, abolisce la carica del vicepresidente e modifica i poteri del presidente, che adesso potrà proporre direttamente il direttore generale del relativo istituto (cosa che prima faceva il consiglio di amministrazione).

Una nuova impostazione necessaria per almeno due motivi. Il primo è rafforzare il ruolo di coloro che arriveranno a guidare i due Istituti dopo un breve interregno da commissari, mettendoli nelle condizioni «di varare piani pluriennali all’altezza». Il secondo è evitare di perdere «tempo prezioso». Il riferimento in questo caso è soprattutto al numero uno dell’Inps Pasquale Tridico che pur avendo già oggi un mandato della durata di quattro anni, secondo i rumors governativi era già pronto a ricorrere contro la scadenza del 22 maggio. Nel 2019 infatti fu nominato in quota M5S come presidente in qualità di commissario, divenendo a tutti gli effetti presidente solo nel 2020. Un’anomalia che secondo l’avvocatura dell’Inps (smentita però dall’avvocatura dello Stato secondo fonti governative), gli avrebbe consentito di ricorrere contro la sostituzione di quest’anno. 

E allora ecco la scelta del Consiglio dei ministri di rivoluzionare la gestione e affidare la fase transitoria a due commissari che saranno nominati entro venti giorni e, stando alle voci, potrebbero essere scelti tra gli economisti di area “giorgettiana” Gabriele Fava e Mauro Nori (già direttore generale dell’Inps e capo di gabinetto della ministra del Lavoro Marina Calderone), l’esperto di previdenza vicino alla lega Alberto Brambilla e Concetta Ferrari, segretario generale della Calderone. Chiunque saranno alla fine i prescelti dal governo, la certezza è che ad attenderli troveranno sfide decisamente complesse. Per quanto riguarda Inail infatti l’esecutivo ha in mente di operare un deciso rafforzamento. Si immagina cioè un «istituto più aggressivo» che vigili con più efficacia sulla sicurezza sul lavoro e investa più risorse nella prevenzione. 

Per Inps invece, al netto dell’obiettivo dichiarato di arrivare a Quota 41 passando per l’istituzione di nuovi sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale, c’è quello di chiudere l’antica questione della separazione della previdenza dall’assistenza, su cui i sindacati insistono da tempo. La questione è infatti «uno dei primi dossier» che affronterà il neo-costituito (in seno al Lavoro) Osservatorio della spesa previdenziale. Un’ulteriore riorganizzazione necessaria per distribuire al meglio le risorse disponibili considerando che in base all’ultima rilevazione condotta dall’Inps è emerso che nel 2022, il 46,5% delle nuove pensioni liquidate dall’Istituto è inquadrabile nel capitolo assistenza. In generale, sono 17,7 le pensioni erogate complessivamente dall’ente al primo gennaio 2023. Costo complessivo 231 miliardi di euro.
 

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