Pil, la guerra frena la ripresa e l'Ue taglia le stime: Italia dimezza al 2,4%

La previsione di crescita ridotta dal 4,1%. L’inflazione media dell’anno sfiorerà il 6%

Il conflitto taglia il Pil: l’Italia dimezza al 2,4%
Il conflitto taglia il Pil: l’Italia dimezza al 2,4%
di Luca Cifoni
Martedì 17 Maggio 2022, 00:09
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Ancora crescita, con numeri che in tempi normali sarebbero più che accettabili. Ma una crescita frenata e in prospettiva minacciata dalle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina. La diagnosi della commissione di Bruxelles vale più o meno per tutti i Paesi, penalizzando leggermente nei numeri il nostro In un quadro generale incerto anche per le tensioni politiche interne all’Europa: ieri Viktor Orban, rieletto primo ministro dal Parlamento ungherese, ha criticato la politica delle sanzioni parlando di «periodo pericoloso per la Ue».

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Le riaperture

La ripresa sarà spinta dalle riaperture post-Covid e dagli investimenti del Pnrr. Ma all’azione positiva di questi fattori si oppone quella della guerra, che ha esacerbato due gravi problemi già esistenti, ovvero il rialzo dei prezzi delle materie prime e le strozzature lungo le catene logistiche. Così il prodotto interno lordo sia nella Ue a 27 che nell’area dell’euro crescerà del 2,7 per cento quest’anno e del 2,3 il prossimo: la precedente previsione per il 2022 era del 4 per cento. Per il nostro Paese la stima è più contenuta: 2,4 e 1,9. 
L’inflazione sempre a livello continentale dovrebbe raggiungere il picco a quota 6,9 per cento nel secondo trimestre dell’anno, ovvero in questo periodo, per poi iniziare a declinare: il valore medio del 2022 si attesterebbe comunque al 6,1% nel 2022. Notizie comunque positive arrivano dal mercato del lavoro, che continuerebbe a migliorare sull’onda degli ottimi risultati del 2021, sintetizzati nella creazione di 5,2 milioni di posti e dalla riduzione della disoccupazione, in termini assoluti, di 1,8 milioni di unità.
Il quadro per il nostro Paese è simile, anche se lievemente meno favorevole.

Il 4,1% di crescita stimato per il 2022 lo scorso febbraio, prima dell’offensiva russa, era di un decimale al di sopra della media continentale, mentre il 2,4 atteso ora si colloca un po’ più in basso. I tecnici della commissione fanno notare come questa cifra equivalga in larga parte ad un effetto di trascinamento dell’ottimo 2021. per il 2023 la previsione scende all’1,9; ma soprattutto il nostro Paese è soggetto a gravi rischi data la sua posizione di grande importatore di gas dalla Russia: in caso di improvvise interruzioni delle forniture l’economia italiana sarebbe «severamente colpita».

I consumi

Sono i consumi privati il terreno su cui si giocherà la partita: da una parte questi riceveranno una spinta dalla ripresa dell’occupazione e dall’alto livello di risparmio, mentre in direzione opposta agiranno i prezzi in crescita e un incremento delle retribuzioni che non sarà sostanziale. Questo è un fattore importante: la dinamica inflattiva (5,9% la media annua) non sarà accompagnata da eccessive tensioni sugli stipendi, perché molti contratti erano già stati rinnovati prima della metà dello scorso anno, ovvero prima che i prezzi iniziassero la loro corsa. Un buon impulso arriverà dal turismo, che tuttavia non dovrebbe raggiungere prima del 2023 il livello che era stato toccato prima della crisi pandemica.
I dati sono stati commentati da Paolo Gentiloni. Il commissario all’Economia ha fatto notare come per il momento non si possa parlare di «stagflazione»: se la crescita dell’indice dei prezzi al consumo è storicamente la più alta da quando è stata avviata l’Unione monetaria, l’economia resta in terreno positivo, a meno di ulteriori e forti shock sul gas che cambierebbero il quadro. Gentiloni non si è sbilanciato sulla possibilità che la sospensione del Patto di stabilità sia prolungata per un altro anno (la decisione sarà presa la prossima settimana). In riferimento all’Italia, ha detto di vedere spazio per ulteriori politiche di sostegno, che però non dovrebbero attingere ad uno scostamento di bilancio, giudicato non prudente. Quanto al Pnrr l’indicazione, per tutti e in particolare per noi, è quella di adattarlo con opportuni aggiustamenti, ma senza «ricominciare tutto daccapo».
Non c’è però solo l’Europa: da Janet Yellen, segretario al tesoro degli Stati Uniti, arriva l’allarme per una possibile crisi alimentare globale. «La guerra sta avendo un impatto al di là dell’Ucraina ed è una cosa di cui siamo molto preoccupati, temo che abbiamo una crisi globale nelle nostre mani» ha sottolineato Yellen.

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