Investimenti deboli e decrescita demografica. Ma anche storici problemi infrastrutturali e sistemici, che non consentirebbero un'adeguata connessione socio-produttiva del Sud col resto del Paese. E con l'Europa. Sono solo alcuni dei fattori che nelle parole di Mariano Bella, direttore dell'Ufficio studi Confcommercio, necessitano di essere messi a sistema per comprendere quanto potrebbe impattare sull'economia del Mezzogiorno la realizzazione dei progetti contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Senza dimenticare il nodo del turismo che, secondo Bella, rappresenta a sua volta una risorsa da mettere a reddito.
«Per aggiustare le cose nel nostro Sud una strada importante è quella degli investimenti», avverte l'esperto, presentando l'indagine Il Pnrr per un nuovo Mezzogiorno (italiano ed europeo) della Confederazione generale italiana delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo. «Nel 2019 gli investimenti per occupato equivalente erano inferiori nel Sud ai livelli di 24 anni prima, mentre nel Centro-Nord erano superiori», aggiunge, evidenziando come questo abbia impattato anche sulla ricchezza prodotta nelle diverse regioni. Per abbattere gli strutturali gap territoriali, spiega Bella, è necessario dunque «potenziare gli investimenti nel Mezzogiorno» oltre che «fondamentale potenziare il suo mercato del lavoro, rendendolo più attrattivo, efficiente e dinamico».
Un altro aspetto da considerare, come anticipato in apertura, è quello della decrescita demografica.
Le politiche di riequilibrio territoriale, secondo Bella, dovrebbero puntare inoltre su alcuni «difetti strutturali» della regione: controllo del territorio e contrasto alla micro-illegalità, digitalizzazione e innovazione nel rapporto burocratico tra cittadini e istituzioni, investimenti nell’istruzione e, infine, una riduzione dei «divari infrastrutturali di accessibilità», dai trasporti alla banda larga. «La crisi covid ha indebolito ulteriormente il Mezzogiorno in termini di occupazione, capitale produttivo e reddito», interviene Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. «Con il Pnrr è possibile recuperare il terreno perduto attraverso quasi il doppio degli investimenti pubblici che, se indirizzati presto e bene, attireranno anche ingenti risorse private rafforzando la filiera turistica. Solo così potremo assicurare una crescita robusta non solo al Sud ma all’intero Paese».