Petrolio resta in ostaggio delle tensioni geopolitiche

Petrolio resta in ostaggio delle tensioni geopolitiche
Martedì 15 Febbraio 2022, 09:15
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(Teleborsa) - I prezzi del petrolio restano sostenuti dopo la fiammata della vigilia che li ha portati a rivedere i massimi di sette anni. A spingere in avanti le quotazioni di greggio ha contribuito l'acuirsi delle tensioni tra Russia e Ucraina, che potrebbe tradursi in severe sanzioni contro il paese produttore top di petrolio.

Ma nella giornata di ieri sono arrivati anche i primi segnali di distensione da parte di Mosca. "Ci sono chance di trovare un accordo con l'Occidente", ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov al presidente Putin. Mentre il ministro della Difesa Shoigu ha annunciato che "una parte delle esercitazioni' delle forze armate di Mosca si sta concludendo, un'altra sarà completata nel prossimo futuro". Durante lo stesso incontro, il presidente russo, citato dalla Tass, ha detto che l'espansione della Nato verso est "è infinita, molto pericolosa e avviene a spese delle ex Repubbliche sovietiche, inclusa l'Ucraina".
Intanto gli Stati Uniti, ma anche il blocco dei 27, hanno confermato il loro appoggio a Kiev, in caso di invasione da parte di Mosca. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha confermato che la situazione è "critica" ed ha minacciato "sanzioni immediate" alla Russia in caso di attacco.

"Nessuno dovrebbe sorprendersi se la Russia creerà un incidente per giustificare l'azione militare che aveva pianificato da sempre", ha detto il Segretario di Stato americano Anthony Blinken che ha parlato di "minacce imminenti" e della possibilità che la Russia usi un "pretesto" per invadere l'Ucraina.

Intanto il future sul Brent viene scambiato a quota 95,6 dollari, in calo dello 0,91%, mentre il WTI è a quota 94,55 dollari al barile, i rialzo dell'1,56%.

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