Pnnr, Busia: «Una maxi banca dati per scovare i corrotti»

Pnnr, Busia: «Una maxi banca dati per scovare i corrotti»
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 22 Settembre 2021, 07:40
5 Minuti di Lettura

Per quattro anni segretario generale dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, l'avvocato e docente universitario Giuseppe Busia è da un anno presidente dell'Anac, l'autorità anticorruzione. Una struttura che, sull'attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnnr) finanziato dall'Europa, ha un ruolo assai importante.

Presidente Busia, condivide le dichiarazioni del premier Draghi e della ministra Lamorgese sui pericoli di infiltrazioni della criminalità nell'attuazione del Pnnr?
«Credo siano dichiarazioni giuste e doverose. Ci sono in ballo risorse ingenti, su cui c'è esigenza di spesa rapida senza però ridurre le possibilità di controlli. Dal premier Draghi e dalla ministra Lamorgese si lancia un allarme che condivido e che richiama proprio l'Anac a un impegno maggiore».

I pericoli di infiltrazioni criminali sui lavori sono un rischio concreto?
«Sono un rischio da evitare, perché le infiltrazioni illegali sarebbero un danno al sistema Paese, cui l'Europa ha affidato risorse. Siamo sotto gli occhi della comunità internazionale e qualsiasi spesa affidata a mani sbagliate ci può esporre a discredito. L'interesse generale è quindi attuare una corretta e attenta attività di prevenzione, su cui l'Anac è chiamato in prima persona».

Ne ha fatto riferimento anche nella sua relazione in Parlamento?
«Sì, il nostro compito è vigilare soprattutto sui pericoli di corruzione nell'affidamento dei contratti.

La corruzione è la modalità ormai seguita dalla criminalità organizzata per inserirsi in maniera illecita negli appalti. Per questo, l'attuazione di regole di trasparenza e di controllo sui lavori è indispensabile. Siamo il Paese che guida il G20 e siamo sottoposti a un'attenzione particolare dall'Europa. Non possiamo sbagliare, anche perché in sede di incontri europei abbiamo ricevuto riconoscimenti sulle buone pratiche messe in atto dall'Anac in materia di prevenzione della corruzione».

Quali idee e proposte ha pronte l'Anac nel sistema di controlli sui contratti legati al Pnnr?
«Al primo posto, seguendo le linee indicate anche dal decreto 77 ad agosto, c'è la digitalizzazione delle procedure e dell'attività di ogni singola impresa. Avere la disponibilità in Rete di dati sui bandi d'appalto e sulle imprese che vi partecipano è fondamentale. Sarà una banca dati nazionale, messa a disposizione dall'Anac, in cui enti e imprese possono in trasparenza trovare tutte le informazioni. Dati intrecciati con altri archivi, come quelli dell'Inps e dell'Agenzia delle entrate. Importante, ad esempio, conoscere che situazione ogni impresa abbia nel sistema contributivo con i dipendenti o nel pagamento delle tasse».

Trasparenza massima?
«Sì, anche sulla titolarità delle imprese. Nell'attività imprenditoriale, si intrecciano sempre più nomi, sigle e società da anonime scatole cinesi. Per questo, credo sia necessario chiedere di indicare, sotto la responsabilità dell'azienda, a chi faccia capo concretamente l'impresa, chi ne sia l'effettivo titolare. Un'esigenza di concreta trasparenza per tutti. Garantisce la pubblica amministrazione, ma anche la concorrenza tra imprese. È importante che i soldi del Pnnr si spendano bene, affidati a mani qualificate e note. La trasparenza aumenta anche la fiducia del mercato e del sistema delle imprese, che capiranno che conta la qualità professionale e la credibilità delle aziende».

Restano i protocolli di legalità?
«Ho scritto ai ministri dell'Interno e delle Infrastrutture per migliorare i protocolli, che devono diventare schemi utili per tutte le stazioni appaltanti. Il nostro ruolo non deve essere solo quello di controllore, in questa fase c'è soprattutto necessità che le diverse stazioni appaltanti utilizzino le nostre competenze in tema di contratti, per consulenze e l'elaborazione più corretta delle procedure di gara e degli affidamenti dei lavori».

Stazioni appaltanti, non sono troppe 36mila in Italia?
«Sì, sono dell'idea che non è possibile che tutti possano occuparsi di tutto e avere competenza su qualsiasi tipo di contratto per opere e servizi. Credo sia necessaria l'unione tra stazioni appaltanti, superando anche limitazioni e confini territoriali. Un piccolo ente non può possedere tutte le capacità e le risorse, umane e finanziarie, per preparare bandi su lavori complessi».

Quale soluzione auspica?
«Le centrali di acquisto regionali, dotandole di risorse umane e di competenze tecniche. Centrali che possano investire su giovani motivati e preparati, da formare e qualificare. La soluzione è una migliore organizzazione delle strutture appaltanti, che punti sulle competenze».

È possibile conciliare le esigenze di rapidità nell'attuazione del Pnnr con i necessari controlli sulla regolarità e i rischi di infiltrazioni illegali?
«È possibile, accelerando il sistema della banca dati unica nazionale e della digitalizzazione, che renda davvero trasparente i soggetti e le procedure di decisione. Il sistema digitale, previsto dal Pnnr, resta elemento fondamentale per questa svolta di snellimento e semplificazione nelle procedure».

Su questo, l'Anac ha un ruolo di prevenzione decisivo?
«Stiamo lavorando con il Mef alla piattaforma informatica per gli acquisti, da rendere disponibile per le stazioni appaltanti. Uno schema digitale unico e utile, che eviti rischi e dia una mano alle varie strutture con poche risorse tecniche e umane. Sono loro i destinatari della piattaforma».

Sul sud, l'Anac ha particolare attenzione?
«Il Paese cresce se le risorse al sud sono spese al meglio. È interesse nazionale e europeo. L'attenzione sul sud è massima, come lo è la necessità che, puntando sul digitale e le banche dati in Rete, ne sia assicurata la sicurezza. Su questo, so che il governo è già al lavoro. Sul sistema dei contratti e trasparenza, invece, abbiamo chiesto di inserire l'obbligo per gli enti che affidano lavori a loro società in house di motivarne le ragioni di economicità. Spiegare perché hanno, attraverso l'affidamento di appalti a società in house, saltato le gare aperte a tutti. Un'ulteriore necessità di trasparenza».

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